Come ricorda Marco Filoni nel suo nuovo libro, “la letteratura non è fatta solo di lirismo, dialoghi o accurate descrizioni. Ci sono anche parole ambigue, disabitate, che possono diventare ostacoli nei quali perfino i migliori narratori, prima o poi, finiscono per inciampare…”

Marco Filoni, classe ’75, è dottore di ricerca in Storia della filosofia, e scrive per Il Venerdì e Tuttolibri. Filoni ha pubblicato diversi libri. I più recenti sono Anatomia di un assedio. La paura nella città (Skira, 2019), Kojève mon ami (Aragno, 2013), Le philosophe du dimanche (Gallimard, 2010) e la cura dei volumi di Kojève, La nozione di autorità (Adelphi, 2011) e Identité et réalité dans le «Dictionnaire» de Pierre Bayle (Gallimard, 2010).

Marco-Filoni_Inciampi

Il suo nuovo saggio, Inciampi – Storie di libri, parole e scaffali, esce per la Piccola Biblioteca di Letteratura di ItaloSvevo. È un libro che rivela una certa ossessione nel voler guardare le cose, come dire, da un lato inusuale. In fondo le librerie dovrebbero essere soltanto dei ripiani, il dizionario una lista di parole, l’ordine con cui si mettono i libri sugli scaffali qualcosa di normalmente personale, una traduzione giusto il passaggio di un testo da una lingua all’altra e, comunque la si voglia vedere, un poeta che quasi non scrive poesie non lo si dovrebbe considerare tale. A meno che non lo si chieda a chi si ostina nel pensare i libri e la letteratura un inciampo nella solida e noiosa normalità…

Come scrive l’autore, “d’altronde la letteratura non è fatta solo di lirismo, dialoghi o accurate descrizioni. Ci sono anche parole ambigue, disabitate, che possono diventare ostacoli nei quali perfino i migliori narratori, prima o poi, finiscono per inciampare. È a quel punto che l’inciampo si fa interessante, più del portamento stesso che maschera pose e volontà, perché mostra inaspettatamente la verità: è difficile mentire in quei momenti. Ed ecco che i più grandi trovano il modo di togliersi dall’impaccio e, come Buster Keaton, trasformano l’inciampo in arte”.

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