incontro con Mirella Serri autrice di Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai gendarmi (1945-1980) ISBN:9788830432680

Come mai il nome di Vittorio Gassman appare nei faldoni di polizia? Perché il grande Eduardo è nel mirino dei questurini? Come mai al Ministero degli interni risulta sotto controllo Italo Calvino? E pure il regista Marco Bellocchio, il pittore Renato Guttuso, il giornalista Gad Lerner e Pier Paolo Pasolini? Nessuno si aspetterebbe di trovare nei mattinali delle questure i nomi dei più famosi uomini di spettacolo, scrittori, artisti, prime firme del giornalismo. Nei suoi libri Mirella Serri ha spesso fatto emergere gli angoli più singolari e bui della storia italiana. Adesso in Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai gendarmi (1945-1980 ) ricostruisce una vera, è il caso di dirlo, spy story: il controllo da parte della polizia di personaggi di spicco della cultura italiana.

D. Come nasce questa ricerca?

R. Un libro di storia può essere come un’investigazione di polizia: stai imboccando una strada e poi, per caso, trovi un indizio che ti porta su un percorso totalmente diverso. Stavo cercando all’Archivio di Stato dei documenti su alcuni intellettuali quando mi sono imbattuta nelle relazioni, fino ad oggi inedite, dei questurini. Che spiano l’intellighenzia italiana, di solito quella più vicina al Pci e al Psi ma soprattutto quella più attiva, più sofisticata, più presente nei meeting, nei festival, nei cinema, nei teatri e nelle adunate politico-culturali del dopoguerra. Si tratta di migliaia di pagine, un gran numero di rapporti, per lunghi anni dimenticati.

D. In epoca democratica c’è ancora un apparato di controllo pervasivo come quello del periodo fascista?

R. Assolutamente no. Allora ci si occupava di singole persone magari sulla base di indiscrezioni o di notizie riportate dagli informatori. Queste sono note sulle più ristrette riunioni nelle segrete stanze di Botteghe Oscure, nei circoli culturali, nelle assemblee studentesche legate alla sinistra.

D. Chi sono i personaggi al centro di questi faldoni di polizia da sempre trascurati?

R. Erano intellettuali che spesso protestavano per conquistarsi le più elementari libertà democratiche. I nomi vanno dalla A di Alberto Asor Rosa alla Z di Za ovvero di Cesare Zavattini, passando per Nanni Balestrini, Giorgio Bocca, Gianni Corbi prestigioso direttore dell’Espresso a Eugenio Scalfari, Guido Crainz, Giovanni De Luna, Giangiacomo Feltrinelli, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo e Franca Rame, Paolo Liguori, Carlo Lizzani, Emilio Lussu, Dacia Maraini, Giacomo Marramao, Alberto Moravia, Elsa Morante, Giampiero Mughini, Cesare Musatti, Toni Negri, Rossana Rossanda, Rosario Romeo, Mario Tronti e una miriade di altri nomi noti e meno noti, incluso, naturalmente, un folto manipolo di politici-intellettuali, fra cui Massimo D’Alema, Aldo Tortorella, Antonello Trombadori, Claudio Petruccioli, Marco Pannella ed Ernesto Rossi. Tra i sorvegliati c’è anche la moglie del presidente della Repubblica, Clio Napolitano.

D. Questa insospettabile vicenda prende avvio nei lontani anni Cinquanta quando, in epoca scelbiana, si lavora per schedare l’intellighenzia di sinistra. E dopo?

R. Il mio punto di arrivo sono gli anni Ottanta. Da quel momento tutto è coperto dal velo di Stato. A spiare non c’erano solo segugi specializzati e mimetizzati nell’ambiente ma, questo è sorprendente, anche altri intellettuali che si assumono l’incarico di farsi occhio e orecchio della polizia. Da tutto il materiale appare però anche la vocazione delle teste d’uovo italiane non solo a cercare spazi di libertà ma anche ad abbracciare ideologie totalitarie. Si genuflettono davanti al mito dell’Unione Sovietica, di Cuba o della Cina per arrivare agli incontri più carbonari e segreti degli anni di piombo.

D. È finita l’era del sospetto sugli intellettuali?

R. L’aria che si respira fa pensare di no. Oggi, forse, di Sorvegliati speciali ve ne sono ancora tanti.

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