Vizioso, impertinente, geniale. Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre 1900), il dandy più famoso di sempre, è passato alla storia tanto per le sue opere, quanto per la sua esistenza – Da “Il ritratto di Dorian Gray” a “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, passando per gli aforismi e l’estetismo, l’approfondimento sulla vita e gli scritti dell’autore irlandese, morto a soli 46 anni

Nel cimitero di Père-LachaiseParigi, c’è una tomba che raffigura una figura alata – un angelo dal viso di sfinge – che, nonostante sia scolpita nella pietra, sembra pronta a spiccare il volo. Lì, fino a pochi anni fa, i ragazzi e le ragazze di tutto il mondo baciavano la statua e lasciavano impronte di rossetto, portavano fiori, scrivevano poesie e pezzi di canzoni. Una tradizione che si è perpetuata per anni, tanto da richiedere l’installazione di una barriera che ne proteggesse le fattezze.

Lì, nello stesso cimitero che accoglie Honoré de Balzac, Marcel Proust, Jim Morrison e Édith Piaf, giace Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre 1900).

La vita, la poetica e le opere di Oscar Wilde, il dandy più famoso di sempre, si intrecciano in una maniera profonda, tanto da rendere l’autore irlandese famoso tanto per le sue opere, quanto per la sua esistenza.

Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde nasce il 16 ottobre 1854 a Dublino, da padre medico e madre poetessa. E non una qualunque: Jane Francesca Elgee è una linguista affermata, la Lady Speranza che ha pubblicato una serie di opere a favore della Giovane Irlanda e alla causa di indipendenza irlandese. Il piccolo Oscar è un bambino sveglio e vivace, che ama la lettura e si cimenta, fin da subito, nella scrittura di storie. Inizierà una carriera di studente brillante, che lo porterà a ricevere borse di studio per frequentare il Trinity College di Dublino e a laurearsi a Oxford.

La scrittura comincia a far parte della sua vita e nel 1881 pubblica la sua prima raccolta di poesie Poems – che, seppur considerata immorale e spudoratamente plagiata da altri autori, permette a Wilde di farsi conoscere, al punto che viene invitato negli Stati Uniti a tenere una serie di conferenze letterarie.

I viaggi, gli aforismi, la fama

oscar wilde aforismi

New York, Londra, Parigi. Wilde si sposta spesso da un luogo all’altro, stringe rapporti, scrive opere teatrali. Il suo nome è sulla bocca di tutti, ovunque vada. È un frequentatore assiduo dei salotti e dei circoli letterari più in voga, circondato da giovani intellettuali della società che conta. Uno dei suoi tratti distintivi è, certamente, l’innata capacità di avere sempre la risposta pronta al momento giusto. Frasi pungenti, scaltre, brillanti, che accompagnano il suo eloquio e che serpeggiano tra i suoi testi. Qualcuno, più avanti, li raccoglierà e li chiamerà Aforismi.

Il 29 maggio 1884, a Piccadilly, Londra, Wilde sposa la bella Constance Lloyd, dalla quale avrà due figli. La relazione tra i due è burrascosa, specie perché in questo periodo Wilde conosce Robert Ross. Robert Ross è un giornalista canadese, cacciato di casa per via del suo orientamento sessuale, nonché uno dei primi amanti di Wilde. John Gray, Lionel Johnson, John Barlas, Max Beerbohm… Sono molti gli uomini che incroceranno il loro cammino con quello di Wilde, ma Ross resterà uno dei più importanti.

The Woman’s World magazine

Nel 1887 Wilde collabora con il Woman’s World magazine, una rivista femminista che si occupava di ciò che le donne “pensano e provano”, uno strumento che permettesse al mondo femminile di esprimersi in ogni campo, dall’arte, alla letteratura, alla vita mondana. In questi anni inizia il periodo d’oro della produzione di Wilde.

oscar wilde il principe felice

Del 1888 è la raccolta di fiabe Il principe felice e altre storie, e nel 1891 scrive il dramma in un unico atto Salomè, ispirato alla principessa che, nella Bibbia, chiede la decapitazione di Giovanni Battista. Dovranno passare diversi anni perché quest’opera, ritenuta oscena e scandalosa, possa calcare i palcoscenici: la prima avverrà al Théâtre de l’Œuvre di Parigi l’11 febbraio 1896.

Negli anni ’90, comunque, Wilde è un autore affermato, famoso e richiesto. È un uomo che si nota, colto, elegante, sempre vestito in modo vistoso e raffinato.

È bello, Oscar Wilde. Tutti vogliono conoscerlo, parlare con lui, da Émile Zola,  a Jean Moréas, a Stéphane Mallarmé. Tutti vogliono avere accanto il dandy più famoso del momento.

Il fantasma di Canterville

«Vi hanno fatto morire di fame? Oh, signor Fantasma, avete fame? Ho un sandwich nella borsa. Lo volete?»

«No, grazie, adesso non mangio più.»

Il fantasma di Canterville, pubblicato nel febbraio 1887, ha per protagonista una famiglia americana che si trasferisce in Inghilterra, in una casa infestata. C’è un fantasma, infatti, in quella casa, che vorrebbe fare il suo mestiere e spaventare i nuovi inquilini. Vorrebbe, sì, ma non riesce molto bene…

L’estetismo

Il 1891 è un anno fondamentale nella produzione di Oscar Wilde. Oltre a una una nuova raccolta di racconti brevi, Il delitto di Lord Arthur Savile e altre storie, e La casa dei melograni, che dedica a sua moglie, nel 1891 Wilde pubblica Intenzioni, un saggio che espone i principi di quella che sarà poi baluardo della sua poetica: l’estetismo.

Gli ultimi decenni del secolo hanno già visto l’ascesa del movimento estetico: il culto della bellezza del mondo celata dalla materialità del quotidiano torna a splendere grazie all’Arte, che ne diventa quindi oggetto e mezzo di trasmissione, mentre compito dell’artista è proprio quello di diffonderla. Quest’ultimo si fa così esteta e, come scrive lo stesso Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray, è creatore di cose belle.

Il ritratto di Dorian Gray

oscar wilde il ritratto di dorian gray

“L’unico modo di liberarsi di una tentazione è abbandonarvisi.”

L’unico romanzo di Oscar Wilde è probabilmente la sua opera più conosciuta. Ispirato al mito del Dottor Faust, il giovane Dorian Gray viene immortalato da un suo amico pittore in un quadro, splendido quanto lo è lui. La visione delle sue fattezze sulla tela lo terrorizza, e Dorian si augura che il quadro possa invecchiare al suo posto, lasciando che i segni del tempo lascino le loro impronte sulla tela e non sulla sua pelle. A volte, però, bisogna stare attenti a cosa si desidera…

Il periodo “teatrale”

Nel febbraio del 1892 Wilde scrive Il ventaglio di Lady Windermere, commedia teatrale che riscuote grande popolarità e consensi da parte della critica.

È un tipo di scrittura, quella teatrale, che fa molto al caso suo: attraverso i dialoghi e i monologhi, Wilde può esporre il suo pensiero senza il rischio di essere continuamente censurato: è forte l’intenzione di criticare la mentalità vittoriana, così impostata sulla morale e che condanna il dominio dei sensi, e Wilde non è certo il tipo di autore che non dice la sua, quando ne ha la possibilità. La commedia, spesso satirica e di costume, fa da padrona nella produzione del momento. Escono in questi anni Una donna senza importanza, Un marito ideale e la celeberrima L’importanza di chiamarsi Ernesto.

L’importanza di chiamarsi Ernesto

l'importanza di chiamarsi ernesto

“In Inghilterra comunque, grazie a Dio, l’educazione non produce il minimo effetto. Non fosse così ne deriverebbero gravi inconvenienti per le classi superiori”.

The importance of being Earnest è la più celebre commedia degli equivoci di Wilde. Il titolo, da solo, gioca sulla somiglianza del nome Earnest con la parola Honest, cosa che ha portato diversi traduttori a preferire titoli come “L’importanza di chiamarsi Franco”, o “L’importanza di chiamarsi Fedele”, proprio per ricalcare il primo degli equivoci.

La pièce, in tre atti, va in scena per la prima volta al St. James Theatre di Londra il 14 febbraio 1895 e riscuote un successo senza precedenti.

Nella pudica e ipocrita Inghilterra di fine ‘800, Jack Worthing, elegante uomo dal passato misterioso, vive in campagna con la giovane Cecily, di cui è il tutore. Insieme a lui, il suo compare Algernon Moncrieff, un uomo dedito agli ozi e assiduo frequentatore dei salotti cittadini. Ha una cugina, che piace molto a Jack, ed è attratto dall’idea di conoscere Cecily.

Jack raggiunge la città per frequentare la gente bene, ma decide di farlo sotto falso nome, e si presenta come Earnest; Algernon, invece, si sposta in campagna, fingendo di essere il fratello minore di Jack. Gli elementi per creare una lunga e divertente serie di equivoci ci sono tutti.

Alfred Douglas

Wilde è all’apice del suo successo quando, in uno dei salotti di Londra che è solito frequentare, incontra Alfred Douglas. Alfred è un giovane bello, viziato e insolente, che spende le sue giornate tra il gioco d’azzardo e il sesso occasionale. E Wilde, lo sappiamo, ha un solo modo di resistere alle tentazioni: cedervi. I due iniziano una relazione mal vista dalla società, per di più perché Wilde è ancora sposato con Constance. Il loro rapporto è fatto di continui litigi, minacce, passione. L’omosessualità di Wilde non è un segreto per nessuno, anche se a Londra, in quegli anni, è reato.

Nel 1894 il padre di Douglas, il Marchese di Queensberry, viene a sapere della relazione tra il figlio e Oscar Wilde, così scrive un biglietto a quest’ultimo, nel quale gli dà del ruffiano e, soprattutto, del sodomita.

Wilde, al quale orgoglio e arroganza non mancano, decide di fare causa al marchese per diffamazione, convinto di poter vincere la causa. Questo, purtroppo, non succede. Cade l’accusa per diffamazione al marchese e spunta l’accusa per Oscar Wilde. Il 25 maggio 1895 lo scrittore è condannato a due anni di prigione e lavori forzati per sodomia.

Per sfuggire alla gogna giornalistica, Constance cambia il proprio cognome e quello dei figli in Holland e scappa da Londra per cominciare una nuova vita.

De profundis

de profundis

«Non dubito che in questa lettera […] vi sarà molto che ferirà nel vivo la tua vanità. In questo caso, leggi e rileggi questa lettera finché la tua vanità sarà morta del tutto. Se vi troverai in essa qualche cosa di cui ti riterrai accusato ingiustamente, ricorda che bisognerebbe essere grati per ogni colpa di cui si è accusati ingiustamente. Se vi sarà in essa un solo passo che porterà lacrime ai tuoi occhi, piangi, come piangiamo noi in carcere, dove per le lacrime non esiste distinzione tra il giorno e la notte. Sarà la sola cosa che potrà salvarti».

In carcere, dopo il processo, Oscar Wilde scrive quella che, probabilmente, è la sua ultima opera degna di nota. Un testo che, però, non era stato pensato o voluto per la pubblicazione.

Si tratta di una lunga, lunghissima lettera a Douglas, una sorta di lascito, ma anche di avvertimento per il giovane, che fino a quel momento ha vissuto una vita fatta di vizio e di peccato. Il testo sarà pubblicato solo nel 1905, quando Wilde, ormai, non c’è più.

Muore di meningite il 30 novembre 1900, a 46 anni.

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