“Non credete al cinico sproloquio che i bambini non leggono più, che non sono interessati alle storie. Sono lettori potenti e reattivi. Leggono con il loro corpo e la loro anima, non solo con il cervello. Sono artisti naturali”: il discorso con cui lo scrittore inglese David Almond ha accolto la vittoria del premio Nonino è un inno alla lettura e alla letteratura per l’infanzia

Come abbiamo raccontato, lo scorso sabato 7 maggio a Ronchi di Percoto, presso le Distillerie Nonino, si è tenuta la cerimonia del premio Nonino Quarantacinquesimo Anno + Due. L’appuntamento ha dato il il via alle celebrazioni per i 125 anni della Famiglia Nonino in distillazione: da Orazio a Benito, da Benito e Giannola a Cristina, Antonella ed Elisabetta.

La giuria del premio, presieduta da Antonio Damasio, e composta da Adonis, Suad Amiry, John Banville, Peter Brook, Luca Cendali, Emmanuel Le Roy Ladurie, James Lovelock, Claudio Magris, Norman Manea ed Edgar Morin, ha così assegnato il premio internazionale allo scrittore David Almond, con questa motivazione: “Il talento di uno scrittore è un dono degli dei, ma il talento di scrivere per i bambini ed essere capito e apprezzato da loro è un doppio dono. David Almond è uno di quei – rari – scrittori doppiamente dotati. Il suo romanzo classico per i giovani, Skellig (Salani), è stato tradotto in quaranta lingue, è stato adattato per il teatro, la radio e per lo schermo. C’è persino un’opera basata su di esso. Ma oggi vogliamo menzionare soprattutto il suo ultimo romanzo, La Guerra è Finita, un racconto molto commovente ambientato durante quella che veniva chiamata la Grande Guerra – la Prima Guerra Mondiale. Il personaggio centrale, John, non riesce a capire come, essendo un bambino, possa essere “in guerra”, come gli assicura il suo insegnante. Il padre di John sta combattendo in trincea e sua madre lavora in una fabbrica di munizioni. Un giorno, John incontra un bambino come lui, solo che Jan è tedesco. È una storia molto commovente, con un ulteriore pathos in questi giorni, quando ogni sera sui nostri schermi televisivi vediamo gli occhi terrorizzati dei bambini dell’Ucraina. Tuttavia La Guerra è Finita è pieno di speranza per un futuro in cui bambini come John cresceranno ancora chiedendosi: Come posso essere in guerra con i miei simili? Come ha detto David Almond, ‘Quando scrivo storie, sento una connessione con i giovanissimi, che costruiranno un domani migliore‘. Le storie di David Almond insieme formano un filo di speranza”.

Qui di seguito il discorso pronuciato per l’occasione da David Almond, che pubblichiamo per gentile concessione della casa editrice Salani, e che è già stato proposto da Avvenire:

di David Almond

7 maggio 2022

Che grande onore. Ringrazio la giuria e la famiglia Nonino. Un particolare ringraziamento a Mariagrazia a tutti quelli della grande Salani Editore; agli altri miei meravigliosi editori italiani, Orecchio Acerbo, e ai miei traduttori. Grazie a tutti i miei editori, compresi quei piccoli pazzi che, anni fa, hanno stampato le mie primissime storie per una manciata di lettori, e a tutti i miei lettori ovunque. E alla mia famiglia, specialmente a mia moglie Julia e a mia figlia Freya, che sono fonte costante di ispirazione e sostegno. La bella Italia è stata molto buona con me in questi ultimi anni. Grazie ai miei lettori qui, e ai brillanti bambini italiani che incontro e che, tra tutti i bambini del mondo, sembra facciano le domande più sorprendenti e perspicaci sul mio lavoro.

E grazie per aver scelto uno scrittore per i giovani. Questo premio riconosce l’importanza di questo lavoro. Onora i nostri giovani cittadini. Onora tutti noi nel mondo – scrittori, artisti, editori, insegnanti, bibliotecari – che lavoriamo con e per i giovani.

Non mi sarei mai aspettata di scrivere per i bambini. Pensavo: sono un adulto istruito, e quindi dovrei scrivere per adulti istruiti. Cosa che ho fatto, o cercato di fare, per diversi anni. Poi sono stati sorpreso da una storia chiamata Skellig. Non appena cominciai a scriverla, sapevo che era la cosa migliore che avessi mai fatto, che era il culmine di tutto quello che era successo prima, e mi resi conto, con mio grande stupore, che era un libro principalmente per bambini. Sentii un impeto di nuova forza e liberazione. Mentre continuavo a scrivere sentivo una nuova audacia emotiva, una libertà artistica. Ero tornato a casa. Cominciai ad essere lo scrittore che dovevo essere.

Non ho guardato indietro. Sono stato libero di esplorare i molti modi di raccontare storie, di collaborare con importanti artisti, musicisti, registi teatrali, attori. Il mio lavoro ha sede nel mio angolo d’Inghilterra, il Nord-est, la deliziosa cittadina danneggiata di Felling, le grandi spiagge del Nothumberland. Lontano dalle metropoli, il nord-est è un luogo di confini e di natura selvaggia, di canzoni popolari e di antiche industrie. Un luogo la cui lingua ha un suono e un ritmo caratteristici. Il luogo è stato spesso liquidato come incolto, la sua lingua è stata definita grossolana. Ha scritto su questo bellissimo posto, in questa bellissima lingua, e il mio lavoro è stata pubblicato e rappresentato in tutto il mondo.

Finché non ho scritto Skellig, conoscevo poco il mondo dei libri per bambini. Come il mio Nord-est dell’Inghilterra, è un luogo che molto tentano di emarginare, di liquidare, di trattare con condiscendenza. Ma questo è un luogo di creatività e sperimentazione. È popolato da persone che credono davvero che l’arte e i libri possano contribuire a creare un mondo migliore, e che si impegnano per fare in modo che questo sogno si realizzi. Non credete al cinico sproloquio che i bambini non leggono più, che non sono interessati alle storie. Sono lettori potenti e reattivi. Leggono con il loro corpo e la loro anima, non solo con il cervello. Sono artisti naturali. Crescere è di per sé un processo artistico. Ogni bambino trasforma il suono in parole e canzoni. Ogni bambino trasforma il movimento in danza. Ogni bambino crea i segni dell’arte.

Le storie per bambini sono il cuore della nostra cultura. Se potessimo ascoltare il mondo al tramonto, cosa sentiremmo sotto ogni cosa? Tenere voci di adulti, in tutto il mondo, che parlano e cantano e sussurrano in tutte le lingue, raccontando storie ai loro bambini. Ascolta. C’era una volta… Lascia che ti racconti quando… E i bambini ascoltano, e sospirano, e ridono, e crescono. Riconoscono i ritmi della narrazione, i movimenti fisici, ancor prima di capire le parole stesse. Queste cose sono state tramandate nel tempo, da quando ci cantavamo storie nelle antiche caverne. Sono nel nostro sangue, nelle ossa e nel respiro. Le storie restringono il tempo, avvicinano le generazioni, tengono vivo il passato, ci proiettano del futuro.

Ted Hughes diceva che ogni nuovo bambino è la possibilità della natura di correggere l’errore della cultura. Dio sa che ci sono abbastanza errori di questo tipo in giro per il mondo oggi. È un mondo di cui noi adulti possiamo stancarci. Possiamo diventare cinici e annoiati. Ci dimentichiamo di guardare le meraviglie del mondo e di essere stupidi dai suoi misteri. Ma per ogni nuovo bambino, questo mondo è nuovo di zecca. Ogni bambino ci offre la possibilità di guardare di nuovo, di vedere di nuovo. Ogni bambino offre la possibilità di crescere e cambiare.

L’atto di scrivere è di per sé infantile. Occupa il corpo così come il cervello. È un atto fisico. Lo scrittore per i giovani non può essere coinvolto in una semplice esposizione. Non c‘è spazio per la vanagloria o il cinismo, per semplici messaggi o istruzioni spurie. Lo scrittore cerca di intrattenere, di dare piacere, come fanno tutti gli scrittori, di toccare la mente, il cuore, l’anima dei lettori. Lo scrittore cerca di far volare e danzare l’immaginazione. Lo scrittore non dice: “Guarda come sono intelligente e realizzato”. Lo scrittore suggerisce al lettore: “Guarda quanto sei meraviglioso. Sì, anche tu potresti fare queste cose”.

Qualche tempo fa mi è stata posta una domanda diretta: Qual è lo scopo del tuo lavoro? Ho alzato le spalle. Ho iniziato a parlare dell’avventura artistica, della ricerca, della bellezza dell’atto dello scrivere. Ma mi sono fermato. Questa non era tutta la verità. Il mio scopo, ho capito, è quello di liberare. Aiutare i bambini a diventare veramente sé stessi, ad avere un senso di meraviglia per la propria umanità, la propria possibilità. È aiutare i bambini a trascendere le visioni ristette che spesso vengono loro offerte da alcuni dei nostri cosiddetti leader, a liberarsi da modi antiquati di pensare e di comportarsi, a liberarli dagli ottusi distruttori che circondano tutti noi. Distruttori ottusi che possono sembrare adulti, ma che si sono lasciati il bambino alle spalle. Non hanno un bambino dentro di sé, o se lo hanno, è una cosa segreta e nascosta che piange nell’angolo più buio dell’anima.

Cassiodoro diceva, parlando dei creatori di manoscritti medievali, che ogni parola scritta è una ferita sul corso di Satana. Io non credo in Satana, ma ci sono forze e persone che cercano di controllare, di irreggimentare, di confinare il bambino. Ogni parola scritta, ogni storia, specialmente le parole scritte per i giovani, sono un atto di speranza e di ottimismo, una mossa contro quelle forze di distruzione. Dobbiamo continuare a scrivere e cantare e sussurrare le parole, a mantenere vivi i racconti antichi e nuovi. Dobbiamo sostenere la speranza e l’ottimismo in un mondo spesso terribile. Dobbiamo essere ispirati dai nostri bambini. Come loro dobbiamo essere piccoli e coraggiosi, dobbiamo crescere in bellezza e forza. Dobbiamo contribuire a mantenere vivo questo mondo.

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