Tra i temi tabù, il Tibet, la democrazia, i ritratti degli alti funzionari di partito e dei loro familiari, il sesso e…

Su Internazionale un interessante approfondimento dedicato all‘editoria cinese e ai temi più censurati nel mercato editoriale più grande del mondo (con una crescita del 10% anno su anno).

Come si legge, in Cina “bisogna evitare otto argomenti: democrazia, separazione dei poteri, ritratti degli alti funzionari di partito e dei loro familiari, autodeterminazione dei popoli e, su tutto, le tre t: Tibet, Taiwan e Tiananmen. Al di là delle questioni politiche ‘sensibili’, l’altro argomento tabù è il sesso insieme a tutto ciò che, secondo il partito, minaccia la ‘moralità’ dei suoi cittadini”.

Il clima non è certo dei migliori: “Sono gli stessi editori e le case di produzione a chiedere modifiche sui testi che potrebbero offendere la sensibilità del partito. Altrimenti, rischiano multe salate e il ritiro dal commercio dei prodotti incriminati con danni economici sostanziosi. Nei casi più gravi possono perdere da un giorno all’altro la licenza editoriale”. E ancora: “I prodotti culturali, oggi più che mai, devono fornire l’esempio del cittadino modello, sempre fedele alla sua epoca e felicemente sposato”.

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