“Benevolenza cosmica” di Fabio Bacà (tra i rari esordi letterari proposti da Adelphi) racconta trentasei ore della vita di Kurt O’Reilly – Kurt come Vonnegut, lo scrittore preferito dell’autore – dirigente in un istituto di statistica britannico, e della sua reazione paranoica a un filotto altamente improbabile di fortuna che gli capita nell’arco di tre mesi. Paranoica per chi non comprende la ragione per cui un dato statistico perfettamente studiato non possa essere messo in discussione da una valutazione di buon senso o emotiva… – L’approfondimento

“C’è qualcosa di incredibilmente affascinante nella statistica: 

si ottiene un così abbondante patrimonio di congetture

con un così modesto investimento di fatti”.

(Mark Twain)

Per ogni insegnante di scrittura creativa che pronuncia il falso dogma: “Scrivete di ciò che sapete”, ci sono almeno due premi Nobel per la Letteratura pronti a smentirlo.    1

Fabio Bacà nel suo esordio Benevolenza cosmica, uscito per Adelphi lo scorso 7 marzo, mette in scena il romanzo in una Londra che non ha mai visto di persona, affidandosi a Google Maps e Street View, per descrivere con logica le passeggiate in città, gli spostamenti, le corse in taxi e regalare una minima dose di realismo alla narrazione.

Benevolenza cosmica Fabio Bacà

Benevolenza cosmica racconta trentasei ore della vita di Kurt O’Reilly – Kurt come Vonnegut, lo scrittore preferito dell’autore – dirigente in un istituto di statistica britannico, e della sua reazione paranoica a un filotto altamente improbabile di fortuna che gli capita nell’arco di tre mesi, in diversi ambiti della sua vita. Paranoica per chi non comprende la ragione per cui un dato statistico perfettamente studiato non possa essere messo in discussione da una valutazione di buon senso o emotiva.

Nella vita di Kurt non esiste il destino, che è abbandonarsi all’imprevedibilità, e quando la fortuna arriva – anche se il termine “fortuna” è riduttivo per definire ciò che gli accade – non può goderne: Kurt non è come gli altri, è abituato a creare un contesto leggibile di un fenomeno più o meno comune, a manipolare le circostanze, per calmierare l’imprevisto. Il numero percentuale è la bussola che Kurt abbraccia come una vocazione.

Alla prima presentazione in assoluto di Benevolenza cosmica, durante il sabato pomeriggio di Book Pride a Milano, Fabio Bacà si lascia coinvolgere nel parlare delle origini del libro. Con una consapevolezza asciutta e precisa, caratteristiche evidenti anche nella sua prosa, racconta che la scrittura del romanzo è arrivata in un periodo poco felice, di frustrazione e depressione personali, e la domanda che aveva provato a porsi è stata: “Io sono infelice perché le cose mi vanno male. Se fosse andato tutto sempre bene, sarei felice?“.

Fabio Baca

La risposta arriva dalla statistica, una delle passioni dell’autore, che diventa lo strumento principale con cui il protagonista del romanzo decifra il mondo. Se la sua lente di osservazione è il calcolo delle probabilità, il presente di Kurt è ossessivamente messo in discussione: la statistica, infatti, aiuta a dare una logica obiettiva ai fatti, definisce la misura dei fenomeni e dunque dà una previsione sensata del futuro. Kurt, quindi, sa che la fortuna che lo assale non è normale ma soprattutto sa che è potente, perché porta con sé delle disastrose conseguenze; quindi ne è terrorizzato, cerca di arginarla e di rifiutarla, o addirittura di correggerla. Il presente non può essere fermato; i fatti che si succedono non possono essere controllati e il flusso cosmico in cui Kurt è immerso lo spaventa ma non lo paralizza, anzi: lo conduce a cercare l’origine dei suoi “guai”.

Il perno su cui gira la tensione narrativa è la certezza che qualcosa di brutto accadrà a Kurt. I punti di vista degli altri personaggi che si affacciano alla storia la smorzano: totalmente inconsapevoli, fanno da contraltare a Kurt, definendo in modo ora divertente, ora tragico, ora grottesco l’eccezionalità della situazione. Ecco che si crea un andirivieni ben modulato: Kurt accelera nei suoi pensieri interiori di fine imminente, si distende davanti a Wendy, la sua segretaria, o davanti a sua moglie Liz, quando va a trovare il tatuatore Louis e in parte con il suo amico Bob. Nel mezzo di questa linea tensiva stanno i due psicologi che incontra e a cui tenta di raccontare ciò che gli sta accadendo: sia il dottor Leone sia la dottoressa Dos Santos sembrano, però, subito andare oltre, vedono ragioni plausibili laddove a Kurt è impossibile arrivare. Sono gli unici a ipotizzare una via di uscita. 

Karma. Parola che significa azione. Ma indica anche, a rinfocolare la mia diffidenza per le tagliole semantiche delle lingue orientali, le conseguenze dell’azione stessa“.       2

È questo il punto in cui il racconto si spacca e non c’è più tempo per la tensione ossessiva, che lascia il posto alla corsa, sempre più veloce ed emotiva, verso la soluzione, che c’è, si intravede e a questo punto diventa imprescindibile raggiungere. 

Il romanzo fa un passo a lato e sembra proseguire su un binario parallelo. Kurt cede alla logica e la accantona, ribalta le sue certezze, vuole davvero capire cosa gli sta accadendo e perché, quindi è disposto a tutto: da una parte c’è la possibilità di impazzire, dall’altra di capire, mettendo in dubbio le regole base della sua vita.

Scegliendo la seconda opzione, la riflessione sfocia su approdi più grandi: sui rapporti umani, e sulle conseguenze che i nostri comportamenti hanno sul mondo. Il mistero che avvolge la vita di Kurt si schiarisce, un pezzo alla volta, fino alla fine, quando la tensione si scioglie e un nuovo incontro riempie finalmente la scena.

Benevolenza cosmica è meccanico, nei movimenti quanto nella struttura: ha a che fare con la reazione al dolore e porta in primo piano la trama, fatta di un’idea irriverente che funziona ottimamente per tutto il romanzo.

 

Note

1. Ernest Hemingway e Kazuo Ishiguro

2. Dal libro, pagina 151.

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