Amante del Giappone e dei cappelli stravaganti, Amélie Nothomb è la scrittrice belga che veste sempre di nero, in libreria con “Colpisci il tuo cuore”, la storia di un difficile rapporto tra madre e figlia… – Su ilLibraio.it uno sguardo alla vita e ad alcuni libri dell’autrice di “Igiene dell’assassino”, “Biografia della fame” e “Stupore e tremori”
Vestita sempre rigorosamente di nero e caratterizzata dai vistosi cappelli che indossa, Amélie Nothomb è il nome d’arte della scrittrice belga Fabienne Claire Nothomb, autrice di numerosi libri, tra cui Stupore e tremori (Voland, traduzione di Bruno Bancamaria) e Biografia della fame (Voland, traduzione di M. Capuani) e ora in libreria con una nuova storia: Colpisci il tuo cuore (Voland, traduzione di Isabella Mattanzi).
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Figlia di un diplomatico e appartenente a un’importante famiglia belga, Amélie Nothomb è nata nel 1967 a Kobe, in Giappone, una terra che ha sempre amato moltissimo e di cui conosce alla perfezione la lingua. Fin da piccola ha viaggiato moltissimo, seguendo gli spostamenti di lavoro del padre, prima in Cina, poi a New York e in Bangladesh. Quando, infine, la famiglia si trasferisce in Europa, a Bruxelles, Amélie ha 17 anni e si sente come un pesce fuor d’acqua; proprio in quel periodo prende l’abitudine a scrivere con regolarità: scrive quattro ore al giorno, ogni giorno, a mano, su alcuni quaderni che porta sempre con sé, cominciando spesso molto presto la mattina, dalle quattro alle otto, aiutandosi con qualche tazza di tè nero molto forte.
Da questo costante esercizio, nel 1992 nasce il suo primo romanzo, Igiene dell’assassino (Voland, traduzione di Bruno Biancamaria), la storia del premio Nobel per la letteratura Prétextat Tach, feroce misantropo con pochi mesi di vita; mentre la stampa di tutto il mondo lo implora di concedere un’ultima intervista lui rifiuta testardamente, concedendosi soltanto a cinque giornalisti, con l’intenzione di raggirarli: prende in giro dei primi quattro trasformando l’intervista in un gioco sadico, ma la quinta, una donna, riuscirà a tenergli testa, componendo un ritratto dello scrittore completamente inaspettato.
Il successo, fin dall’esordio a venticinque anni, è immediato e Amélie continua a scrivere, con costanza, pubblicando un romanzo ogni anno e attingendo spesso alle esperienze della sua vita personale per scrivere le sue storie. Nel 1999 pubblica Stupore e tremori (Voland, traduzione di Bruno Biancamaria), in cui racconta della disastrosa esperienza fatta in Giappone quando a ventuno anni vi si era trasferita per lavorare come interprete in un’azienda che, alla fine, l’aveva relegata a guardiana dei servizi; un’esperienza traumatica che la scrittrice descrive con una vivace ironia.
Altrettanto personale è il romanzo Biografia della fame (Voland, traduzione di M. Capuani), una narrazione coinvolgente degli anni passati viaggiando da un paese all’altro al seguito del padre, perennemente sradicata, tra episodi comici e altri commoventi, dal rapporto simbiotico con la sorella fino all’arrivo in Bangladesh e all’anoressia, che la portò a cibarsi soltanto di libri: un’autobiografia ironica e incredibilmente ricca di eventi per una così giovane protagonista, sempre affamata di nuove esperienze.
Nuovamente in Giappone si ambienta il romanzo Né di Eva né di Adamo (Voland, traduzione di M. Capuani), la storia del legame appassionato tra la scrittrice e un giovane giapponese, bello e ricco, di nome Rinri: il libro descrive quest’amore bizzarro con i consueti toni umoristici, soffermandosi spesso a tratteggiare la relazione l’unico e vero amore incontrastato di Amélie Nothomb: il Giappone.
Ancora di ispirazione autobiografica è Sabotaggio d’amore (Voland, traduzione di A. Grilli), storia ambientata nel ghetto di San Li Tun a Pechino dove, tra i figli dei diplomatici stranieri che vivono nel quartiere scoppia un tremendo ‘conflitto mondiale’: con quella perfidia ignara delle conseguenze che soltanto i bambini posseggono, i personaggi si inseguono e si catturano, si scontrano e si torturano sotto gli occhi disincantati della protagonista che, nel frattempo, vive il suo primo, incomprensibile amore.
L’amore per la scrittura non si è fermato, e nel corso degli anni Nothomb ha pubblicato più di trenta opere, tra romanzi, raccolte di racconti e testi di teatro. Fino ad arrivare all’ultimo lavoro, Colpisci il tuo cuore (Voland), la cui storia vede come protagonista il difficile rapporto tra una madre e una figlia, condizionato dall’invidia.
A diciannove anni, Marie desta l’invidia di tutte le sue coetanee grazie alla sua straordinaria bellezza e, per di più, gode nel farlo. Quando dal suo matrimonio con un ricco giovane nasce una bambina incantevole, di nome Diane, che attira su di sé tutte le attenzioni, Marie non lo può sopportare e la figlia ne soffre terribilmente. Tutta la vita di Diane sarà condizionata dal dolore e dalla sofferenza causate dal comportamento della madre, un rifiuto impossibile da accettare e che andrà a influenzare inevitabilmente la sua esistenza. Colpisci il tuo cuore è una storia fatta di invidie e gelosie, ma anche di una rabbia e di un amore assoluti che fanno sussultare il lettore pagina dopo pagina.