“La seduzione in sé è spesso inevitabile e il processo di innamoramento irresistibile. Non possiamo opporci”. In occasione dell’uscita del libro “L’abisso di Eros”, ilLibraio.it ha intervistato Matteo Nucci che, tra le altre cose, ha parlato dell’importanza dell’inganno nella seduzione (“Un inganno nobile in cui non si dicono menzogne ma si mente per dire il vero”) e delle passioni che muovono l’uomo: “A me interessano i racconti arcaici che descrivono una forza primigenia, una forza che spazza via ogni cosa, una divinità sia maschile che femminile, capace di operare trasformazioni drastiche. È quel che chiunque di noi ha sperimentato con l’amore. L’amore gentile, riposante e delicato non esiste. Quell’immagine o è un’immagine pubblicitaria, o non è altro che una rappresentazione positiva di quel che, in effetti, è noia”

Sentiamo quotidianamente parlare di “eros“, ma non conosciamo fino in fondo le sue origini di forza straordinaria e primigenia, in grado di smuovere l’animo alla ricerca di qualcosa o qualcuno che ancora non abbiamo. Matteo Nucci, che già si è occupato dell’antichità con Le lacrime degli eroi (Einaudi, 2013), torna in libreria con un nuovo e suggestivo viaggio attraverso la Grecia del passato e i suoi miti: L’Abisso di Eros. Seduzione (Ponte alle Grazie). Eros e Afrodite sono solo due delle divinità che muovono l’uomo e, certamente, le pagine di questo libro, che si misura con uno dei desideri più pericolosi e, forse anche per questo, insopprimibili dell’uomo: l’amore. ilLibraio.it ha approfondito la presenza di Eros e Afrodite nella nostra contemporaneità parlandone con l’autore.

Nucci, Eros è lo squarcio che dà origine al mondo, decide quando aprire il petto degli uomini e lasciare che vi penetri il desiderio. È una forza incommensurabile, che non chiede permesso. Quanta violenza c’è in Eros?
“Non c’è bisogno di leggere gli antichi per rispondere. Chiunque di noi ha vissuto quello stato che ci trasforma e che chiamiamo innamoramento. È qualcosa che può apparire quasi soprannaturale. Ci svegliamo e tutto quello in cui credevamo prima è crollato. Speranze, paure, angosce, certezze. Non c’è più nulla. Vediamo ogni cosa con occhi completamente nuovi e generalmente questo ci dà una forza sorprendente e ci spinge a sentirci forti e pieni di futuro. Ora, la forza di cui stiamo parlando è la forza erotica, che ha spazzato via le certezze precedenti. Per questo possiamo parlare di morte. Perché, innamorandoci, siamo morti a quel che precedeva. E siamo rinati a una nuova vita. Che dire? Quanta violenza c’è in una trasformazione così drastica? Nessun’altra emozione umana è così ferocemente potente nella mutazione profonda di tutte le nostre prospettive”. 

Nelle opere degli antichi, le pulsioni e le emozioni erano violente: dall’ira alla passione, non esistevano filtri o schermi, come segnala più volte in merito, ad esempio, ai poemi omerici. Trova che la “gabbia” moderna dell’uomo, che deve mostrarsi forte e controllato, sia nociva?
“La gabbia in cui rinchiudiamo le emozioni più profonde è sempre nociva, perché, come tutti sanno, le emozioni represse sono destinate a uscire in qualche altro modo e generalmente quel modo non è dei migliori. Ma non direi che si tratta di una gabbia moderna. In ogni tempo c’è chi libera e chi reprime. Sognare un’epoca perfetta in cui si stava perfettamente non ha senso. È vero che nei poemi omerici la prospettiva in cui vivevano gli eroi era tutta umana e non esisteva aldilà, e questo consentiva di vivere profondamente la propria sfera emotiva. Ma sappiamo benissimo che religioni in cui si assicurava un aldilà fermentavano anche negli anni in cui si composero i poemi. Dunque la libertà dagli schermi che ci mostra il comportamento eroico non era totale. Anche oggi, c’è chi vive in un modo e chi in un altro e, grazie al cielo, c’è molta umanità che si sforza di trovare il senso più vero e più libero in cui esprimersi”.

Nel suo libro, rileva più volte come tra mito e rappresentazione (artistica o riscrittura letteraria) ci siano spesso discrasie. Uno degli obiettivi di L’abisso di Eros è operare uno svelamento del mito per com’era in origine?
“Il mito è parola e racconto, e in quanto tale si esprime in qualsiasi parola e racconto gli dia vita e lo rappresenti. Non esiste una versione originaria del mito a cui è necessario credere come se le versioni seguenti fossero colpevoli di un tradimento. Siamo noi che possiamo orientarci fra le versioni dei miti e scegliere la nostra strada. Quanto a Eros, è facile rifugiarsi nella strada che lo dipinge come un fanciullo gentile e delicato che opera seguendo le indicazioni di Afrodite. A me interessano più i racconti arcaici, a partire da quello esiodeo, che descrivono una forza primigenia, una forza che appunto spazza via ogni cosa, una divinità sia maschile che femminile, capace di operare trasformazioni drastiche. È quel che, come dicevo, chiunque di noi ha sperimentato con l’amore. L’amore gentile, riposante e delicato non esiste. Quell’immagine o è un’immagine pubblicitaria, o non è altro che una rappresentazione positiva di quel che, in effetti, è noia”.

“Non c’è colpa nella seduzione e nell’inganno astuto che alla seduzione è connaturato”, basti pensare a Elena, maestra di seduzione ma a sua volta sedotta. Occorre allora tenere il campo della seduzione distinto dall’etica?
“Una domanda complicata. La seduzione in sé è spesso inevitabile e il processo di innamoramento irresistibile. Non possiamo opporci. Sono in gioco molti fattori in questo discorso ed è difficile liquidarlo in poche frasi. Ma una cosa è l’innamoramento e un’altra è poi la relazione, in cui prevalgono le questioni etiche. I greci ci raccontano dell’aspetto inesorabile dell’innamoramento e dunque della seduzione. Ci dicono senza falsi moralismi che in quelle fasi l’inganno è spesso necessario e altrettanto necessario è lasciarsi ingannare. Non ci sono giudizi di valore etico, in questo senso. Per i greci, quando si parla, si racconta e si seduce con la parola, l’inganno è inevitabile perché sempre quando noi parliamo e raccontiamo inganniamo. Altra cosa è dire menzogne. Io posso ingannare per dire la verità. Ossia quello che interessava soprattutto a Platone. Non posso sedurre dicendo esclusivamente le cose così come stanno. Le devo colorare. Devo fare letteratura. E la letteratura è sempre inganno. Senza inganno, la letteratura è morta”.

“È vero che Afrodite e Eros possono tenersi assieme, ma non è questa la regola assoluta. Sempre eros squarcia l’anima attraverso un atto di seduzione. Ma non sempre un atto di seduzione libera eros nell’anima squarciata. Sempre l’amore nasce con la seduzione ma non sempre alla seduzione segue l’amore”. Dal connubio tra i due può dipendere la nostra felicità?
“La felicità dipende da come viviamo ciò che viviamo. Eros e Afrodite sono sfere distinte. Afrodite è la divinità del sesso. I piaceri afrodisiaci sono piaceri venerei perché Venere è la versione latina di Afrodite. Eros invece rappresenta la forza erotica che ci sconquassa l’anima a prescindere dalla relazione sessuale. Quando ci innamoriamo, desideriamo accoppiarci anche sessualmente, e dunque quando l’eros prende a scorrere dentro di noi, desideriamo anche il piacere afrodisiaco. Ma Eros e Afrodite non si identificano. Eros deve continuare a dominare per portarci verso qualcosa che oltrepassa il piacere sessuale. Al tempo stesso, esistono relazioni dominate esclusivamente da Afrodite, in cui ci si accoppia senza desiderio erotico. L’ideale è certo un connubio fra Eros e Afrodite, ma con la consapevolezza che poi Eros deve sganciarsi da Afrodite. Se Eros e Afrodite restano perennemente intrecciati, si creano relazioni di simbiosi assolutamente drammatiche e mortifere. Quelle coppie i cui attori si cercano di continuo, di continuo vorrebbero fondersi in un’unità superiore che è inesistente. Il risultato è generalmente tragico. E gli antichi lo rappresentano con l’asfissia della coppia che finisce per non desiderarsi più e, anzi, per lasciar scorrere la rivalsa e l’odio”.

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Quanta seduzione della parola è necessaria nell’insegnamento?
“Più e meglio si seduce e più e meglio si educa. È la stessa questione di cui parlavamo prima per la letteratura. Platone ce la mostra benissimo quando ci dice che in nessun modo un dietologo può prevalere su un cuoco di fronte a una platea di giovani affamati. Il dietologo può dire la verità, ossia per esempio – e questo ovviamente lo dico io, non Platone – che se siamo affamati ma abbiamo lo stomaco infiammato è meglio mangiare il merluzzo al vapore anziché una pasta all’arrabbiata. Ma deve convincere gli affamati e non può limitarsi a dire: dopo l’arrabbiata starete male e invece dopo il merluzzo starete meglio. Quel tipo di persuasione razionale in certe circostanze non basta. Il cuoco mostrerà l’intingolo divino e gli affamati non resisteranno. Ecco. Anche il dietologo deve sedurre. Deve cioè trovare il modo di mostrare la divina bontà del merluzzo al vapore. Può essere molto difficile. Ma la difficoltà è tipica nei processi educativi. Si deve anche in quel caso ingannare. Un inganno nobile in cui non si dicono menzogne ma si mente per dire il vero”.

Oltre a rivoluzionare le nostre vite e ribaltare i nostri equilibri, possiamo ritenere l’amore un atto conoscitivo?
“Ma non c’è dubbio! Di nuovo: gli antichi raccontano queste cose con chiarezza cristallina inarrivabile, ma sono sotto gli occhi di tutti. Cos’altro è eros quando ci guida in una relazione con l’altra persona, se non il desiderio di conoscerla? Il fatto è che, come dicevamo prima, eros non si limita neppure soltanto al rapporto umano. Tutti noi proviamo passioni che non hanno a che fare direttamente con la persona di cui siamo innamorati. Sono passioni erotiche. Non afrodisiache, ma erotiche. Bene, secondo i greci, ma credo anche secondo tutti noi, quando ponderiamo la cosa con attenzione, la passione più importante è quella che ci spinge a conoscere sempre meglio il mondo in cui viviamo per vivere bene e cercare la felicità, per quanto è possibile. Questo desiderio di conoscere non è altro che la filosofia nell’accezione antica del termine. Questo significa infatti filosofia: amare (philein) la sapienza, la saggezza (sophia). Un amore inestinguibile, un desiderio che non finisce mai perché conoscere è un processo infinito. Del resto eros ha questo di grande: amiamo ciò che ci manca, ciò che non possediamo, ciò che ci sfugge. Nel rapporto questo significa che l’altro non lo conosciamo né lo possediamo mai completamente. In senso più ampio, invece, significa che il sapere non è mai definitivo. Dobbiamo sempre crescere e migliorarci e trovare il modo di mettere in discussione ciò che ci siamo conquistati. È il pensiero critico. Qualcosa che in questi tempi bui nel nostro Occidente sembra quasi scomparso. Ma Eros torna sempre a dominare e lo fa con la violenza della necessità”.

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