Il Paese del Sol Levante è un paese arcipelago, “shimaguni”, composto da più di 14.000 isole: la scrittrice Francesca Scotti ci presenta “Shimaguni – Atlante narrato delle isole del Giappone” (illustrazioni dell’artista Uragami Kazuhisa), al tempo stesso una guida per chi programma (o sogna) un viaggio nel paese del Sol Levante e un’esplorazione d’autore di una terra piena di fascino e contraddizioni…

Uno e una moltitudine

Ricordo la mia prima isola remota. Era febbraio. Il mare freddo, la schiuma delle onde, la traversata in barca, l’approdo. Una casa-ristorante delicatamente sfiorita, una ciotola di riso bianco coperto da minuscoli pesci trasparenti, preparata da una coppia di anziani silenziosi: sul loro viso, sulle loro mani, il tempo aveva tracciato la sua nitida mappa. Poi una passeggiata in spiaggia tra le conchiglie, l’inchino e la preghiera in un santuario silenzioso e antico, l’incontro con piccole statue di monaci con pettorine e berretti rossi che risaltano sul grigio della pietra e il verde della vegetazione. D’un tratto sul lungomare, davanti a una casa in costruzione, ho visto radunarsi alcune persone: adulti, qualche anziano e tre o quattro bambini con in spalla una specie di zaino costruito con il cartone. Tutti guardavano il tetto, vestito con un drappo rosso e bianco. Anche io, curiosa, mi sono fermata e di lì a poco hanno cominciato a piovere dolci di riso, e monete da cinque e cinquanta yen legate da un nastro rosso. I bambini correvano felici a raccogliere i mochi, gli adulti si lanciavano in acrobazie per prendere al volo le monete. Non avevo mai assistito a un sanpeisen no gi, cerimonia shintō che si celebra quando viene terminata la costruzione del tetto di una nuova casa per pacificare le divinità del suolo, disturbate dagli umani.

Quel giorno, così mi ha spiegato una signora non più giovane che sorrideva alla scena, l’entusiasmo era grande perché erano sempre meno le persone che decidevano di restare. La popolazione giapponese è in calo e quella delle isole minori non può che seguire lo stesso andamento, in maniera anche più drammatica: il loro progressivo abbandono porta alla dissoluzione di tradizioni, legami, cultura, comunità.

Takeshima

Takeshima, illustrazione tratta da Shimaguni. Atlante narrato delle isole del Giappone di Francesca Scotti

Mentre alcuni mochi grandi come il palmo della mia mano raggiungevano le braccia aperte degli isolani, l’asfalto o la sabbia appena oltre la strada, e i bambini curiosavano negli zaini per controllare chi avesse fatto il bottino più ricco, ho sperimentato una sensazione che, abitando nel grande Honshū, non avevo mai provato: quella di essere ospite di un frammento ma anche di un intero. Una comunità più piccola all’interno di una comunità più ampia.

Il Giappone è un paese arcipelago, shimaguni, composto da più di 14.000 isole, numero emerso da una recente mappatura che, rispetto a quella del 1987, ne ha individuate oltre il doppio. Di queste, una moltitudine più o meno note, solitarie, inaccessibili, abitate, disabitate, evanescenti o addirittura scomparse racchiude storie ricche di interesse, fascino e mistero. Identità, colori, ambienti. Scaglie, schegge, frammenti di terra che mantengono la loro individualità pur facendo parte di un tutto più esteso e complesso.

Yakushima, illustrazione tratta da Shimaguni. Atlante narrato delle isole del Giappone di Francesca Scotti

Yakushima, illustrazione tratta da Shimaguni. Atlante narrato delle isole del Giappone di Francesca Scotti

Il fatto che la quasi mezzaluna del territorio giapponese si estenda dalle latitudini subartiche a quelle subtropicali, dal mare di Ochotsk a nord al mar Cinese orientale e al mar delle Filippine a sud determina una grande varietà di climi e di ecosistemi, e una prodigiosa biodiversità marina. È vero che si tratta di un arcipelago distaccato dal continente, ma allo stesso tempo le sue isole sono state luogo di scambio, incontro, commistione. Al mito del Giappone omogeneo si contrappone una realtà di ricchezza e diversità culturale, non soltanto alle estremità del paese – come Okinawa e Hokkaidō, che sono diventate ufficialmente parte del territorio nazionale solo in tempi recenti – ma anche a livello regionale. L’identità giapponese è il prodotto di influenze arrivate dal mare, e spesso tramite le isole, nel corso dei secoli. Saigō Takamori, il grande samurai riformatore e ribelle del XIX secolo, mi è stato descritto come un uomo di idee aperte perché, cresciuto in riva all’oceano, era abituato a guardare orizzonti lontani.

Le sensazioni che ho provato sulla piccola isola remota sono diventate desiderio di esplorazione e di conoscenza. Ed è così che è nato l’atlante.

Il percorso che ho costruito è reale e immaginario: reali sono le isole – storia, natura, geografia, cultura –, immaginaria è la loro esplorazione. Umana è la protagonista, trascendenti le sue guide: spiriti della Natura, della Tradizione, della Battaglia, della Devozione, dell’Assenza che conoscono profondamente le isole sin dalle origini e ne custodiscono i segreti e l’energia. Ho scelto di affidarmi a loro per questo viaggio, alle indicazioni suggestive della realtà immateriale: una nozione estesa e non ortodossa di spirito.

Quando si parla di Giappone il concetto e l’idea di spirito appaiono spesso: la parola usata per “divinità”, kami, può essere letta come “dio” ma anche come “spirito” – e i kami sono connessi a moltissimi aspetti della vita e della natura. I luoghi vengono sovente associati a uno specifico ki: atmosfera, ma anche spirito. Le arti tradizionali sono spesso permeate di una propria essenza vitale, un proprio spirito. Ma quelli che incontra la protagonista dell’atlante sono altro ancora, forse una mescolanza di tutte queste declinazioni che ne formano una tutta narrativa. L’atlante è suddiviso secondo un criterio geografico – uno dei molti che si sarebbero potuti scegliere: nord, est, ovest, Okinawa e Amami. All’interno di ciascuna sezione è però la voce degli spiriti a fare da guida, a illuminare le zone meno note, a rendere accessibili anche quei territori che non lo sono, a tracciare il racconto.

Matsushima, illustrazione tratta da Shimaguni. Atlante narrato delle isole del Giappone di Francesca Scotti

Matsushima, illustrazione tratta da Shimaguni. Atlante narrato delle isole del Giappone di Francesca Scotti

Quando è la voce degli spiriti della Natura a risuonare questo non significa che l’isola sia abitata solo da loro, ma che è la loro voce a essere la più nitida, e lo stesso vale per tutti gli altri.

Se Natura, Devozione, Battaglia e Assenza credo non necessitino di ulteriori precisazioni, Tradizione invece ne richiede: con una finalità meramente narrativa e senza alcuna pretesa di correttezza filologica, a questa parola ho voluto affidare una serie di aspetti artistici, musicali, folklorici. È stato durante la notte buia e silenziosa sulla piccola isola che ho sperimentato con nitore la presenza dirompente del mare. Un mare che avvolge, abbraccia, forse in alcuni casi fin troppo stretto, ma che può anche portare lontano. Mare come confine, mare come luogo. Mare come isolamento, mare come contatto e apertura al mondo. Mare che c’è anche quando non si vede: nessun punto del Giappone dista da lui più di centocinquanta chilometri. Mare buono e misterioso, feroce e spietato, mare da navigare e vivere, da temere e arginare. Dimora di spettri, relitti, divinità, yōkai, fonte di sostentamento fin da tempi remoti, il mare fa parte della cultura giapponese, con le sue onde e le sue risacche, le correnti, le spiagge e le rocce, le foreste di alghe e barriere coralline, le molteplici varietà di pesci e molluschi. Fa parte dell’identità, dell’arte e dell’immaginario antico e contemporaneo – anche Ponyo e Godzilla arrivano dal mare. I tre panorami più belli del Giappone, secondo lo studioso neoconfuciano Hayashi Gahō, ne contemplano tutti la presenza; il pesce come il riso è un’offerta agli dei.   Anche io sulla mia prima isola remota ho raccolto una moneta da cinque yen con il nastro rosso. Il metallo ramato, il foro centrale dal quale vedere attraverso, la pianta di riso che esce dall’acqua riportata sulla sua superficie mi hanno accompagnato in un’esplorazione segnata da continua meraviglia, proprio come quel giorno, mentre assistevo a una benedizione inattesa. E spero che altrettanta meraviglia la possa sperimentare chi leggerà, anzi esplorerà questo atlante fatto tanto di terra quanto di mare.

© 2023 Giunti Editore S.p.A. / Bompiani

shimaguni atlante narrato del giappone

L’AUTRICE E IL SUO NUOVO LIBRO – Dal Mare di Okhotsk a nord al Mar cinese orientale e al Mar delle Filippine a sud, Shimaguni – Atlante narrato delle isole del Giappone (Bompiani) di Francesca Scotti (con le illustrazioni originali realizzate dall’artista giapponese Uragami Kazuhisa) è insieme una guida per chi programma (o sogna) un viaggio in Giappone e un’esplorazione d’autore di una terra piena di fascino e contraddizioni.

Narra il mito che il Giappone sia nato per volere divino da una lancia immersa nell’oceano: i grumi di sale che colarono dalla sua punta quando fu estratta ne formarono la prima isola. Questo racconto restituisce l’essenza di un paese arcipelago composto da isole grandi e minuscole, popolose e disabitate, ospitali e inaccessibili che racchiudono storie piene di bellezza e mistero. Frammenti che mantengono la loro individualità pur facendo parte di un tutto più complesso. Il percorso di questo atlante che va dal nevoso Hokkaido- alla tropicale Okinawa è fatto di verità e di narrazione: vere sono le isole – storia, natura, geografia, cultura –, narrativa la loro esplorazione.

Francesca Scotti e Uragami Kazuhisa

Francesca Scotti e Uragami Kazuhisa

A fare da guida sono voci immaginate che rendono accessibili anche quei territori che non lo sono e rievocano tradizioni, antichi rituali, battaglie. Chi legge vedrà luoghi iconici come Itsukushima, dalle cui acque sorge il grande torii vermiglio, o meno noti come Fukuejima, dove i bambini, in occasione dell’obon, si trasformano in volpi danzanti…

Scotti, nata a Milano, dal 2011 divide il suo tempo tra l’Italia e il Giappone. Diplomata al Conservatorio e laureata in giurisprudenza, ha pubblicato racconti e reportage su diverse riviste italiane e straniere. Con Bompiani sono usciti i romanzi Ellissi (2017) e Capacità vitale (2019). Del 2022 sono l’antologia da lei curata La camera degli animali (Il Saggiatore), l’albo L’incanto del buio (Orecchio Acerbo) con illustrazioni di Claudia Palmarucci e la raccolta di racconti Il tempo delle tartarughe (Hacca).

Uragami Kazuhisa dal canto suo vive a Tokyo e le sue opere spesso rappresentano istantanee di vita nel Giappone contemporaneo. Dopo a laurea presso il prestigioso college di illustrazione Aoyama-Juku, ha realizzato molti progetti in ambito editoriale e pubblicitario, e il suo lavoro è stato selezionato per la Fiera internazionale del libro per ragazzi di Bologna. Più di recente il suo lavoro è stato oggetto di mostre personali in gallerie d’arte nel sudovest del Giappone.

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