In “Biloxi”, Mary Miller, maestra del minimalismo, indaga la resa e la rinascita di un uomo solo e dolcemente autoironico, che nella società non trova più un suo spazio e una sua ragione. Un antieroe del mondo di oggi, “salvato” da un cane… – L’approfondimento

Superati i sessant’anni, Louis McDonald, Jr. è un uomo solo: lasciato dalla moglie, ha abbandonato il suo lavoro prima del tempo, ha tagliato i ponti con tutti. Louis durante il giorno non fa nulla, giace, sprofondato in una poltrona logora, in una casa che ormai non arieggia più, impregnata di polvere e di odore di chiuso.

C’è Nudi e Crudi alla tv, un reality che lo ipnotizza in una sorta di trance a cui alterna notti insonni in un letto scomodo, senza la forza di andare a comprare un nuovo materasso.

Il campanello suona per le visite dei corrieri e per quelle di Frank, il cognato che gli porta gli avanzi dei suoi pranzi, con lo sguardo che alterna compassione a biasimo.

Louis è malato di diabete ed è grasso, ma vive di cibo spazzatura, e le sue uscite da casa sono solo per andare al centro commerciale e nei fast food, a ingozzarsi di hamburger giganti e bibite.

Biloxi, il nuovo romanzo di Mary Miller

“Mai avrei pensato di tirare avanti fino a sessantatré anni, o di avere i soldi per andare in pensione prima del tempo. Era un’idea inconcepibile, assurda. Non avevo intenzione di vivere tanto a lungo, ma non è che potessi farci un granché”.

Nella cittadina di Biloxi, nello stato del Mississippi, Louis McDonald, Jr. è un Oblomov contemporaneo, inerte e rassegnato, dolcemente autoironico, avvezzo a stare male, inetto con la tecnologia, spaventato dalla burocrazia, prigioniero della sua stessa solitudine, a disagio con le persone.

La moglie Ellen e la figlia Maxine tengono le distanze, indifferenti al suo torpore che lo ha reso incapace di immaginare un futuro, ma anche di ritrovare nella mente e nelle ossa l’uomo che era un tempo: un marito, un padre, un lavoratore. Una persona normale, che viveva in una comunità.

C’è solo l’attesa di un’eredità a animare la sua testa, che pianifica regali e viaggi, come un viatico per ritrovare il rapporto con la figlia e pagare un debito di infelicità alla moglie.

È proprio per evitare di incontrare Ellen che un giorno in macchina Louis fa una deviazione e si trova di fronte Harry Davidson. Infermiere, con troppi cani e una moglie allergica, Harry lo convince a occuparsi di Layla, un border collie sovrappeso, con un orecchio nero: non ha l’aria sveglia, e perde peli, ma incomprensibilmente, spinto da un impulso, Louis la prende con sé.

Inizia così una nuova normalità per Louis, che diventa l’uomo mortadella di Layla. Tra una fetta e l’altra, il cane stabilisce un ordine suo, una quotidianità che porta Louis nei negozi, al parco, in spiaggia, un proprietario come gli altri.

Layla non chiede nulla, non giudica, non ha pretese di perfezione, è quieta e qualche volta è in preda a conati di vomito: con lei Louis scopre la possibilità di essere al centro di un rapporto generoso, accudente, nel quale non contano i suoi difetti, ma le piccole azioni che è capace di fare.

“Con un cane era facile. Non dovevo regalarle dei fiori, né ricordarmi del suo compleanno. Neanche sapevo quand’era nata. Non l’avrei mai delusa. In quel momento sentii di non aver mai amato nessuno come lei”.

Per Louis che si sentiva frustrato nei rapporti e negli amori, giudicato costantemente dai suoi familiari per le sue mancanze, annichilito dal fallimento, Layla rappresenta un nuovo scopo, e la molla per riprendere un poco della sua sicurezza, aprendosi al mondo.

È possibile cambiare: in Biloxi (Edizioni Black Coffee, traduzione di Leonardo Taiuti), Mary Miller, talentuosa scrittrice di Jackson, autrice anche di Last Days of California, indaga la resa e la rinascita di un uomo che nella società non trova più un suo spazio e una sua ragione.

Louis è sarcastico, dolce, lucido quando si tratta di analizzare gli altri, ingenuamente incorrect, in un tessuto sociale dove la discriminazione è consuetudine, ma ha perso qualche battaglia, e nei suoi rimpianti, c’è la seduzione più potente della solitudine, quella di ritenere che nulla abbia importanza.

“Ringraziai dio che a nessuno importasse di me, e desiderai che le cose non cambiassero mai”.

È la subdola tentazione del nostro mondo, che ci si para ogni mattina davanti, che ci alletta con la chimera di azzerare conflitti e confronti, deponendo le armi: lasciare semplicemente andare tutto in malora è tremendamente facile, c’è una poltrona che ci aspetta, la tv accesa e patatine unte per non pensare all’immagine di sé, agli sguardi degli altri, al coraggio e alla leggerezza necessari per uscire ogni giorno e affrontare il mondo.

Quando Louis si mette a canticchiare per Layla, è salvo, pronto per affrontare pericoli e gioie di un’esistenza come tante, in cui ci sono anche donne disoneste, rapporti difficili, amori che deludono, feste di famiglia imbarazzanti o semplicemente giornate venute male.

La vita disorienta e fa paura ma è sempre meglio che marcire in attesa che finisca: la scommessa più bella è tutta qua, e Louis McDonald, jr. è un antieroe del mondo di oggi che Mary Miller, maestra del minimalismo, costruisce con sapienza, rivestendolo di candore e intelligente comicità e rendendo un tributo struggente alle nostre paure e debolezze.

“Se mi fossi fatto pagare per tutte le ore che avevo perso a preoccuparmi di niente, sarei stato l’uomo più̀ ricco di questo mondo bastardo”.

Fotografia header: Foto di Lucky Tucker

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