“Presunzione” di Luca Mercadante è un romanzo di formazione che racconta la storia di Bruno Giuda, un ragazzo che frequenta l’ultimo anno di liceo. Lui studia, studia e basta, perché si sente destinato a cose migliori. E studiare e basta non è un sacrificio, lo fa con tenacia, perché sa che “la vita vera non è adesso, la vita è dopo”. Il sogno di indipendenza va di pari passo con il desiderio di integrazione nella borghesia bene, in una zona del casertano in mano a Quelli-llà, i camorristi, innominabili, invisibili, potentissimi… – L’approfondimento

“Io sono Bruno Guida e non sono mai stato bocciato o rimandato”.

Bruno Guida, di Villa Literno, è in dirittura d’arrivo, all’inizio dell’ultimo anno. Lui studia, studia e basta, perché si sente destinato a cose grandi, migliori. E studiare e basta non è un sacrificio, lo fa con tenacia, isolato e sprezzante, perché sa che “la vita vera non è adesso, la vita è dopo“.

Il sogno di indipendenza va di pari passo con il desiderio di integrazione nella borghesia bene, in una zona del Casertano in mano a Quelli-llà, i camorristi, innominabili, invisibili, potentissimi. È in questa terra che Luca Mercadante ambienta le vicende di Presunzione (minimum fax).

Presunzione luca mercadante

Liberarsi dalla palude mentale di Villa Literno è per Bruno una missione: la sua è una presunzione che lo porta a non mollare mai la presa, consapevole di essere un progredito, di avere il diritto di stare insieme a gente come lui, e non con i bifolchi del suo paese.

Si fa cambiare sezione a scuola, per poter frequentare i Casertabbene, intransigente artefice del proprio destino e insofferente alla realtà che lo circonda anche dentro casa. Un padre, Lucio, che gestisce con i “troglocugini” una ditta di costruzioni sempre in difficoltà, villette abusive e qualche amico giusto a guardare le spalle in caso di necessità, una mamma pacata e disillusa che ascolta Toto Cutugno. Ma poi c’è lo zio Piero, un sessantottino idealista, che opera con le ONG in Africa, e vuole costruire una moschea. È sempre stato Piero a muovere il giovane Bruno a fare qualcosa, a scegliere, a spiccare il volo fuori da quel paese arretrato.

Mettiti nei guai, era il suo motto. Fa’ continuamente scelte. Un uomo, per considerarsi tale, non deve mica azzeccare la strada giusta. Ma provare a essere artefice del proprio destino…sì. Caspita, sì!”.

Un’educazione alla disobbedienza, questo è lo zio Piero, fratello del padre Lucio. Sono gemelli “di calce e mattoni”, un legame che è come un amalgama, indissolubile, una sintonia strana per due animi così diversi. Quando Piero scompare senza lasciare messaggi, il gemello Lucio perde il senno, immagina un omicidio di camorra, fonda un’associazione per la legalità, sogna una prima serata da Santoro, vuole muovere gli animi e i carabinieri, una ricerca insensata per un uomo che spariva spesso, sognatore, donnaiolo e girovago.

A sobillare il padre c’è Cigno, un sottogenere di giornalista che sulle Cronache dal Volturno infarcisce scandali di cronaca nera coi toni dei polizieschi anni settanta, alla ricerca di una storia, anche fasulla. 

Casa Guida è divisa in fazioni: Luce e Buio, razionalità contro fanatismo e illusione. E in questo contrasto Bruno si inventa una strada da leader, stratega al liceo, capo di occupazioni studentesche e battaglie politiche: proprio lui, alla ricerca di un ruolo, un posto che abbia un senso, un modo per guardarsi allo specchio e ritrovarvi un’immagine di sé.

Poi Matilde, il “centro di tutto”: “Il nuovo Bruno, quello che voleva avere qualcosa da raccontare degli anni del liceo, sapeva che a diciotto anni o t’innamori di una stronza oppure è meglio non innamorarsi affatto”. Matilde è la stronza di cui innamorarsi, è il sesso, la gelosia, la protezione contro tutti, la gioia e la delusione.

Fare scelte, qualunque esse siano, giuste o sbagliate: Bruno conosce questa alternanza, l’individualismo sprezzante, l’impegno consapevole, l’amicizia, il fare parte di un gruppo, di uno schieramento, di una truppa; quando hai diciotto anni ti puoi permettere il lusso di non essere ancora niente, libero di pensare cosa diventare.

Finché lo zio Piero non viene ritrovato, e Bruno si scopre di fronte al bivio che, infine, decide una volta per tutte la direzione che deve prendere la vita. 

Presunzione è un romanzo di formazione che parla con franchezza e ferocia delle ambiguità di chi si sta cercando, e lo fa guardando gli altri, compagni entusiasti, giovani sognatori, borghesi arrivisti, prendendo le distanze da tutti.

Uno sguardo superbo, quello che Luca Mercadante, attraverso il suo alter ego Bruno Guida, getta su quanti, cafoni e politici, marescialli e faccendieri, recitano su una sceneggiatura già scritta e logora, di giochi di potere e favori. Nuove generazioni di Quelli-llà, armati di libretti di assegni al posto dei fucili, a spartirsi una provincia da cui ci si affranca solo allontanandosi per sempre.

“Se tutto è camorra, allora niente lo è davvero”.

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