Un mosaico di percezioni e sensazioni che trasportano nell’estate di un’Italia in bilico, dove l’innocenza del giovane Gigio Bellandi si infrange contro i primi turbamenti della storia e dell’identità. Tra paesaggi interiori e dettagli di un tempo sospeso, “Settembre nero”, l’ultimo romanzo di Sandro Veronesi, emerge come un’indagine lirica sui confini sfumati tra ricordo e disillusione…
Con Settembre nero (La nave di Teseo), Sandro Veronesi, due volte vincitore del Premio Strega (con Caos calmo nel 2005 e con Il colibrì nel 2019), ritorna al romanzo con una storia ricca e vibrante, un racconto che scava a fondo nelle emozioni e nell’esperienza umana.
Il libro ci porta in Versilia durante l’estate del 1972 e mette in scena l’infanzia e l’adolescenza di Luigi “Gigio” Bellandi, un ragazzino di dodici anni, catapultato da un’estate spensierata al brusco risveglio di una consapevolezza adulta.
Veronesi, con la sua prosa evocativa e attenta, costruisce una narrazione che si muove tra passato e presente, dove la memoria di Gigio, ormai sessantenne, fa emergere le sfumature più sottili e i dettagli intensi di quella stagione della vita che tutto cambia.
Il romanzo si snoda come un viaggio e l’autore è una guida che sa accompagnare senza forzare, accarezzando il ricordo dei momenti ordinari con cui costruisce uno straordinario mosaico. Ogni episodio estivo è raccontato attraverso la lente di una nostalgia densa, intrisa di odori, suoni e dettagli della Versilia degli anni Settanta.
Gigio si immerge in un universo di piccoli riti e scoperte giovanili, mentre lo spazio intorno a lui si riempie di giochi in spiaggia, corse sotto il sole e note di musica che sembrano far vibrare l’aria, in una inebriata atmosfera idilliaca che può ricordare un altro grande romanzo di formazione come Agostino di Alberto Moravia.
In questo scenario, la pagina rivela la ricchezza nella densità suggestiva di restituire con pochi tocchi la magia dell’estate e della giovinezza, un periodo in cui tutto sembra eterno, e al contempo cambia drasticamente per sempre.
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Ma Settembre nero non è solo una fotografia nostalgica. Sotto la superficie, ecco che nel mondo protetto del giovane protagonista cominciano ad aprirsi le prime crepe, segnando l’inizio della disillusione.
La quotidianità viene sconvolta dalla tragedia delle Olimpiadi di Monaco, quando un commando palestinese prende d’assalto gli atleti israeliani, e il giovane Gigio, anche se lontano, sente il peso e la violenza del mondo che irrompono nella sua realtà. Veronesi orchestra questo passaggio con una delicatezza e un’intensità emotiva che avvolgono il lettore, mostrando come anche un ragazzino, di fronte a un evento di tale portata, si trovi, inaspettatamente, faccia a faccia con il lato più oscuro della Storia.
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L’universo intimo di Gigio, poi, è arricchito da personaggi complessi, tragici, avvolti dalla nebbia della semplicità infantile, che va però diramandosi via via che il protagonista stesso cambia la prospettiva di osservazione. Il padre, un avvocato carismatico, amante della vela e della vita, rappresenta agli occhi del neo-adolescente Gigio un modello di protezione e idealismo, mentre la madre, irlandese dai capelli rossi, è una figura di affetto silenzioso, al tempo stesso familiare e quasi esotica, ma, a tratti, distante, imperscrutabile. Accanto a loro, Gilda, la sorellina di Gigio, diventa una presenza delicata e al tempo stesso forte, mentre lo zio Giotti porta nel racconto un’energia eccentrica, una freschezza che stimola la curiosità e l’immaginazione del ragazzo.
E poi c’è Astel Raimondi, la giovane vicina, che per Gigio è la scoperta dell’altro, del desiderio e della tenerezza, in un legame che ha la freschezza e la profondità di un primo amore. Astel diventa la chiave per una crescita emotiva improvvisa ma forse definitiva, grazie a una relazione fatta di giochi e silenzi, scambi di poesie e conversazioni che lasciano il segno. La loro intesa è uno dei motori del romanzo, un elemento tratteggiato con delicatezza e precisione percettiva, e che aggiunge autenticità all’evoluzione del protagonista.
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Attraverso uno stile narrativo elegante e diretto Veronesi alterna le descrizioni dettagliate e vivide dell’infanzia a riflessioni mature, in cui il Gigio adulto rielabora i significati profondi degli eventi che lo hanno segnato: le diverse stagioni della vita, con le rispettive differenze di intenzioni e di pensiero, si alternano e si accavallano di continue anticipazioni che suggeriscono il dramma incombente e rendono ogni pagina un lento svelarsi dell’inevitabile. Tutto il libro è così attraversato da un ritmo scandito e cadenzato che conferisce alla narrazione un movimento quasi musicale, dove ogni tema ritorna, si intreccia e si arricchisce di nuovi significati.
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Settembre nero non è solo una storia personale; è un riflesso di un’intera generazione che cresce in un’Italia piena di contrasti e di aspettative infrante. Veronesi dipinge un’epoca con dettagli che riaccendono la memoria collettiva: dalle partite di calcio alle radio che trasmettono le hit del momento, dalle paure storiche ai desideri intimi dei giovani. La sua scrittura, allo stesso tempo densa e limpida, invita a rivivere un tempo in cui le scoperte e le paure si mescolano e lasciano un’impronta indelebile.
Non è solo il racconto della fine dell’infanzia di Gigio, ma anche una riflessione sul potere della memoria, capace di illuminare anche gli angoli più nascosti dell’esperienza umana. Con Settembre nero, Veronesi ci consegna un romanzo che abbraccia le ombre del passato e le luci del presente, portandoci a interrogarci sul significato della crescita e sulla forza delle radici che, anche quando spezzate, sanno fiorire ancora, come quelle di un ulivo.
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