“Le librerie troppo ordinate? Mi mettono una certa angoscia…”. Elisabetta Ambrosi, autrice di “Guerriere”, svela a IlLibraio.it il rapporto con la propria biblioteca (anche digitale) e spiega come fa a trovare il testo che cerca nonostante l’apparente disordine… – #lelibreriedegliscrittori

di Elisabetta Ambrosi*
Il mio criterio per mettere in ordine i libri è semplicissimo: nonostante ne abbia tantissimi, non adotto nessun criterio. Ho un’avversione sistematica verso la catalogazione hegeliana, verso quell’esprit de système che in particolare si accanisce proprio sulla catalogazione dei libri, nella quale si riversano le ossessioni più sottili e pervicaci. Un po’ come per la scrivania troppo ordinate, anche vedere una libreria con gli autori militarescamente messi in ordine alfabetico, oppure in ordine di editore, o – come nel caso della persona con cui vivo, per autore ma anche per lingue (francesi, inglesi, spagnoli etc) – mi mette una certa angoscia. Unita a una voglia sfrenata di liberare i volumi dal loro spazio stabilito, l’unico per loro possibile, come un destino tristemente assegnato. 
 
Va bene, direte voi, ma poi come fai a trovare un libro? Il mio approccio è pragmatico, empirico, un po’ diltheyano. Quelli più a portata di mano sono quelli che ho usato di recente o che comunque potrebbero servirmi di più, mentre enciclopedie varie, raccolte, libri del liceo e dell’università sono nei ripieni più remoti, anche a segnalare la lontananza da un mondo ottusamente libresco che non mi ha reso particolarmente felice. Poi ci sono ripiani degli scaffale dove si accumulano libri che si aggirano sullo stesso tema. Insomma un’area semantica, piuttosto larga, che accomuna volumi di vario tipo che magari mi serviranno, ad esempio, per scrivere un libro o che potrebbero servirmi per un libro immaginario. Ad esempio, ho tutta una zona di libri che riguardano la felicità, un’altra la politica, un’altra ancora argomenti mammeschi (almeno quattro o cinque mensole) e così via. A volte trovare un libro diventa impossibile, è vero, ma se non lo trovo non mi rammarico. Sarà da qualche parte, forse col suo non farsi trovare voleva segnalarmi qualcosa o, come un bambino, far sì che io sentissi la sua assenza. Prima o poi ricomparirà. 
 
Il fatto è che per me i libri sono uno strumento per sopravvivere, qualcosa di funzionale esattamente come un motorino, da usare, rompere, ammaccare purché ci aiutino a raggiungere mete lontane. Per questo non sono una purista del mantenimento libresco, anzi. Al contrario, i libri li sottolineo con pennarello indelebile, li spiegazzo, ci lascio sopra i cerchi della tazza del caffé, esasperando chi vive con me, che invece de libro ha una concezione quasi sacrale. La possibilità di lasciare segni materiali sul libro mi dà l’idea di un incontro consumato, come se io e il libro avessimo preso un caffé, ci fossimo baciati, amati oppure respinti. Con l’e-book questo approccio materialistico è più difficile, anche se sottolineare selvaggiamente e in diversi colori, ottenendo alla fine un piccolo file con tutto ciò che mi sembrava importante, mi dà comunque un grande piacere (oltre ad essere utilissimo per il mio lavoro). 
 
Comunque anche nel mio e-reader il disordine regna sovrano. Anche qui fatico a mettere i titoli in cartelline e sottocartelline – per la verità non so bene come si faccia – perché mi piace averli tutti lì, sparsi alla rinfusa, anche se magari per trovare ciò che mi serve poi impiego parecchio e mi stresso anche un po’. Purtroppo o per fortuna, un’infanzia molto hegeliano-militaresca mi ha reso allergica a tutto ciò che è sistematico. Dovrei recuperare un po’ di esprit de système, forse, a beneficio anche di chi mi sta intorno. Ci provo a volte, specie quando mi sveglio da un sogno particolare che ha dato energia al mio lato cosciente-coscienzioso-superegoico. Ma dura poco. Mi è essenziale avere un (relativo) disordine fuori, per sentire che il mondo tutto sommato non biasima il mio disordine interno. Anzi, lo rispecchia tranquillamente, senza che con ciò accada nulla di apocalittico. 
*L’autrice ha pubblicato con Chiarelettere Guerriere – La resistenza delle nuove mamme italiane
La libreria di Elisabetta Ambrosi

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