La primavera, la più balzana delle stagioni, fa da sfondo a tantissimi romanzi. Quello che vi proponiamo è un viaggio nel tempo letterario in cui le sorprese certo non mancano. Tra gli altri, si citano autori come Joyce, Virginia Woolf, Calvino, Prévert, Goffredo Parise, Bernhard Grossman, Houellebecq e tanti altri

La poetessa la definisce «folle», il poeta dice che è «crudele», mentre il collega, Orfeo della canzonetta, sostiene che sia «maledetta. Maledetta primavera». Pare che la lirica non ami granché la mezza stagione, e non si capisce perché l’Unesco abbia deciso di festeggiarle insieme, istituendo la Giornata mondiale della Poesia il 21 marzo, giorno dell’equinozio aurorale (caduto, però, in quest’anno bisestile, il 20).

Nel mese «pazzerello» inizia così la più balzana delle stagioni, che fa da sfondo a numerosi, e forse bislacchi, romanzi: «All’ombra del caldo tramonto primaverile» cominciano Il Maestro e Margherita e il Ritratto dell’artista da cucciolo di Dylan Thomas, parodia di un’opera joyciana;  tecnicamente, poi, è ancora primavera quando Leopold Bloom zigzaga per Dublino come un Ulisse qualsiasi.

Non meno spaesato è il Marcovaldo di Calvino, perso nei primi giorni di caldo, di «fumo, vento e bolle di sapone», mentre per Faulkner questa è una «stagione pretenziosa, dolce e sgargiante come una commessa col suo vestito da poco prezzo, come un idiota con quattrini e senza gusto». Più naif Virginia Woolf, che nelle Onde scrive: «L’alba è una specie di sbiancare del cielo; una specie di rinnovamento. Un altro giorno; un altro venerdì; un altro venti di marzo, di gennaio, o di settembre. Un altro risveglio generale… Sì, questo è l’eterno rinnovamento, l’incessante sorgere e ricadere, e cadere e risorgere».

«Pazienza, primavera», afferma sornione Goffredo Parise nei Sillabari: protagonisti del racconto, infatti, sono due amanti che non riescono a lasciarsi, pur continuando a insultarsi. Questo è il periodo dell’estro amoroso, come confermano la Signora delle camelie o la più esagitata signora Bovary, che va in calore in aprile quando i «giardini, simili a donne, sembrano acconciarsi per le feste d’estate».

Maggio, poi, è il tempo dei «magnaccia», dei guappi, dei travestiti e della bellissima e scabrosa Notre-Dame-des-Fleurs di Genet. Avvenenti e scandalosi sono pure i ragazzetti del Risveglio di primavera di Frank Wedekind, una «tragedia di fanciulli» più volte censurata perché a risvegliarsi, innanzitutto, è la sessualità, se non la depravazione.

Con l’istinto amoroso sboccia pure l’esaurimento nervoso: i mesi primaverili sono eccitanti soprattutto per gli psicotici, i depressi e gli psichiatri al seguito. Non a caso, il dolorante Werther annota: «La giovane stagione riscalda a pieno il mio cuore che è facile ai brividi». Indubbiamente svalvolate sono le coppie delle Affinità elettive, che giusto in questa stagione si danno allo scambismo, al cambio d’amante e d’armadio. Allo stesso modo gli adulteri di Grossman, in Che tu sia per me il coltello, iniziano a frequentarsi due giorni dopo il pesce d’aprile. Il mese successivo tocca ad Aschenbach, follemente innamorato di Tadzio: «Aveva il cuore e la testa pieni d’ebbrezza e i suoi passi obbedivano al demone che gode di calpestare la ragione e la dignità dell’uomo». Dopodiché, oltre alla dignità, perse pure la vita.

La primavera mortifera fa il paio con l’autunno vitale (di cui a suo tempo si è scritto): in questi mesi si perdono i Bambini nel tempo di McEwan e compaiono i Lividi sull’anima della Sagan. Sotto l’influsso degli «inganni primaverili, che danno allo stesso tempo allegria alle piante, agli animali e agli uomini», Anna e Vronskij coltivano la loro insana passione, e infatti lei finirà sotto il treno poco prima dell’estate. Anche il diversamente ottimista Thomas Bernhard fa iniziare Estinzione in primavera, coll’eloquente sottotitolo «Uno sfacelo», mentre Harold Brodkey racconta il suo calvario di malato di Aids in Questo buio feroce. Malone muore «nel mese d’aprile o di maggio», quando «l’anno è poco inoltrato» e quando è nato pure l’autore (o almeno così dice lui): Samuel Beckett. Qualche giorno dopo, il 23 aprile, ricorrono poi i compleanni di Nabokov e Shakespeare, morto nella stessa data, 400 anni fa.

Le ricorrenze primaverili sono moltissime, da San Patrizio alla festa di Liberazione (dopo la Primavera di bellezza raccontata da Fenoglio), dall’inizio dello zodiaco alle pulizie domestiche, dal Capodanno persiano a Pesach che, come ricorda Moni Ovadia, «celebrava Gesù. Gesù era ebreo: noi crediamo che stesse celebrando la Pasqua cristiana, ma lui in realtà festeggiava quella ebraica». Più blasfemo è il Cristo di Saramago, che sulla croce grida: «Uomini, perdonatelo (Dio, ndr), perché non sa quello che ha fatto». Negli stessi mesi, più o meno, si converte all’Islam il protagonista di Sottomissione di Houellebecq, e dalla primavera araba (documentata ad esempio da Quirico) si potrebbe andare a ritroso fino a quella di Praga (tra i cui cantori ci fu Bettiza).

Sul sito di Ibs si trovano oltre 400 libri che, nel titolo, vantano la parola “primavera”: Neve di primavera di Yukyo Mishima; L’ultima neve di primavera di Blanca Busquets; L’inizio della primavera di Penelope Fitzgerald; Una primavera difficile di Boris Pahor; Sonata di primavera di Ramon del Valle-Inclan; Aspetta primavera, Bandini di John Fante, il primo romanzo della saga di Arturo, diventato famoso per Chiedi alla polvere… Tra i racconti più celebri figurano invece

Una primavera tardiva di Israel J. Singer (fratello del Nobel Isaac Bashevis); La burla di primavera di Piero Calamandrei; Notte di primavera in sala d’anatomia di Arthur Schnitzler; Torrenti di primavera di Ernest Hemingway; Incontrare la primavera di Anton Cechov… Tra le moltissime poesie si segnala, infine, quella di Prévert, Gran ballo di primavera, il cui folgorante incipit recita: «Ragazza di marzo/ ragazzo d’aprile/ innamorati di maggio». Le uniche relazioni che non conoscono primavere sono quelle pericolose: «Forse al termine della nostra carriera amorosa ci rivedremo di nuovo», sussurra Valmont alla marchesa. Ma mai i libertini sopravvivono all’inverno.

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