Alla Fiera del Libro di Francoforte è stato approvato l’ingresso della Cina nell’IPA (International Publishers Association). Alla vigilia non sono mancate le discussioni, visti i non pochi episodi di censura… – I dettagli

In pochi  se ne sono accorti. Eppure, alla Fiera del Libro di Francoforte è stato approvato l’ingresso della Cina nell’IPA (International Publishers Association). Una novità a suo modo storica. Del resto, l’ascesa del mercato cinese, dati alla mano, è sotto gli occhi di tutti. Anche se, allo stesso tempo, in più occasioni ci siamo dovuti occupare dei problemi di censura nel mondo culturale e librario cinese.

Va specificato che sono entrate a far parte dell’Ipa anche le Associazioni degli editori di Paesi come Arabia Saudita, Slovenia e Tunisia. E che l’Assemblea Generale ha accettato nuovi membri provenienti dal Bangladesh, dalla Grecia, dal Perù e dalla Giordania.  Richard Charkin, presidente dell’Ipa, si è detto lieto di dare il benvenuto ai nuovi membri dell’Associazione, convinto che contribuiranno alle battaglie in corso, legate alla salvaguardia della libertà di espressione e alla difesa del diritto d’autore.

Inevitabilmente, l’ammissione della Cina ha finito per far discutere già alla vigilia della Fiera: dodici editori statunitensi hanno firmato un impegno per il monitoraggio degli episodi di censura nelle traduzioni dei libri stranieri pubblicati in Cina. Tra questi marchi, Penguin Random House, Hachette e Macmillan. Alla base, la volontà di garantire la libertà di espressione in qualsiasi contesto.

Già lo scorso maggio, un report del “PEN American Center” aveva rivelato la scarsa informazione da parte di autori, editori e agenti internazionali in relazione alle presunte censure imposte ai marchi editoriali locali da parte delle autorità cinesi.

Come aveva di recente raccontato Internazionale, del resto, in Cina “bisogna evitare otto argomenti: democrazia, separazione dei poteri, ritratti degli alti funzionari di partito e dei loro familiari, autodeterminazione dei popoli e, su tutto, le tre t: Tibet, Taiwan e Tiananmen. Al di là delle questioni politiche ‘sensibili’, l’altro argomento tabù è il sesso insieme a tutto ciò che, secondo il partito, minaccia la ‘moralità’ dei suoi cittadini”. Non solo: “Sono gli stessi editori e le case di produzione a chiedere modifiche sui testi che potrebbero offendere la sensibilità del partito. Altrimenti, rischiano multe salate e il ritiro dal commercio dei prodotti incriminati con danni economici sostanziosi. Nei casi più gravi possono perdere da un giorno all’altro la licenza editoriale”.

Non solo: recentemente più di 40 autori, tra cui Neil Gaiman, Jonathan Franzen, Jennifer Egan, Paul Auster e Ian Mc Ewan, hanno firmato una lettera indirizzata al presidente cinese Xi Jinping perché rilasci i numerosi intellettuali cinesi, incarcerati per “il crimine di aver espresso la propria opinione” (qui i dettagli).

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