Da Sartre a Simone De Beauvoir, passando per Françoise Sagan e Boris Vian, senza dimenticare Céline, Camus, Queneau e molti altri: una guida, che non ha la pretesa di essere esaustiva, per offrire una panoramica di dieci titoli-fotografie della letteratura francese del Novecento…
La letteratura francese ha dato nel Novecento un contributo culturale determinante, attraverso titoli e autori che hanno fatto la storia. Questa guida, che non ha certo la pretesa di essere definitiva e completa, ha come obiettivo offrire una panoramica di dieci titoli-fotografie di un’epoca.
Jean-Paul Sartre – La Nausea
Capolavoro dell’esistenzialismo francese, La Nausea (Einaudi, trad. Bruno Fonzi) è un romanzo filosofico nichilista e ricchissimo, che ritrae l’inquietudine umana che si respirava alle porte della Seconda Guerra Mondiale. Un uomo, Antoine Roquentin, e la sua crescente e perenne condizione di “ansia immotivata” come simbolo di una società che ha perso la bussola, di una borghesia sempre più decomposta e privata di punti di riferimento. Angosciante e sempre attuale, è una lettura che scava nell’anima del lettore anche dopo ottant’anni dalla sua prima pubblicazione.
Simone De Beauvoir – Memorie di una ragazza perbene
Primo capitolo di un ininterrotto romanzo-memoir, Memorie di una ragazza perbene (Einaudi, traduzione di Bruno Fonzi) è l’intenso racconto della prima infanzia e dell’adolescenza di De Beauvoir. Un’esperienza letteraria attraverso la quale ci immergiamo nella vita dell’autrice, attraverso la sua passione per la letteratura, i suoi primi dubbi esistenziali e la nascita della filosofia che la consacrerà come una delle figure più importanti del Novecento. Il libro è anche un’occasione per raccontare il clima francese dell’epoca.
Pierre Drieu La Rochelle – Una donna alla finestra
La Rochelle è uno degli autori francesi più controversi del primo Novecento. Impegnato artisticamente e politicamente, è maggiormente ricordato per il plumbeo Fuoco Fatuo (Edizioni SE) da cui Louis Malle ha tratto l’omonimo film. Una donna alla finestra, recentemente riproposto dalla giovane casa editrice indipendente GOG con la traduzione di Lorenzo Vitelli, è un misterioso romanzo ambientato nell’Atene degli anni ’20. Una città cosmopolita come teatro delle riflessioni dell’autore sul tema della decadenza occidentale, attraverso un complesso ménage à trois che vive di conflitti (amore e rivoluzione, soldi e sangue, uomo e donna).
Raymond Queneau – Zazie nel metrò
Esplosivo, folle e straniante, Zazie nel metrò (Einaudi, traduzione di Franco Fortini) è un testo di culto, sopra le righe, che conferma il talento linguistico di Raymond Queneau. Leggere delle avventure dell’impertinente Zazie e del suo desiderio di vedere il metrò parigino, simbolo della modernità, è come salire su una montagna russa impazzita. Un libro che spinge il lettore a perdersi tra i simboli e i giochi linguistici, abbandonandolo nel mezzo di un carnevale letterario senza eguali.
Françoise Sagan – Bonjour Tristesse
Nel 1954, l’uscita di Bonjour Tristesse (TEA, traduzione di M.L. Vanorio) fu accompagnata da scandali mediatici e innumerevoli copie vendute. La sua autrice, Françoise Sagan, aveva solo diciotto anni e fu subito bollata come la “terrible fille” della letteratura francese. La penna di Sagan dimostra già, però, una maturità e una sensibilità senza eguali. La storia? Quella di un’estate e di un intenso rapporto padre-figlia attraverso la gelosia di Cecilia per la nuova autoritaria compagna del papà. Un racconto di formazione malinconico dove il saluto alla tristezza diventa una splendida metafora per l’effettivo ingresso nell’età adulta.
Raymond Radiguet – Il diavolo in corpo
Altro enfant terrible francese è sicuramente Raymond Radiguet, autore tormentato scomparso, a causa di una malattia, poco più che ventenne. Il suo Il diavolo in corpo (Feltrinelli, tradotto da Marina Larocchi) indaga la storia tormentata tra un adolescente colto e arrogante e una giovane donna più grande di lui, rimasta sola dopo che il fidanzato è partito per il fronte. I misteri dell’amore vengono sondati in quello che è un affresco lucido e sensibile sulla guerra come causa primaria della distruzione dell’adolescenza. Un classico che all’epoca della sua uscita fu salutato come un’opera sospetta: era possibile che un ragazzo così giovane potesse scrivere così bene? C’era forse qualcosa sotto? Radiguet non aveva trucchi nascosti, semplicemente un grande talento autoriale.
Boris Vian – La schiuma dei giorni
Ingegnoso e fiabesco, La schiuma dei giorni (Marcos Y Marcos, traduzione di Gianni Turchetta) è il grande capolavoro di Boris Vian, autore e musicista cardine della cultura novecentesca francese. Surreale fino al midollo, anche nei continui ed esuberanti giochi linguistici, è la travolgente storia d’amore tra Colin, uomo ricco che non ha bisogno di lavorare ma che sente la mancanza di qualcosa nella sua vita, e Chloé, la donna di cui si innamora e che nasconde un male incurabile. La schiuma dei giorni è una fiaba tragica dall’impatto visionario che lascia ancora oggi annichiliti.
Louis Ferdinand Céline – Viaggio al termine della notte
Considerato da molti uno dei libri fondamentali del novecento, Viaggio al termine della notte (Corbaccio, trad. Ernesto Ferrero) di Céline è un’epopea che trabocca di nichilismo estremo. Il viaggio di Bardamu, soldato fuori posto della grande guerra, è raccontato con uno stile frenetico, nevrotico e convulso. Uno stile che pone un taglio netto col passato letterario e che già dalla prima pagina è carico di rivoluzione. Il risultato è un tour de force perverso e blasfemo e allo stesso tempo terribilmente divertente e sarcastico. Un viaggio senza possibilità di ritorno nei lati più malsani (e maligni) dell’essere umani.
Georges Bataille – Storia dell’occhio
Un cammino di formazione senza formazione è quello che ci propone il filosofo Georges Bataille in quello che è il suo romanzo più ricordato e controverso. La storia di due giovani attraenti e di buona famiglia e il loro viaggio privo di bussola nella perversione. E l’occhio come simbolo chiave della perfezione erotica. Enigmatico e complesso, allo stesso tempo dominato da un grottesco senso dell’umorismo, Storia dell’occhio (Edizioni SE, tradotto da Luca Tognoli) è un libro vertiginoso e anarchico. Esattamente uno di quei pochi libri la cui lettura si può definire veramente “un’esperienza.”
Albert Camus – Lo straniero
Insieme a La nausea di Sartre, Lo straniero (Bompiani, traduzione di Sergio Claudio Perroni) di Camus è l’altro grande titolo dell’esistenzialismo francese, con il racconto di un uomo, Meursault, che vive la propria vita con assoluta indifferenza e abbandonandosi agli eventi. Tutto sembra privo di significato: la morte della madre, le relazioni sentimentali, persino un delitto da lui commesso. L’apatia di Meursault è descritta con grande estro da Camus, che opta per uno stile di scrittura piano, essenziale, privo di slanci e abbellimenti. Qual è il senso dell’esistenza? Questo uno dei grandi fuochi del romanzo, che per Meursault si traduce in una sola risposta: nessun senso.