L’umorismo pungente del nuovo romanzo di Giacomo Papi avvolge tutti. Quella di “Happydemia” non è solo l’Italia del malgoverno, è un’Italia, molto reale e poco distopica, di negazionisti, complottisti, No Vax e No Tax, igienisti e salutisti, che odia e rivendica, trasforma la morte in numeri e giudizi, opinioni e dita puntate, sorda al suono delle sirene ma attenta alle polemiche, ai bollettini e alle tribune sui social… – L’approfondimento

“– Questa volta sarà molto più difficile fare rispettare la chiusura.
– Che cosa proponi?
– Bisognerebbe calmarli.
– Tipo bromuro negli acquedotti?”.

Con l’acuirsi dell’epidemia, e l’inizio di un nuovo lockdown, si vieta tutto, baci e carezze, dita nel naso, pesca subacquea, incontri con disgiunti: i decreti Io Mi Tappo in Casa di Nuovo sono ormai la normalità. Ci si laurea in teorie dello Smart Working, si resta trincerati, la pelle come confine di separazione.

Michele e suo nonno Attilio sono i due volti della realtà: i giovani isolati dalla vita e i vecchi spaventati dalla morte.

In Happydemia di Giacomo Papi (Feltrinelli), la società si divide tra i pensatori che possono permettersi di lavorare da casa, i fabbricatori e i consegnatori che girano la città, e i privilegiati, quelli ci sono sempre, che non fanno nulla e hanno seconde case da sogno dove trascorrere il proprio pigro e lussuoso letargo.

Giacomo Papi Happydemia

Si aspettano bollettini, grafici, andamenti, si vive nel timore dell’altro: i ragazzi si frequentano senza essersi mai visti in faccia, solo occhi e mascherine, ci si innamora senza conoscere la forma del proprio naso, non si varca la porta altrui.

“Ballare la capoeira a gruppi di dieci davanti a un’edicola? Non lo consentiamo. Travestirsi da vecchietti per saltare la coda al supermercato? Non lo consentiamo. Leccarsi le dita e starnutire sulla frutta esposta? Non lo consentiamo. La gara di sputi? Non la consentiamo. La gara di rutti? Preferirei di no, in ogni caso ad almeno un metro di distanza”.

Al governo, il Previdente del Consiglio si atteggia a Re Sole, in vestaglia di seta e ciuffo impeccabile e, tra sale degli specchi e lussi vari, si muove in una prudente politica, opaca e astrusa, mantenendo il clima di incertezza che non scontenta nessuno.

Lo aiutano in questa strategia della paralisi il leader del Partito del Lavoro Guadagno Pago Pretendo e il ministro delle Attività Improduttive o Inattività Produttive. Chi non ha più potere lo rimpiange, nostalgico e avvilito, come l’ex Primo Ministro dell’Interno, che è tornato a vivere dalla mamma e si ingozza di cibo, cercando di recuperare consensi con tweet e crociate contro i baluba, incapace di trovare un nuovo ruolo, un’occasione adatta a un selfie, e perseguitato di notte dai fantasmi dei morti in mare.

In un mondo così, chi fa affari è Happydemia, la più grande multinazionale di psycodelivery del mondo, capace di consegnare psicofarmaci ovunque, perfino alle Maldive. La felicità a casa con un’Happ: una società che vive nella paura e nella solitudine sopravvive solo con l’aiuto di sonniferi e antidepressivi, per questo Happydemia è l’azienda più dinamica del mondo e il suo fondatore Pitamiz è un uomo influente, che siede nei salotti del potere, e firma convenzioni statali, professando la sua fede, Il bene comune è il benessere mentale di tutti.

Michele, moderno Pinocchio in un mondo pieno di Mangiafuoco e Grilli Parlanti, non ascolta la voce saggia del vecchio nonno Attilio professore di filosofia, abbandona la strada sicura dell’università e percorre quella del lavoro qui e ora, si fa assumere da Happydemia, e diventa psycorider, consegnatore di felicità.

Mentre il summit dei 27 Capi di Stato e di governo dell’Unione Europea discute l’unico punto all’ordine del giorno: “Come non fare morire di fame, di noia e di rabbia 741 milioni di cittadini europei”, nelle città sono proprio fame, noia e rabbia a esplodere. I rider, vittime di soprusi e di violenze, si mettono in sciopero, tutti quanti, costringendo l’Italia al blocco e i giovani a conoscere la forma dei propri nasi.

L’umorismo pungente di Giacomo Papi, cui è stato riconosciuto il Premio Internazionale di Satira Politica per Il censimento dei radical chic, avvolge tutti. Quella di Happydemia non è solo l’Italia del malgoverno, è un’Italia, molto reale e poco distopica, di negazionisti, complottisti, No Vax e No Tax, igienisti e salutisti, che odia e rivendica, trasforma la morte in numeri e giudizi, opinioni e dita puntate, sorda al suono delle sirene ma attenta alle polemiche, ai bollettini e alle tribune sui social.

Il ridicolo è di tutti: Happydemia non sfotte i potenti facendone caricature e giocando col grottesco, ma è molto più spietata, perché mette ognuno di noi, senza distinzione, davanti a uno specchio.

“– Sono piene di germi, Michele.
– Le scarpe?
– Le persone”.

La satira come conoscenza, dunque, non come vilipendio e burla: ridendo di decreti, litigi, clandestinità e privilegi, sommosse e ricrescite di capelli grigi, è in grado di svelare che non è solo il re a essere nudo, siamo tutti noi, chiusi nelle nostre tane.

Ridendo degli altri finiamo per ridere di noi stessi: si può farlo, si può ridere pure della pandemia, quando l’umorismo è uno strumento intelligente per capire il mondo fuori dalle nostre finestre chiuse, rivelandone le ipocrisie per ritrovare un senso di realtà, anche nella disgrazia, in quel ruolo che Dostoevskij aveva saputo ben definire: “La tragedia e la satira sono sorelle e vanno di pari passo; tutte e due prese insieme si chiamano verità”.

LaPaginaBianca

Ventidue racconti sul tema della scrittura e dell’ispirazione. “La pagina bianca – Racconti degli scrittori di Belleville” è l’antologia curata da Giacomo Papi, ex direttore della scuola di scrittura (la nuova direttrice è Francesca Cristoffanini). Tra gli autori dell’antologia, Aldo Nove, Marco Balzano, Letizia Muratori, Marco Rossari, Gaia Manzini, Marcello Fois, Laura Pariani, Matteo Codignola, Tim Parks, Cristina Marconi, Alberto Rollo, Federico Baccomo, Sandrone Dazieri e Walter Siti.

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