“Non c’è una radice comune nei delitti di Porta Venezia…”. Mauro Biagini, creativo pubblicitario fin dalla seconda metà degli anni ’80, è autore di numerosi gialli, ambientati nel quartiere milanese in cui vive (il suo nuovo romanzo, “La sconosciuta di Porta Venezia”, è il quinto con protagonista la magliaia Delia): su ilLibraio.it lo scrittore (e noto copywriter) ripercorre alcuni degli omicidi (reali) che negli anni hanno avuto come scenario quest’area della città, “che a ogni angolo ti riserva una sorpresa”

“Dove c’è un morto c’è vita.” Così rispose Elda Lanza a un giornalista a proposito dei suoi gialli. In effetti disseminare di morti ammazzati le strade di Porta Venezia è anche per me un modo per celebrarne la vitalità.

Ma perché ho scelto proprio Porta Venezia per ambientare i miei romanzi con delitto?

Innanzitutto perché ci abito da molti anni ed è buona regola scrivere di ciò che si conosce bene. E poi perché questo pugno di strade si rivela essere ogni giorno una fonte d’ispirazione pressoché illimitata.

Porta Venezia è un quartiere milanese che a ogni angolo ti riserva una sorpresa. Con le sue contraddizioni, la sua energia creativa e il suo mix di etnie e classi sociali è lo scenario perfetto per un noir. Con La sconosciuta di Porta Venezia firmo il mio quinto giallo ambientato in un’area tanto circoscritta. Eppure le strade sotto casa non hanno esaurito i loro segreti, capaci di contenere universi ancora tutti da esplorare. Un campionario umano e sociale che si rispecchia, non a caso, nei più famosi delitti che hanno insanguinato il quartiere.

Il primo, sia in ordine cronologico che di ferocia, è quello di Rina Fort, detta anche “la belva di via San Gregorio”.  Una donna del popolo, trasferitasi a Milano da un paesino del Friuli-Venezia Giulia, che massacrò brutalmente la moglie e i tre figli del suo amante: tal Giuseppe Ricciardi, commerciante siciliano di stoffe, anch’egli approdato nella città meneghina in cerca di fortuna.  Il 1946 stava volgendo al termine, in una Milano in piena ricostruzione che si apprestava a diventare la città dell’accoglienza per chi sognava una vita migliore.

Saltando avanti di un decennio, un altro delitto che fece scalpore ebbe luogo in uno dei più affascinanti alberghi della zona: l’hotel Diana. Era l’agosto del 1956 quando, nella camera 216, fu uccisa una ricchissima brasiliana di nome Elisa Ferreira Machado: una turista del lusso, come se ne incontrano ancora tante per le strade di Porta Venezia. Autore del crimine, un cameriere poco più che ventenne emigrato a Milano dal Trentino. Intrufolatosi nella stanza della signora per rubarle i gioielli, era stato scoperto da lei e, per la paura di perdere il suo posto di lavoro, l’aveva strangolata.

Tre anni dopo, nel marzo del 1959, il cadavere di una giovane donna, Paola Del Bono, venne rinvenuto invece nelle acque dell’Idroscalo. Eppure, anche in questa circostanza, il delitto ebbe origine in Porta Venezia.  Dopo alcune settimane d’indagini, infatti, si presentò in Questura un ingegnere, uomo stimato e padre di famiglia, che confessò di averla caricata in auto in viale Majno – una strada estremamente signorile – dove lui abitava e la Del Bono era solita prostituirsi di notte. Mai confessò però di averla uccisa.

Ed è ancora una donna, la stilista Valentina Masneri, a essere stata accoltellata a morte il 17 marzo del 1975 nella sua abitazione di via Settala 57. Quello spicchio di quartiere era uno dei centri del traffico di droga milanese e tanti palazzi ospitavano case chiuse clandestine. Ma la vittima era estranea a quel mondo e il caso non fu mai risolto.

E per concludere questa cinquina di delitti, arriviamo al 2 agosto del 2001 all’interno di un altro grande albergo: il Westin Palace di Piazza della Repubblica. Dove nella camera 1204 la giovane studentessa Silvia Cattaneo fu freddata da un colpo di pistola sparato dall’amante, un facoltoso farmacista che a sua volta si tolse la vita. Pare che lei volesse lasciarlo ed era pure incinta, ma il reale movente non fu mai chiarito.

Non c’è, dunque, una radice comune nei delitti di Porta Venezia. Come non c’è neppure nei romanzi che scrivo. Nelle mie pagine posso spaziare dai vecchi residenti delle popolari case di ringhiera a quelli dei ricchi palazzi storici; dai ragazzi che fumano il narghilè sotto il dehors di un shisha bar alla variopinta clientela dei tanti locali lgbt; dai balordi che bazzicano sui Bastioni ai turisti che fanno shopping sul corso. E nella mia immaginazione sono tutti potenziali vittime o assassini. Nessuno escluso.

La sconosciuta di Porta Venezia di Mauro Biagini

L’AUTORE – Mauro Biagini nasce a Genova e dopo la laurea in Lettere Moderne si trasferisce a Milano. Creativo pubblicitario fin dalla seconda metà degli anni ’80, ha lavorato come copywriter in importanti agenzie internazionali, firmando popolari spot per clienti quali Averna, Fastweb, Unilever e arrivando a ricoprire il ruolo di direttore creativo di Mercedes-Benz e Smart in Italia. Attualmente è consulente di comunicazione per alcune aziende.

I SUOI GIALLI – Nei suoi gialli, ambientati tutti nel quartiere milanese di Porta Venezia in cui risiede, ha dato vita a una figura di detective particolare, l’anziana magliaia Delia, che fa il suo esordio con Il rumeno di Porta Venezia (Fratelli Frilli Editori, 2019). Il personaggio è poi protagonista dei romanzi La ragazza del Club 27 (2020), Morte a Porta Venezia (2021) e C’è un cadavere sui Bastioni di Porta Venezia (2022), così come dei racconti presenti nelle antologie 44 gatti in noir, Tutti i sapori del noir, I luoghi del noir, Odio e Amore in noir e Note noir, sempre per Fratelli Frilli Editori. Ha pubblicato anche Marcantonio detto Toni (Robin Edizioni, 2018, scritto con Silvia Colombini), Soprattutto viole (goWare, 2019) e vari racconti in antologie edite da Edizioni della Sera, Covo della Ladra e Neos Edizioni.

IL NUOVO LIBRO – Il suo nuovo giallo, La sconosciuta di Porta Venezia, è il quinto con protagonista la magliaia Delia. Un microcosmo metropolitano – con il suo pugno di strade, i suoi palazzi liberty, le sue botteghe che resistono alla globalizzazione, i suoi residenti che si riconoscono e si salutano – nel quale si respira quasi un’aria di provincia. La trama, con il suo corollario di omicidi e di indagini, non è mai il vero movente dei gialli di Biagini. Sono piccole commedie umane che tentano di imprimere sulla pagina piccole nostalgie e felicità agognate.

Erede della lezione di Renato Olivieri, Biagini dissemina tra le righe citazioni, letture, dipinti, oggetti di design.

Ambientato in un quartiere oppresso dalla calura estiva, il romanzo è scandito da una sequenza di morti che coincide con l’apparizione di una donna misteriosa. La magliaia Delia, degente per un intervento, riesce dal suo letto d’ospedale a scoprire una verità davvero inattesa che regala al lettore un finale agghiacciante.

Biagini stavolta tenta un azzardo. Una delle vittime è una persona realmente esistente. Uno dei più affermati immobiliaristi del lusso di Milano, Maurizio Del Fa, ha infatti dato il suo assenso per figurare tra i personaggi….

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