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L’incredibile scoperta dell’Aula Gotica ai SS. Quattro Coronati

Aula Gotica

Per gli storici dell’arte non è facile oggigiorno fare scoperte sensazionali. Quando capita, la prima reazione è quella di andare a verificare che non si tratti di una bufala messa su per godere del solito quarto d’ora di celebrità. Ma quando una ricerca condotta per anni senza risultati costa fatica, è piena di ostacoli e si è quasi sul punto di mollare tutto e cambiare argomento, allora la scoperta inaspettata merita tutta la considerazione possibile. Questo è successo alla storica dell’arte Andreina Draghi e alla restauratrice Francesca Matera a metà degli anni Novanta.

Dopo un lungo corteggiamento e molte docili ma insistenti richieste, ottengono finalmente dalle suore dei SS. Quattro Coronati – un monastero medioevale romano a metà strada tra il Colosseo e San Giovanni in Laterano – di montare un ponteggio all’interno di un ambiente della clausura, per verificare lo stato dei muri e indagare se, sotto uno strato di intonaco azzurrino, potesse nascondersi qualche immagine. Il sospetto nasceva dal fatto che in basso, quasi a livello del pavimento, affiorasse già qualche traccia di affresco settecentesco. Ma nulla faceva sospettare che questo intervento di routine potesse trasformarsi in una delle rivelazioni più sconvolgenti della storia dell’arte: un ciclo di dipinti realizzato a metà del Duecento di cui non si trova traccia in nessun documento. Un’opera fantasma, che è rimasta nascosta sotto sette strati di intonaco per quasi ottocento anni. Un capolavoro addormentato, che solo la curiosità e la costanza di due donne sono riuscite a risvegliare. Un lavoro non certo spedito: un po’ la resistenza delle suore, che al contenuto e alla funzione di quello stanzone tenevano perdutamente, un po’ la difficoltà di reperire i fondi necessari, ci sono voluti oltre dieci anni per concludere l’impresa e altri dieci per consentire l’accesso ad un pubblico centellinato, che oggi può finalmente ammirarlo (una volta al mese, prenotando con largo anticipo).

In Ma liberaci dal male racconto l’avventura di una giovane donna che scopre cosa accadeva nell’Aula Gotica – così ormai la chiamano tutti – prima che venisse ritrovata: il segreto custodito in quel salone dalle suore di clausura e, soprattutto, il motivo per cui quegli affreschi siano stati cancellati, nascosti, sottratti alla vista e al pensiero. E non basta nemmeno sapere che lì, nel tredicesimo secolo, si svolgessero processi condotti dal cardinale titolare di turno. Sono le immagini a destare la maggiore sorpresa: un complesso sistema di figure allegoriche e scene che mescolano la cultura classica con quella popolare e la devozione cristiana. Un calendario laico con vivaci rappresentazioni delle attività agricole dell’anno intrecciato alle quattro stagioni, ai ritratti dei venti e ai simboli dello zodiaco. Un plotone di virtù guerriere che sorreggono sulle spalle i santi e calpestano i viziosi. Un complesso di figure così animate, vibranti e ironiche che lo stesso Cimabue – pare – sia venuto ad ammirarle per prendere ispirazione, prima di recarsi ad Assisi e dipingere a San Francesco il ciclo che segna l’abbandono della pittura bizantina e l’esordio di quella moderna. Che forse, da oggi, va riscritto, grazie agli affreschi ritrovati nell’Aula Gotica dei SS. Quattro Coronati.

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L’AUTORE E IL SUO PRIMO ROMANZO – Costantino D’Orazio, critico d’arte e saggista romano classe ’74, curatore presso il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, da oltre vent’anni racconta la storia dell’arte italiana, anche in radio e in tv: conduce la rubrica AR Frammenti d’Arte su Rainews 24 e il programma Bella davvero su Radio 2, collabora con Geo & Geo su Rai 3 e ha partecipato alla trasmissione In viaggio con la zia, con Syusy Blady, su Rai 1.

Per Sperling & Kupfer ha già pubblicato libri come Caravaggio segreto, La Roma segreta del film La Grande Bellezza, Leonardo segreto, Raffaello segreto, Michelangelo – Io sono fuoco. Ora debutta bel romanzo con Ma liberaci dal male, ambientato in uno dei luoghi più misteriosi di Roma: l’aula gotica all’interno del complesso dei SS. Quattro Coronati, con i suoi affreschi duecenteschi da pochi anni riportati alla luce.

Alle prime luci dell’alba, mentre Roma sta ancora dormendo, una giovane donna si gode per l’ultima volta la bellezza mozzafiato dei monumenti e i rumori della Città Eterna. Di lì a poche ore, dovrà cambiare i suoi abiti e iniziare una nuova vita. Non è una fede profonda a spingerla in questo viaggio, ma la ricerca della serenità: quella che si può trovare solo tra le spesse mura di un convento di clausura, dove la vita scivola senza imprevisti e senza paure. O almeno, così crede lei. Accolta nella piccola comunità monastica dei SS. Quattro Coronati, Virginia cerca di adeguarsi ai rituali, alla preghiera e al silenzio. Ma è un silenzio carico di tensione, dove risuonano, insistenti, pensieri e ricordi che sperava di lasciarsi alle spalle insieme al suo passato. Una quiete apparente, che amplifica la stonatura di certi dettagli intorno a lei: ferite sul corpo e nel viso delle suore, piccoli tic che loro cercano di celare, ma non sfuggono al suo occhio inquieto.

Tra queste nuove e indecifrabili compagne, Virginia, protagonista del romanzo, cerca conforto nell’arte, di cui è appassionata sin da bambina: il monastero è una continua sorpresa, ma persino l’arte sembra suscitarle soltanto nuovi interrogativi. Soprattutto quando in convento arriva un giovane studioso, che coinvolge la ragazza nella ricerca di una stanza segreta, custodita gelosamente da secoli nell’angolo più oscuro del convento. Il sospetto e la reticenza delle monache non fermano Virginia, che scoprirà cosa accadeva in quella meravigliosa aula prima che venisse portata alla luce dagli storici dell’arte…

 

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