L’estate della supplente, fatta di una disoccupazione travestita da lunghe vacanze, è al tramonto e dentro di lei sorge il solito ingorgo di domande e dubbi, di aspettative e ansie…

Settembre si avvicina e già si sente, in lontananza, il suono della campanella di inizio. L’inizio di un nuovo incarico. Sì, ma quando? Per quanto? E dove? Se invece non suonasse, la maledetta campanella? Non saranno riusciti ad abbatterla davvero, quell’infiammazione dell’organo scolastico chiamata supplentite?

Allora è chiaro: l’estate della supplente, fatta di una disoccupazione travestita da lunghe vacanze, è al tramonto e dentro di lei sorge il solito ingorgo di domande e dubbi, di aspettative e ansie. Un ingorgo proprio del Grande Raccordo Anulare: un ingorgo epocale.

Innanzitutto, quando la supplente riprenderà a lavorare? Impossibile prevederlo. Certamente non il 1° settembre, come la maggior parte dei docenti di ruolo, e neanche il 12, come gli studenti (almeno quelli della Lombardia). La supplente arriva sempre dopo. E di solito si ferma poco perché ha firmato un contratto “fino ad avente diritto”. Ma come? Esiste una figura professionale che d’estate tutti credono in vacanza e invece è disoccupata, che non sa se, dove, quando e per quanto riprenderà a lavorare, ma sa che, quando capiterà, dovrà firmare un contratto con un termine non certo? Be’ sì, è così. Si chiama precariato, o meglio, l’ultimo gradino del precariato scolastico. In effetti, le graduatorie a cui le segreterie delle scuole attingono per le supplenze non sono ancora definitive a settembre; quando lo saranno – giorni o settimane o mesi dopo – si dovranno rifare le nomine. Tradotto: la supplente cambierà scuola, prendendo il posto di qualcuno che si sta spostando in un istituto dove c’era qualcun altro che aveva una cattedra che ora non ha più ma che forse riavrà da un’altra parte… Ha pure un nome, questo curioso fenomeno: balletto delle nomine, il cui significato letterale, secondo il Glossario della Supplentite, è: azione scenica espressa per mezzo della danza dei supplenti, secondo uno schema preordinato di movimenti caotici.

Una volta superato lo scoglio fino ad avente diritto, ecco profilarsi all’orizzonte un contratto con una data certa di termine, vicina o lontana a seconda del punteggio in graduatoria, della buona o cattiva stella, del numero di malati (o di medici compiacenti), delle maternità, di chi ha chiesto l’aspettativa, dei posti vacanti… Ecco, il posto vacante – quello privo di titolare – è il miraggio dei supplenti perché significa un contratto fino al 30 giugno: il lusso! Pare che esista pure il termine al 31 agosto, ma sulle pagine di Focus Supplentite si legge: la possibilità, per un supplente, di firmare un contratto fino al 31 agosto è pari a quella di vincere al Superenalotto: una su 622.614.630.

Una volta chiarita la questione quando e quanto, è giunto il momento di ragionare sulla domanda: dove insegnerà la supplente quest’anno? Semplice: dove non è ancora stata. Il suo augurio di restare nella stessa scuola dell’anno precedente è regolarmente frustrato. D’altronde, il nomadismo professionale dei supplenti risale alla notte dei tempi e questo fa sì che, per sopravvivere, essi debbano mostrare una dose consistente di resilienza e adattabilità. A questo proposito, è stato pubblicato sulla rivista Psicologia e Supplentite uno studio che conferma la spettacolare capacità del cervello del supplente di tornare alla sua forma originale dopo essere stato tirato, stirato, schiacciato o piegato dall’ennesimo grande cambiamento di incarico.

Tornando al caso particolare, la supplente ha lavorato, negli ultimi anni, con i bambini, gli adolescenti, gli adulti; ha insegnato alle medie, al biennio delle superiori e nei primi due anni del triennio degli istituti professionali e tecnici, nei centri d’istruzione adulti, in carcere; è stata in città, in campagna, in montagna. Insomma, è chiaro: quest’anno insegnerà nelle quinte liceo, al lago. Sicuro.

Buon anno scolastico (e resilienza) a tutti i supplenti!

Viola Beatrice

L’AUTRICE E IL LIBRO – Beatrice Viola, classe ’81, laureata in Lettere e con una specializzazione per insegnare italiano agli stranieri, da anni fa la supplente nella provincia bresciana. Ha un blog, Dicebeatrice, in cui raccoglie gli episodi che le capitano quotidianamente, da dove ha preso vita il suo libro Avventure tragicomiche di una supplente (HarperCollins Italia). Con due settimane di ritardo, anche quest’anno per la Supplente è suonata la campanella d’inizio scuola, aprendo una parentesi che non è dato sapere quando si chiuderà. “Fino ad avente diritto” si legge infatti sul suo contratto. Sostituisce una docente che, in congedo di maternità, è rimasta in Sicilia con i suoi due gemellini. Dopo una lunga lunghissima estate, la Supplente è grata ai parti plurimi e alla Sicilia, al governo che non ha abbattuto la supplentite, all’autunno che sa di primavera, con il suo rifiorire di opportunità… D’altronde, ha conquistato un posto in una scuola e finalmente avrà di nuovo uno stipendio.

Libri consigliati