“All’adulta hanno detto che deve amare sé stessa, ma lei senza gli altri non sa chi è. Le viene il sospetto che l’esaltazione della solitudine, la grande invenzione del suo tempo, sia un modo gentile per giustificare, forse addirittura educare all’isolamento…”. In occasione dell’uscita del suo nuovo libro, “I sorrisi non fanno rumore” (presentato come “una fiaba di Natale ai tempi dei social”), su ilLibraio.it l’autrice, Enrica Tesio, racconta uno spaccato di vita a metà tra l’infanzia e l’età adulta, tra solitudine, immaginazione e tenerezza…

All’adulta hanno detto che deve amare sé stessa, ma lei senza gli altri non sa chi è. Le viene il sospetto che l’esaltazione della solitudine, la grande invenzione del suo tempo, sia un modo gentile per giustificare, forse addirittura educare all’isolamento.

Pensa a una storia letta in un libro. Due canarini cantano felici, un giorno uno muore e l’altro smette di cantare e poi di mangiare, deperisce, perde le piume, è in fin di vita, finché la sua padrona ha l’idea di mettergli un piccolo specchio nella gabbietta. E il canarino torna a cantare. Non canta per vanità, canta perché pensa di non essere più solo. L’adulta vede tanti uccellini che cantano allo specchio dello schermo, cantano le loro opinioni, lei stessa a volte l’ha fatto, lo fa. È un canto che, a un ascolto più attento, ha una nota di follia.

Un’adulta è tenuta a sapere cose che nessuno è tenuto a dirle, cose burocratiche soprattutto che scopre solo mancando o sbagliando. Avrebbe voluto ricevere in dote il manuale delle scadenze, invece delle lenzuola e delle tovaglie ricamate, uno scrigno di nozioni, di sequenze operative, di “aprire in caso di”… come funziona una 104, come chiedere l’indennizzo, come fare per il rimborso, lo sgravo fiscale.

Un’adulta deve fingere di conoscere molte più cose di quelle che sa. La maggior parte del tempo improvvisa, l’età adulta è tutto un e che dio me la mandi buona.

A volte l’adulta si domanda come amerebbe se non avesse nutrito la sua adolescenza e la sua giovinezza di immaginazione. Come amerebbe al netto di film, libri, storie. Cos’è l’amore se non lo racconti? E cos’è l’amore senza i racconti?

L’immaginazione è la salvezza e la condanna dell’adulta. È una di quei protagonisti dei cartoni animati che si trova a cadere nel vuoto e tenta di salvarsi tenendosi da solo dal colletto della giacca. L’immaginazione è questo: il conforto nella caduta, l’illusione di poter fermare lo schianto o almeno ritardarlo. O forse l’immaginazione è tutto, è lei che cade, la roccia del canyon, la giacca (perché dovrebbe indossare una giacca in mezzo al deserto?). L’immaginazione è ciò che ci fa cadere e ciò che ci mette in salvo.

L’adulta di cui parliamo cresce dei bambini, i suoi. Tra genitori si dice che i bambini abbiano bisogno di abitudini, di routine. Ma le pare che la routine serva ai grandi, per rassicurarli. Più le cose si sono fatte caotiche e più quella parola ha perso la sua accezione soporifera ed è diventata confortante, un suffisso che cura e rassicura. La beauty routine, la routine delle pulizie, la routine alimentare. La routine come nuovo rito propiziatorio degli adulti, se faccio tutto giusto, se seguo il protocollo, le cose andranno bene. Capita che l’adulta si senta una bambina andata a male.

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L’adulta è ancora figlia, si è pur figli anche se la madre non c’è più. Per quanto l’Io sia spazioso e ben areato è sempre un posto troppo stretto dove vivere, l’adulta ha bisogno di un Noi. La morte di sua madre ha chiuso il primo Noi che ha abitato, quello originario, il noi che non scegli. Si sono chiusi tanti altri Noi nel tempo, come porte di case vissute e poi lasciate.

Quando pensa alla madre ritorna bambina, ricorda quando per addormentarsi si suonava le costole come fossero tasti del piano, chiusa nel suo abbraccio solitario. La tentazione della tenerezza per quella bambina è forte e l’adulta sa che bisogna tenerla a bada o si finisce per perdonarsi tutto, si finisce per scrivere lettere lacrimose da recitare allo specchio. L’adulta sa che la tenerezza è bene tenerla da parte per gli altri.

All’adulta viene in mente un pezzo di De Gregori che parla di quando era piccolo, il ritornello dice: e tutto mi sembrava andasse bene, tra me le mie parole e la mia anima. È ancora così si ripete l’adulta, questa è la vita in stato di grazia: quando tutto ti sembra andare bene, tra te, le tue parole e la tua anima.

I sorrisi non fanno rumore di Enrica Tesio

L’AUTRICE E IL NUOVO LIBRO – Enrica Tesio, scrittrice e copywriter (qui i suoi articoli per ilLibraio.it), dopo il successo di Tutta la stanchezza del mondo (Bompiani, 2022), torna con I sorrisi non fanno rumore, libro presentato come “una fiaba di Natale ai tempi dei social”.

Tesio, molto attiva online, nel 2015 ha debuttato per Mondadori con il romanzo La verità, vi spiego, sull’amore, dal quale è stato tratto un film con la regia di Max Croci. Ha poi pubblicato il romanzo Dodici ricordi e un segreto (Bompiani, 2017), 100 storie d’amore (Electa, 2019) e Filastorta d’amore. Rime fragili per donne resistenti (Giunti, 2021).

I sorrisi non fanno rumore porta lettrici e lettori in una mattina di dicembre: un teatro pieno bambini. Un incontro così speciale da essere trasmesso in diretta sui social, perché la voce narrante dello spettacolo è quella di una scrittrice molto amata dai giovani lettori. Parte la musica, i volti dei piccoli sono rivolti alla magia delle luci, la scrittrice comincia a raccontare… poi si ferma, dice solo: “Babbo Natale non esiste”.

Quelle parole si moltiplicano su milioni di schermi, i bambini scoppiano a piangere, le mamme si indignano: e lei se ne va. Sì, perché Antonia Baldi, la famosa scrittrice, ha bisogno di fermarsi: ha corso tutta la vita, per allontanarsi da un immenso dolore, per cercare un grande amore, per concepire sua figlia, per accettare che i grandi amori finiscono, per imparare che i figli sono diversi da come li sogniamo, per diventare la donna di successo che è.

Ma ora, mentre il Natale si avvicina e magari proprio perché il Natale si avvicina, Antonia dice basta. E forse scoprirà che dire la verità è il solo modo per poter ricominciare a credere nei sogni.

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Fotografia header: Enrica Tesio, nella foto di Giorgio Violino

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