“Di chi è questa storia?”, il saggio di Eleonora Benecchi, mette in luce la profonda ambiguità, nell’era del web e dei social, del rapporto tra autore, creatore autorevole e assoluto di storie, e il lettore, non più solo un fruitore passivo… – L’approfondimento

Negli ultimi anni è diventato sempre più noto che, in determinati casi, un romanzo non sia più solamente un romanzo, o un film solamente un film. Attorno a un progetto narrativo si costruisce, oggi più che mai, un universo/brand che si espande in diversi prodotti crossmediali. E quindi un romanzo è anche un film, o una serie tv o, ancora, un videogioco.

Questi universi narrativi stimolano, poi, negli appassionati, ulteriori approfondimenti nati dal basso, che comprendono fanfiction, fanfilm, spin-off e sequel non ufficiali.

di chi è questa storia

Ed è proprio sul concetto di fan che Eleonora Benecchi si concentra in Di chi è questa storia? – Autori nella rete tra sfide e opportunità (Bompiani), un saggio che sin dal titolo mette in luce la profonda ambiguità nel rapporto tra autore, creatore autorevole e assoluto di storie, e il lettore, non più solo un fruitore passivo. Il libro è un viaggio approfondito e preciso attraverso i meccanismi della narrazione, esaltati e resi più complessi anche grazie alle potenzialità del web.

Ma Di chi è questa storia? è anche un viaggio storico, che mostra come la voglia di espandere e di rielaborare un universo narrativo che ci appassiona non sia esattamente legata all’ultimo secolo. Il caso più noto? L’Eneide di Virgilio si potrebbe definire un antenato degli spin-off.

Lo stesso vale per i fandom (collettivi di fan accomunati dalla passione per un universo narrativo), che hanno sempre avuto una forte influenza all’interno della storia della letteratura. Tanti classici hanno scatenato idolatria e isteria di massa: all’epoca I dolori del giovane Werther di Goethe ha dato il via persino a merchandising ufficiale che sfociava nella moda e nel beauty, mentre i romanzi di Jane Austen hanno dato alla luce la comunità dei Jeanisti.
Il caso più epocale? Sicuramente quello che circonda Arthur Conan Doyle. Il celebre autore inglese, ormai annoiato dal suo personaggio più famoso, Sherlock Holmes, decise di ucciderlo in quello che doveva essere il racconto conclusivo della saga. Le reazioni dei seguaci delle sue avventure  (lavoratori vestiti a lutto, percosse all’autore, minacce di morte, crollo di vendite della rivista su cui Doyle scriveva) hanno avuto un richiamo tale da spingere l’autore a “resuscitarlo” e continuare a scriverne.

Il fandom di Sherlock Holmes ha avuto una tale influenza sulla produzione di Doyle, tanto che l’iconica battuta “Elementare Watson” appartiene a una narrazione trasversale di fan, in questo caso una parodica rappresentazione teatrale. Doyle non scrisse mai quella battuta, ma ormai la riconosciamo come elemento portante della saga ufficiale di Holmes. Si tratta del più celebre e “antico” caso di ambiguità nel rapporto tra autore e fan, in cui la paternalità dell’opera originale non è più così chiara e vacilla.

Oggi questo sembra all’ordine del giorno, con il distribuirsi massiccio delle fanfiction, prima solo relegate alle fanzine indipendenti vendute alle convention e ora disponibili su frequentatissime piattaforme online. Nelle fanfiction, i fan hanno la libertà (esaltata attraverso anche un nickname che ne protegge l’anonimato) di esplorare senza tabù ciò che la storia a cui si ispirano non dichiara: relazioni, sentimenti, finali e universi alternativi, punti di vista differenti… spesso anche influenzando l’opera originale, come nel caso di Stephenie Meyer, che a dieci anni dall’uscita di “Twilight”, ha deciso di riaffrontare il suo romanzo più famoso a generi invertiti, idea dibattuta in mille varianti dalle fanfiction ispirate alla saga.

Con il successo della piattaforma di Wattpad, le autrici stesse si inseriscono all’interno degli universi narrativi. After di Anna Todd è il più grande bestseller nato da questa realtà: una saga che rilegge in chiave “oscura” e “dark” Harry Styles, il bravo ragazzo/frontman della boyband One Direction. Una ragazza comune, Anna Todd, semplicemente appassionata al suo cantante preferito, che si ritrova ora a dividere gli scaffali della libreria con autori unanimemente riconosciuti come tali e a scrivere storie completamente originali. La Todd ha anche portato il coinvolgimento dei fan all’interno dell’universo narrativo “originale” su un piano più estremo, con l’invenzione degli “Imagines”, piccoli screenshot (pubblicati principalmente su Instagram) in cui la lettrice è protagonista di una vicenda (spesso amorosa) che la lega a un personaggio famoso.

Un’ambiguità che porta a nuove sperimentazioni di scrittura e modi del raccontare che sfruttano le possibilità di molteplici mezzi di comunicazione, comprendendo anche chat di whatsapp, Instagram stories, Snapchat… E ora che i fan diventano autori, stimolando ulteriori fanfiction di fanfiction, a chi appartiene la storia, chi è il proprietario dell’universo narrativo ufficiale?

Eleonora Benecchi se lo chiede, stimolando il lettore a dare una risposta, anche approfondendo complesse problematiche legate all’economia e al copyright. Una risposta semplice è difficile trovarla, ma è innegabile che stiamo vivendo un’epoca in cui siamo ancora molto affamati di storie e desiderosi di esplorarle il più possibile.

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