C’è un posto incantato che esiste nella memoria di ognuno di noi, è il luogo dell’infanzia, dei ricordi: alla scoperta di “Appetricchio”, il nuovo romanzo di Fabienne Agliardi

C’è un posto incantato che esiste nella memoria di ognuno di noi, è il luogo dell’infanzia, dei ricordi, di una quotidianità lenta fatta di volti che si susseguono giorno dopo giorno e si riconoscono un anno dopo l’altro. Una parte di questo è reale, l’altra vive e si colora delle emozioni che ci hanno saputo regalare, ed è proprio da qui che prende forma quel microcosmo raccontato da Fabienne Agliardi nel suo nuovo romanzo, Appetricchio.

“Terra di mezzo tra montagna e mare, Petricchio era come Narnia: un posto immaginifico escluso dalle mappe e fuori dalle rotte, diviso dal resto del mondo da un ponte malfermo e da un bosco di serpi. Nemmeno chi ci abitava sapeva dov’era.”

Appetricchio di Fabienne Agliardi

Dopo l’esordio con Buona la prima (Morellini Editore), questa volta l’autrice racconta la storia di un viaggio tutto italiano – seppure sembri ambientato in una dimensione onirica – in compagnia di Mapi e Lupo. Dopo vent’anni di assenza e considerati ormai alla stregua di “turisti”, i due gemelli quarantenni partono alla volta di Petricchio, il piccolo paese lucano dove è nata la madre, nonché luogo ameno dove hanno trascorso le vacanze dell’infanzia, alla ricerca di una serenità perduta e di risposte mancate.

Appetricchio diventa così la meta dove tornare per far pace con se stessi e ritrovarsi, è una dimensione altra che si distingue dal resto del mondo, che è semplicemente “laffòra”. In questo piccolo Paese non servono cognomi perché si conoscono tutti, la maggior parte di loro ha il nome del Santo patrono del paese e le giornate sono un valzer di tradizioni e di personaggi stravaganti, ma non è tutto.

Un aspetto fondamentale del romanzo è dato dalla particolare attenzione e vivacità linguistica: a Petricchio si parla un dialetto che rievoca un dolce senso di appartenenza, come una formula magica in grado di trasportare il lettore in un tempo lontano e che spalanca le porte a ciò che è stato dimenticato per molto tempo. È una nota tanto imprescindibile da meritare un glossario dedicato “ai lettori dell’Altitalia, dell’Ininsvizzera ed emigranti di seconda generazione – metti che vogliano tornare. Il petricchiese è un vernacolo perlopiù incomprensibile come le descrizioni degli oggetti in tedesco su eBay. Ed è questo che lo rende speciale”, una sorta di incantesimi che sanno sempre come condurti a casa, come le scarpette rosse di Dorothy del Mago di Oz.

Ironico e agrodolce al tempo stesso, quello di Agliardi è un romanzo corale in grado di fermare il tempo e riportarci alle origini, dando calore ai legami che ci hanno formati e un nuovo spessore a ciò che ci sembra ormai superfluo ed è invece la parte più importante di noi.

“Petricchio esiste nella misura in cui vogliamo farlo esistere. Come il posto delle nostre estati da criaturi, ovunque esso sia.”

 

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Libri consigliati