Un calo mai registrato in epoca recente, pari al 6%, quello dei nuovi nati in Italia nei primi 6 mesi del 2016 rispetto alla prima parte del 2015. E ormai anche gli immigrati stanno iniziando a fare meno figli, in un contesto di crisi economica e incertezza sul futuro – Su ilLibraio.it il commento della scrittrice Nicoletta Sipos: “Il governo rilancia il sostegno della genitorialità, con bonus bebè e bonus nido, ma restano ampi margini di miglioramento…”

Nei primi 6 mesi del 2016, secondo gli ultimi dati Istat, in Italia ci sono state 14.600 nascite meno del 2015. Un calo mai registrato in epoca recente, del 6%. In numeri assoluti significa 221.500 nuovi nati contro i 236.100 di un anno fa. Sottolinea il quotidiano La Repubblica: “A fronte di coppie italiane che ormai da tempo hanno iniziato a fare sempre meno figli, gli immigrati avevano in qualche modo impedito il tracollo e ormai negli ultimi anni rappresentano almeno il 20% di chi dà alla luce un bambino in Italia. Il timore dei demografi è che anche loro stiano cambiando abitudini in fatto di maternità e parto, perché interessati da un fenomeno che almeno dal 2008 ha origine anche nella crisi economica e quindi riguarda tutti coloro che vivono in Italia, da ovunque provengano”.

Su ilLibraio.it il commento della giornalista e scrittrice Nicoletta Sipos, in libreria con il romanzo La promessa del tramonto.

Dopo l’infelice e mai abbastanza criticata campagna per la fertilità, il governo rilancia il sostegno della genitorialità. Il contributo a favore delle famiglie a basso reddito è previsto da almeno tre anni, ma dal 2017 le cifre saranno più consistenti e saranno per tutti a prescindere dal reddito. Si parla di bonus bebè da 800 euro per i piccoli che nasceranno dal gennaio 2017, ma anche di bonus nido fino a mille euro per anno fino ai tre anni del bambino e di un voucher baby sitter. È comunque un passo nella direzione giusta. Finalmente.

Arranchiamo da tempo nelle statistiche europee con un tasso di natalità intorno all’1,37%, molto inferiore al 2% che consentirebbe di mantenere stabile la popolazione. Finora i residenti stranieri offrivano qualche speranza. Sognavamo un’Italia abitata da una popolazione meticcia e in qualche modo felice. Ma era solo un sogno, a quanto pare. Ora restano vuote pure le culle degli stranieri, scoraggiati da difficoltà burocratiche, problemi linguistici e lavori sottopagati.

Nel 2008 il loro tasso di natalità era del 2,65%, ora è scesoall’1,97% e le speranze di miglioramento sono flebili. In effetti l’Istat certifica che dall’1 gennaio al 30 giugno di quest’anno il Belpaese ha fatto un ulteriore passo indietro registrando oltre 14mila nascite meno che nello stesso periodo del 2015. Nulla d’incomprensibile: la lunga crisi economica ha portato con sé disoccupazione. Le prestazioni sanitarie e l’assistenza offerta ai bambini sono carenti. Oltre metà delle neomamme rinuncia al lavoro per curare i figli, quelle che resistono fanno i conti con il demansionamento. Per non parlare dei trasporti pubblici che zoppicano, gli affitti che pesano, e le tasse troppo alte. Il paragone con la Francia – che ha il tasso di natalità più alto d’Europa con un 2,01% – rivela che le coppie francesi pagano circa un decimo delle tasse italiane, ma hanno a disposizione nidi migliori e un sostegno più efficace alle famiglie. Insomma, il governo procede nella direzione giusta, ma restano ampi margini di miglioramento.


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