In occasione dell’uscita del suo nuovo libro “Nella pietra e nel sangue” (tra romanzo storico e giallo letterario, e con un giovane dantista tra i personaggi), lo scrittore Gabriele Dadati ci guida attraverso un percorso di lettura a tema dantesco, partendo da Mario Tobino e Gustave Doré, passando per “L’Italia di Dante” di Giulio Ferroni, “I delitti dei nove cieli” di Giulio Leoni e “Vita di Dante” di Giorgio Inglese, per concludere con un libro insospettabile…
Mario Tobino, Biondo era e bello (Mondadori)
Questo piccolo, grande classico è probabilmente la biografia più irregolare e sanguigna di Dante che sia mai stata scritta. Tobino (Viareggio, 1910 – Agrigento, 1991) venne “chiamato” dai versi della Commedia – che riecheggiarono memorabili nella sua mente per tutta la vita – ma quando infine volle “incontrarlo” scoprì in lui più ancora che un poeta, un uomo. Un uomo che venne guidato dalla passione politica e dal furore amoroso, che soffrì per l’esilio ma che seppe reagire alle avversità.
Giulio Leoni, I delitti dei nove cieli (Nord)
Leoni ha inventato, vent’anni fa, un investigatore formidabile, su cui ha incentrato ormai sette romanzi: Dante Alighieri. Ma l’ha inventato per modo di dire. Dante non è preso a pretesto e «tirato con gli argani» dentro vicende criminose intese solo al diletto del lettore. Ogni titolo riesce a indagare singoli aspetti della sua vita. Dante davvero vide Parigi, come testimoniano Boccaccio e il Villani, venendo così a contatto con la cultura templare? Nessuno lo sa davvero. Leoni, però, scommette di sì.
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Giorgio Inglese, Vita di Dante. Una biografia possibile (Carocci)
Di biografie di Dante ne esistono (per fortuna) diverse, per lo più (sempre per fortuna) meritorie. Quella di Giorgio Inglese, tuttavia, ha una peculiarità tutta sua: si fida di Dante fino a un certo punto. Nel senso che sotto il segno di un approccio critico rigoroso, l’autore per trarre notizie preferisce rivolgersi alle antiche vite del poeta, ai primi commenti alla Commedia e alle fonti storiografiche scritte tra il 1310 e il 1450, invece che alla Commedia stessa, alla Vita Nova e alle altre opere, conscio del tasso d’invenzione che contengono. Il lettore dovrà “venire da casa già imparato”, in fatto di letteratura, ma in cambio ne avrà un’onestà intellettuale rara.
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Giulio Ferroni, L’Italia di Dante. Viaggio nel paese della Commedia (La nave di Teseo)
Tra il XVIII e il XIX secolo l’Italia fu la meta prediletta del grand tour, quel viaggiare colto che la migliore gioventù europea si concedeva in seno alla bellezza sia paesaggistica sia culturale. Per compiere il suo, di grand tour, Ferroni usa come guida i versi di Dante. E se la bellezza di questo nostro grande poeta è (anche) la capacità di rendere ogni dettaglio vivido, grazie a Ferroni quel nitore si fa attuale e ancora più vicino al lettore. Un volume monumentale, sulle cui pagine tuttavia l’occhio corre felice.
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Gustave Doré, La Divina Commedia di Dante Alighieri (Mondadori)
Non ci sono probabilmente, in tutto l’Ottocento, illustrazioni che stanno alla pari di quelle che Doré dedicò ad alcuni grandi autori: oltre a Dante, “fece suoi” Cervantes, Rabelais, La Fontaine, Balzac, Milton, Poe, Coleridge, Gautier, Tennyson. Le centotrentacinque tavole qui riproposte (più una: quella con il volto del poeta) sprofondano chi le sfoglia in un oltremondo in cui ogni scena è vastissima e ogni corpo si impone all’occhio per la sua fisicità sorprendentemente concreta.
L’Inferno di Topolino (Disney/Mondadori)
Scritto da Guido Martina e illustrato da Angelo Bioletto (uscì dapprima a puntate tra l’ottobre 1949 e il marzo 1950), L’Inferno di Topolino entrò nelle case di molti italiani per restarci quando fu ristampato in volume unico cartonato nel 1971. Le immagini sono scabre, cupe e meravigliose, ai dialoghi nelle vignette sono associate didascalie in terzine che fanno propria una delle più evidenti caratteristiche di quelle della Commedia: la grandissima ricchezza lessicale. Per chi ancora sostiene che il fumetto sia cosa da poco. Provare per credere.
L’AUTORE – Gabriele Dadati (nella foto di Laura Scaglioni, ndr) è nato a Piacenza nel 1982. Ha pubblicato Sorvegliato dai fantasmi (2006, Pequod), Piccolo testamento (2011, Laurana) e L’ultima notte di Antonio Canova (2018, Baldini+Castoldi).
Nella pietra e nel sangue (Baldini+Castoldi).- il suo nuovo libro – è insieme romanzo storico e giallo letterario. Dario Arata, un giovane dantista, si mette sulle tracce dei misteri lasciati alla storia da Pier delle Vigne, colui che passò dall’essere l’uomo più potente della corte di Federico II a essere condannato all’accecamento e spogliato di ogni ricchezza. Perché Pier delle Vigne tradì il suo signore? E soprattutto perché si uccise una volta lasciato libero? Dario inizia così un viaggio attraverso i secoli, con la sensazione che ci sia un segreto spaventoso da svelare…