Un settantenne agiato cerca di colmare il vuoto lasciato dalla moglie, perduta dieci anni prima, prima con un nuovo tentativo di risposarsi, poi con la possibilità di diffondere l’opera della compagna amata. Eppure, l’assenza di qualcuno non è, in fin dei conti, un vuoto. È uno spazio denso di memoria, dove un ricordo riporta a un altro ricordo. “Baumgartner” è l’ultimo romanzo di Paul Auster: ritorna la sua ossessione per le coincidenze e la casualità della tragedia…

Ci sono storie, dentro altre storie. Una vita umana si compone di una narrazione generale, che si frammenta nelle vite di chi l’ha preceduta, di chi la seguirà e di chi incontra. Paul Auster è ossessionato dall’intrecciarsi delle esistenze e dalla casualità delle circostanze.

Siamo monadi che vibrano insieme, e il nostro scontrarci può dare il via a grandi storie d’amore o causare disastri che possono deviare il nostro percorso. Monadi o, come chi vedrà chi legge Baumgartner, macchine impazzite.

Paul Auster, Baumgartner

Seymour Baumgartner, per gli amici Sy, è stato fortunato: appena ventenne ha incontrato l’amore della sua vita: Anna Blume. Lui è un futuro accademico, lei una futura redattrice, traduttrice e poeta. Condivideranno le loro storie fino all’improvvisa morte di lei, all’età di 58 anni, per un’onda più feroce delle altre: a quel punto inizia la vita solitaria di Baumgartner, ed è lì che lo incontriamo, all’avvio del romanzo che da lui prende il nome.

È l’ultimo libro di Paul Auster, pubblicato da Einaudi nella traduzione di Cristiana Mennella. Un settantenne agiato cerca di colmare il vuoto lasciato dalla moglie, perduta dieci anni prima, prima con un nuovo tentativo di risposarsi, poi con la possibilità di diffondere l’opera della compagna amata. Eppure, l’assenza di qualcuno non è, in fin dei conti, un vuoto. È uno spazio denso di memoria, dove un ricordo riporta a un altro ricordo.

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Come nel paradosso della freccia di Zenone, Baumgartner si muove su e giù per la sua casa, ma non arriva mai da nessuna parte: in ogni istante è immobile, la testa altrove. Può essere l’età, che gli fa perdere il filo delle azioni da compiere, può essere una folla di pensieri che si rincorrono. La stessa struttura del romanzo continua a rimandare a piccoli racconti: storie autobiografiche di Anna, appunti di Seymour. Un testo che Auster aveva già scritto al ritorno da un viaggio in Ucraina nel 2020. Un ricordo che si instilla nel tran tran quotidiano porta ad aprire una scatola, e dentro questa scatola c’è un altro pezzo di vita.

Auster ha già scritto, a lungo, di lutto. Il libro delle illusioni si costruisce sul dolore di un uomo, professore anche lui, che ha perso moglie e figli in un incidente aereo. Soffre il David Quinn di Città di vetro, dentro la Trilogia di New York. Nel monumentale 4321, lo scrittore concede al suo protagonista ben quattro esistenze in cui fare i conti con l’ineluttabilità della perdita. E c’è Nel paese delle ultime cose, un romanzo distopico dove un’intera società è perduta e la desolazione di una terra ci viene mostrata attraverso gli occhi di una donna alla ricerca del fratello giornalista, che si è avventurato in un paese dannato per fare un reportage. Anche lei si chiama Anna Blume. Tutto il romanzo si rivolge a un tu che non conosciamo.

In Baumgartner, dove non mancano altri richiami, come la madre del protagonista che da nubile si chiama Auster, Anna Blume è di nuovo partita per un paese delle ultime cose: dallo spazio liminale in cui si trova contatta il marito. Forse in Sy troviamo il tu a cui si rivolgeva il romanzo del 1987? Poco importa: tutta l’opera di Auster è intrisa di coincidenze. In un’intervista al Guardian, ha raccontato di un’esperienza incredibile vissuta in campeggio, a 14 anni. Un ragazzino venne colpito da un fulmine davanti ai suoi occhi: “Trovarmi accanto a un ragazzo che di fatto è stato ucciso dagli dei ha cambiato la mia intera visione del mondo“.

Per questo, dove la tragedia arriva inaspettata, la memoria è l’unico soccorso. Finché noi siamo in vita, chi è morto vive con noi: da lì l’attaccamento che Sy ha tutto sommato verso la sua quotidianità, lo slancio verso novità che gli permettano di continuare a coccolare il suo unico amore.

Nonostante tutto, è un romanzo allegro: è arrivato dopo la catastrofe, quando a suo modo è stata digerita. Sy è ancora felice di essere al mondo.

Nel terminare il romanzo, Auster ha scoperto di essere malato. La notizia l’ha data la scrittrice Siri Hustvedt, che da quarant’anni è sposata con Auster: ha raccontato in un post su Instagram il tempo che lei e il marito stanno passando a “Cancerland”. Sempre al Guardian, Auster ha detto che Baumgartner potrebbe essere il suo ultimo romanzo. Ma ha anche detto che alla “polizia del cancro” che l’ha accolto all’inizio del suo viaggio ha risposto: “Portami dove vuoi”.

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