“Questa forse è la storia dei corpi che diventano animali con le code dei pavoni e le criniere dei leoni. Dei corpi che possono tutto, che sono capaci di fare in mille pezzi il cuore di pietra delle cose del mondo”. In occasione dell’uscita del libro “Ho amato anche la terra”, su ilLibraio.it la riflessione della scrittrice Maura Chiulli. “Ognuno dei personaggi del romanzo prova a brillare a suo modo, della sua piccola luce imperfetta, ma il miracolo sono le scintille. Quelle le facciamo tutti, le fanno i nostri corpi, sono nostre, sono vere, ma c’è da abituare gli occhi, c’è da educare le bocche, c’è da imparare a crederci”

Livia ha quarant’anni e crede che l’unico luogo del mondo che le è concesso sia il suo corpo. Nessun altro spazio, se non la frontiera della carne. Un teatro, un palcoscenico, un sipario, un buio pesto e una platea. Ogni cosa inizia al di qua e finisce al di là del corpo.

Ho amato anche la terra è la storia dei desideri che si nascondono o, anzi, dei desideri che per esistere devono fare i nidi sotto la pelle fino a quando qualche rametto appuntito e infangato la buca. Ma la pelle quando si apre diventa subito mondo, lascia entrare tutto, diventa noi, si confonde, si allarga.

Come si fa a diventare mondo all’improvviso, quando per quarant’anni ci si è nascosti dentro un riparo di carne?

Ho scritto la storia di Livia e di Corpo ed è stato così difficile trovare le parole del toccare. C’è poco da dire e tutto da premere, da sfiorare, da contenere. Spesso al posto delle parole credo di aver aspettato le mani, le mie mani, perché per parlare di Corpo, che è un tutto pieno, tutto serrato, tutto molle quando c’è da separare, tutto spine, tutto bozzi e coltelli quando c’è da ferire, la mia scrittura è dovuta diventare un leggero e continuo toccare.

Il grande inganno è quello del dualismo antagonista tra anima e corpo. Livia per anni crede che la carne di cui è fatta valga poco, che il corpo, sia solo un furioso e ingestibile rivale dell’anima. Un involucro, una cerniera, una sostanza.

Livia è Corpo da quando è nata e diventa Corpo grande quando ha paura e Corpo di ossa quando deve punire. Tanti corpi, un unico desiderio invivibile: sentire.

Ma a un certo punto l’anima si incarna e Corpo inizia a parlare un centinaio di lingue diverse. Tutto risuona dentro e fuori. Il mondo entra e ferisce, il mondo resta fuori e isola e Corpo porta in bocca un messaggio, lo stringe tra i denti e lo rivela solo quando Livia sente di aver perso tutto, anche l’amore.

È in questo spazio piccolissimo, in fondo alla vita, che Livia riconosce una voce che sa dire perdono e radice. È la voce oscura delle caverne, quella che per uscire impiega secoli e certe volte non si libera mai. Livia la sente, la ripete sottovoce, la capisce, la sa parlare e la dimentica, la grida e la lascia.

La vita forse non chiede nessun sacrificio. Nessun pianto.

Livia una volta ha sentito; nei momenti più difficili riaffiora il ricordo di un bacio, delle sue estati a Ibiza, di un amore che parla la lingua di Corpo, ma quando ha sentito, Livia ha lasciato. Ogni volta ha reciso, strappato, messo un punto, riavvolto il nastro, come se la vita così come arriva, col suo carico di emozioni e di parole, lei non la possa sostenere, non la debba meritare.

In Spagna ha amato tutto, a Roma non ha amato niente. Eppure, la memoria del bacio la conserva Corpo e quando Livia perde il marito e la casa, Corpo le piomba addosso e le ricorda le labbra, la sabbia, lo sfioro di bocche, il caldo, il rumore che fa la vita quando si prepara.

C’è una strada, c’è un enigma da risolvere e la soluzione è scritta sul corpo.

Ana Mendieta mi ha ispirata. Ogni volta, un calco. Come nelle siluetas dell’artista di origini cubane, ho cercato il corpo di Livia dovunque: nella terra, nel fuoco, nel fango, nell’acqua salata delle lacrime, nelle mani di sua madre. E Corpo non è mai stato zitto. Credo mi abbia consegnato lui questa storia.

Corpo mio non coincide con il corpo di Livia. Ma parla qualcuna delle sue lingue straniere e sente come Corpo suo e certe volte non risponde e inizia a cantare o a piagnucolare. Quando canta fiorisce pure. Quando soffre si deforma.

Ecco, questa forse è la storia dei corpi che diventano animali con le code dei pavoni e le criniere dei leoni. Dei corpi che possono tutto, che sono capaci di fare in mille pezzi il cuore di pietra delle cose del mondo.

È la storia della gente “di fuoco pazzo” per citare Eduardo Galeano. Ognuno dei personaggi del romanzo prova a brillare a suo modo, della sua piccola luce imperfetta, ma il miracolo sono le scintille. Quelle le facciamo tutti, le fanno i nostri corpi, sono nostre, sono vere, ma c’è da abituare gli occhi, c’è da educare le bocche, c’è da imparare a crederci.

Ho amato anche la terra è una storia di abissi e di cieli chiarissimi e Livia è un pesce e un falco. Corpo cambia e segue la forma dei pensieri. E per fortuna che c’è questa infinita esposizione, questo lungo discorso di carne e di ossa. Corpo.
L’avamposto che non dorme mai.

HO AMATO ANCHE LA TERRA maura chiulli

L’AUTRICE E IL SUO NUOVO ROMANZO – Maura Chiulli, scrittrice e mangiafuoco, si interessa di body art e arte performativa. Ha esordito con Piacere Maria (Editrice Socialmente, Bologna, 2010), cui sono seguiti i saggi Maledetti Froci & Maledette Lesbiche (Ed. Aliberti Castelvecchi, Roma, 2011) e Out. La discriminazione degli omosessuali (Ed. Internazionali Riuniti, Roma, 2012), e il romanzo Dieci giorni (Hacca, 2013). Con Hacca ha pubblicato Nel nostro fuoco. E ora ora l’autrice di Pescara, classe ’81, torna in libreria, con Ho amato anche la terra.

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Per Livia, la protagonista, la felicità non è un approdo, un rifugio dove stare, ma un affaccio sull’abisso; lo è da quando, bambina, ha visto i suoi desideri e le sue domande cambiare forma a contatto con il mondo, trasformarsi in coltellate. Ho amato anche la terra è la storia struggente di una donna che si inabissa e riemerge, che affonda i propri desideri, che mette distanze per non farsi attraversare, che inganna per non incontrare la verità. Solo quando crederà di aver perso tutto e soprattutto l’amore, sceglierà di ricominciare e di affrontare il suo vero nemico: Corpo, che è la casa del suo cuore, il custode di tutti i segreti e la mappa delle sue cicatrici.

Fotografia header: credit Davide Carson

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