“Il vocabolario ha bisogno di nuove parole per esprimere forme diverse da quelle che si sono standardizzate nel tempo. Madri single. Madri lesbiche. Madri surrogate. Madri donanti. Madri riceventi. Padri giuridici. Padri biologici. Ci dicono troppo poco. E, a causa della loro insufficienza, creano confusione e frustrazione…” – Su ilLibraio.it l’intervento dell’attrice e scrittrice Eleonora Mazzoni. Dal suo primo romanzo, “Le difettose”, è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale

È inutile girarci attorno: tutta la faccenda della fecondazione – omologa, eterologa, utero in affitto – è delicata e complessa, per cui è assurdo sottovalutarne la portata di innovazione rivoluzionaria, sia da un punto di vista simbolico che pratico; altrettanto inutile però è trincerarsi dietro paure e divieti. Se si dà un’occhiata alle varie giurisdizioni in materia, ad esempio, si vede che ogni nazione ha la sua, magari impercettibilmente o abissalmente diversa da quello della nazione contigua. E questo significa che, a causa della sua delicatezza e complessità, appunto, è difficile regolamentarla nel miglior modo possibile. Però occorre, proprio per evitare il rischio di speculazione o sfruttamento. E perché difficilmente la scienza si fermerà.

Se non vogliamo cadere in un ottuso fondamentalismo della natura, credere cioè che sia lecito soltanto ciò che è “totalmente naturale” e basta, senza ammettere nessun contributo da parte della tecnologia, dobbiamo guardare alla nostra ingegnosità, alla nostra capacità di correggere e manipolare alcuni aspetti della natura, non come qualcosa che va “contro la natura” ma che fa parte della nostra “natura” di esseri umani.

È chiaro che la società sta rapidamente evolvendo. Ma se due studiosi neozelandesi hanno già avanzato la proposta di fare della maternità surrogata un vero e proprio mestiere, con tanto di tariffario e regolamentazione, non possiamo dimenticare che il modello onnipresente nell’immaginario di tutti noi, e molto più interiorizzato psichicamente di quanto crediamo, è la famiglia eterosessuale tradizionale.

Il vocabolario ha bisogno di nuove parole, dunque, per esprimere forme diverse da quelle che si sono standardizzate nel tempo. Madri single. Madri lesbiche. Madri surrogate. Madri donanti. Madri riceventi. Padri giuridici. Padri biologici. Ci dicono troppo poco. E, a causa della loro insufficienza, creano confusione e frustrazione.

Bisogna cominciare a parlare e stimolare un pensiero che non ostacoli la creatività della scienza ma sappia interpretarla, dando un nome anche a proposte inedite e soluzioni che possono apparire di primo acchito ardite. Mettendo da parte le condanne irrazionali e utilizzando più curiosità e meno pregiudizi. Contattando la parte più vera e profonda di noi (un tempo si chiamava “coscienza”, parola ormai caduta nel dimenticatoio!), anzi, facendola lavorare alacremente, dato che la forza morale come quella muscolare si sviluppa soltanto se la si usa, potremmo cominciare a darci delle risposte. Personali, non categoriche e suscettibili di ulteriori ripensamenti. Non sottomesse alle censure. Autonome. Nel senso etimologico e classico di “autos”, cioè “da sé”, e “nomos”, vale a dire “legge”, lo stesso aggettivo che usa Antigone di fronte alla legge di Creonte, quando si fa lei legge per se stessa, diventando appunto “autonoma”. Cercando di non danneggiare chi pensa e agisce diversamente da noi.
Per rafforzare la conoscenza e la consapevolezza di tutti, ci vogliono persone che raccontino. Associazioni che diano testimonianza. Notizie e informazioni. Rete, ma non solo in rete. Sportelli di incontro istituzionali. Spettacoli teatrali. Film. Parole, ripeto. Parole nuove, che ancora non ci sono, per esprimere nuovi modelli, nuove idee.
Le difettose

L’AUTORE – Eleonora Mazzoni, autrice di quest’intervento per ilLibraio.it, è un’attrice che ha interpretato molti ruoli in teatro, in televisione e al cinema, dove ha debuttato nel 1996 con Citto Maselli in Cronache del terzo millennio. Ha recitato poi, tra gli altri, in Tutta la conoscenza del mondo di Eros Puglielli (Festival di Berlino, 2001), Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio (Festival di Venezia, 2004) e L’uomo che verrà di Giorgio Diritti (Festival di Roma, 2009 e vincitore del David di Donatello come migliore film, 2010). Numerose anche le fiction televisive a cui ha preso parte, tra cui Elisa di Rivombrosa, Il giudice Mastrangelo, Il bambino sull’acqua, Il commissario Manara. Per Einaudi ha pubblicato Le difettose. E dal suo primo romanzo è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale, che racconta di coppie che cercano figli che non arrivano e di fecondazione artificiale, e che sarà in scena alla Sala Fontana di Milano dal 4 al 7 febbraio, per la regia di Serena Sinigaglia e l’interpretazione di Emanuela Grimalda.

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