“La fine del suo tempo è arrivata all’interno di un castello merlato, proprio come le favole esigono. La favola l’abbiamo però scritta noi che nella sua presenza, costante e discreta, abbiamo trovato rifugio mentre il mondo intorno a noi precipitava nei meandri dell’incertezza”. Marco Ubezio, co-autore con Alberto Mattioli di “Elisabetta. La regina infinita”, ricorda su ilLibraio.it la lunga vita di Elizabeth Alexandra Mary Windsor, scomparsa a 96 anni

Lo spirito dell’intera vita di Elizabeth Alexandra Mary Windsor si può riassumere in una foto.

La Regina infinita, rimpicciolita e fraglie, con le mani livide, accoglie a Balmoral il suo quindicesimo Primo Ministro, una donna che porta il suo nome ed è nata quando lei regnava già da oltre vent’anni.

Il sorriso, aperto e rassicurante, appare lo stesso di sempre anche se, a distanza di poche ore da quello scatto, una volta espletato il suo ultimo dovere verso la Nazione che aveva giurato di servire, Elisabetta la Grande ha lasciato la terra dei viventi.

E alla fine, è proprio questo suo ultimo scatto la traduzione per immagini dell’etica elisabettiana di servizio e dovere.

Eppure la Regina dei record, settant’anni sul trono, non era destinata a regnare.

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Alla sua nascita, il 21 aprile 1926 nella casa dei nonni materni a Londra, Elisabetta era solo la figlia di Alberto, Duca di York e di una coriacea nobildonna scozzese che portava il suo stesso nome. La bolla famigliare in cui sarebbe cresciuta prevedeva poche letture ma tanta vita campestre e la piccola principessa già si vedeva proiettata in un’esistenza che rispecchiasse la regola aurea delle tre “c” della nobiltà inglese: cavalli, cani e campagna.

A quel tempo, l’erede designato della corona ero suo zio David che, effettivamente, sarebbe salito al trono nel 1936 ma vi avrebbe poi rinunciato per sposare un’americana divorziata che al secolo faceva Wallis Simpson. Nel clima di choc nazionale che seguì alla rinuncia dello zio, toccò a papà Alberto l’ingrato fardello del trono, compito per il quale non si sentiva adeguato a causa delle fragilità che aveva sviluppato in conseguenza della severa educazione di suo padre.

L’umore famigliare, all’alba dell’incoronazione del padre, era stato perfettamente fotografato dalla sorella Margaret che, a soli sei anni, pareva già conoscere il verso in cui gira il mondo. Davanti alla possibilità che un giorno il trono sarebbe toccato a Elisabetta aveva laconicamente affermato: “Povera tu”.

Eppure, quando era scoccata la sua ora Elisabetta si fece trovare pronta, nonostante avesse solo 25 anni. Il papà Alberto, salito al trono come Giorgio VI, spirò nel sonno tra il 5 e il 6 febbraio del 1952, mentre lei dormiva sopra un albero nella savana africana. E così Elisabetta, salita sull’albero da principessa, alla sua discesa si era ritrovata Regina. Al suo fianco, il biondissimo principe azzurro senza casato di cui si era innamorata a tredici anni, un lontano cugino di nome Filippo.

Settant’anni sul trono senza una sbavatura, nel tempo non facile di un impero che si trasformava in una piccola Nazione, attraversata da profonde lacerazioni sociali e scossa da lunghi periodi di crisi economica.

Se gli anni Cinquanta e Sessanta erano stati quelli del risveglio postbellico e della swining London, gli anni Settanta furono invece segnati da gravi lutti familiari, come la perdita dello zio David, l’ex Re Edoardo VII in esilio a Parigi, e la morte per mano dell’Ira di lord Mountbatten, zio e mentore di Filippo ai cui sapienti intrighi si deve l’incontro che fece scoccare la scintilla d’amore fra Elisabetta e il suo futuro marito.

Il matrimonio di Carlo con la figlia del conte Spencer, un caro amico di famiglia, avrebbe dovuto rinnovare la favola andata in scena tra Lilibet e Filippo ma, come noto, i risultati sarebbero stati decisamente diversi. Analoga sorte ebbero i matrimoni dei figli Anna e Andrea, che da sempre ha rivestito la qualifica di cocco di mamma.

La settimana forse più dura della vita di Elisabetta fu quella seguita alla morte di Diana, quando la speranza della nonna di proteggere i nipoti orfani dagli sguardi indiscreti dei media dovette soccombere alla scelta della Sovrana di accettare l’invito del popolo a mostrare il lutto famigliare in mondovisione, con lei che piega il capo davanti al feretro e la scena, ancora più straziante, dei bambini a capo chino nel corteo funebre.

Dopo la scomparsa della mamma centenaria e della sorella, gli anni Duemila portano una ventata di leggerezza alla corte dei Windsor. In occasione dei giubilei che si susseguono senza interruzione per i 50, 60 e 70 anni sul trono, Elisabetta mostra un lato che si potrebbe definire pop, incarnato nella sua partecipazione ai video celebrativi con James Bond e l’orso Paddington.  Nel mezzo, il matrimonio di William, il nipote che diventerà Re, che trova nella borghese Kate una solida spalla. Più controversa la scelta di Harry, che tanto ricorda nel carattere nonno Filippo, la cui unione con un’attrice americana ambiziosa e molto telegenica genera una lunga sequela di incomprensioni con la Royal Family.

E così la fine del suo tempo è arrivata all’interno di un castello merlato, proprio come le favole esigono.

La favola l’abbiamo però scritta noi che nella sua presenza, costante e discreta, abbiamo trovato rifugio mentre il mondo intorno a noi precipitava nei meandri dell’incertezza. Attraverso di lei ci siamo cullati nell’illusione che il tempo si potesse fermare anche per noi. E così non sarà facile, per nessuno, il risveglio da questo lunghissimo e rassicurante sogno

L’AUTORE – Insieme al giornalista Alberto Mattioli, Marco Ubezio è autore per Garzanti di Elisabetta. La regina infinita.

Come raccontano nel libro, la regina Elisabetta II nel suo ruolo pubblico ha vissuto in prima persona cambiamenti storici epocali, attraversando guerre mondiali e tempeste politiche; come capo della famiglia Windsor ha dovuto affrontare scandali e tragedie, divorzi e rappacificazioni. La ferma compostezza con cui è rimasta al centro della scena per tutti questi anni l’ha trasformata in un mito che i due autori celebrano con pura passione e divertita riverenza. Muovendosi lontano dai profili biografici fatti di gossip e di veri o presunti scoop, ma distillando con humour il senso profondo di una vita straordinaria, i due autori raccontano la favola della regina, morta all’età di 96 anni.

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