“Il logista”, il nuovo thriller della giornalista Federica Fantozzi, è ambientato in una Roma in decadenza, stretta nella rete di terroristi pronti a colpire

Rimasta sola, Amalia prese in mano il foglietto.Lo scorpione la fissava con gli occhietti a capocchia di spillo. Raggelante e attraente. Il disegno era tratteggiato con precisione ma la bellezza risiedeva nei colori. Nel gioco di contrasti tra il nero delle scaglie e l’oro di cui il pittore l’aveva circondato per poi farlo ripiombare nello sfondo color abisso. Oro caldo, liquido, vivo.

Roma, gennaio 2016. Amalia Pinter – protagonista de Il logista, il nuovo thriller della giornalista Federica Fantozzi, in libreria per Marsilio Editori – è in ritardo per la riunione di redazione. Il cellulare squilla: è il Capo che le rifila un pezzo sulle “Vittime di Capodanno”: una giovane coppia falciata in un attentato alle Maldive, proprio l’ultimo dell’anno. Sulla scena della strage, gli inquirenti non hanno trovato nessun indizio, tranne il disegno di uno scorpione su un pezzo di stoffa.

L’uomo respirò a fondo: “Per noi egiziani è un antico sovrano, la sua immagine si trova sugli scettri dei Faraoni e nelle tombe della Valle dei Re. Ma i saggi sanno che porta sventura perché è sotto la protezione del demonio. Proviene dal mondo dell’oscurità e degli abissi. Va a caccia quando può approfittare delle tenebre. Non affronta i nemici a viso aperto: si nasconde, tende agguati, aspetta al varco. Sa come agisce? Scava una buca sotto la sabbia oppure si mimetizza tra le foglie, accanto a una pietra o una radice. Immobile per ore e ore, finché il bersaglio è vicino. A quel punto scatta e lo paralizza con il veleno”.

Lo scorpione si ripresenta presto nella vita di Amalia, quando un’anziana signora molto curiosa trova un disegno che lo raffigura nella sua cassetta della posta e, letto l’articolo della giovane giornalista, glielo consegna.

il logista

Ne Il logista Amalia Pinter è costretta a volare fino a Londra per ottenere risposte sul significato dell’animaletto letale. Federica Fantozzi spiega, infatti, come sotto il segno dello scorpione, per secoli, sia stato posto l’Islam.  Un legame che cominciò ai tempi delle Crociate: non furono gli arabi a scegliersi questo simbolo, ma fu loro imposto dai cristiani, che lo ritengono emblema del Maligno. È interessante notare che i media – parlando di terrorismo islamico e delle operazioni portate a termine dai jihadisti – ricorrano spesso alla metafora dello scorpione, animale a cui l’astrologia dedica una costellazione associata alla morte apparente durante l’inverno in attesa della rinascita primaverile. La disposizione delle stelle che la compongono disegna un esemplare con il pungiglione rialzato pronto a colpire la preda. Per gli astrologi è sotto l’influsso di Plutone, dio degli Inferi. È, infatti, un segno d’acqua, che vive nel freddo. Secondo l’Islam, esso evoca il ritorno al Caos originario, attraverso un processo di grande sofferenza e lacerazione.

Per i cabalisti, è la Morte.

Non saranno poche le persone a sfiorare la morte in questo thriller, ambientato in una Capitale in decadenza stretta nella rete di terroristi pronti a colpire. L’idea è venuta all’autrice dopo avere seguito per il suo giornale, l’Unità, le drammatiche vicende degli attentati a Parigi, al teatro Bataclan e non solo, del novembre 2015. In quei giorni, ha visto da vicino il dolore, l’inquietudine e il senso di impotenza che l’assoluta imprevedibilità degli attentati jihadisti scatena. Ma anche l’orgoglio del proprio stile di vita, molta solidarietà e un profondo desiderio di non lasciare vincere il Male.

 

Federica Fantozzi
Federica Fantozzi

 

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