Un thriller investigativo con una forte componente psicologica e sequenze d’azione da togliere il fiato… Lo scrittore  Fabiano Massimi racconta su ilLibraio.it “L’uomo dello specchio”, nuovo romanzo di Lars Kepler, celebre per l’esordio “L’ipnotista”

   «Ho scoperto il tuo punto debole. Appena un caso ti coinvolge diventi vulnerabile, perché non sei più in grado di mollare la presa, sei pronto a qualunque cosa: infrangere la legge, farti licenziare o persino morire.»

    «E sarebbe una debolezza?»

Stoccolma, giorni nostri. Sono passati cinque anni dalla scomparsa di Jenny Lind, un’adolescente rapita senza lasciare tracce nel tragitto casa-scuola. All’inizio la polizia, la stampa e la famiglia avevano fatto di tutto per trovarla, ma poi, con il passare del tempo, casi più urgenti hanno preso la ribalta, e persino chi è incapace di dimenticarla ha dovuto arrendersi all’idea che la ragazza potrebbe essere morta. Jenny però è viva, e dopo anni di sevizie ha trovato finalmente un modo per liberarsi dalla sua prigionia. Deve solo fuggire nel bosco senza guardarsi mai indietro. Deve solo trovare il coraggio di ingannare l’Uomo dello specchio.

Sono passati diversi anni dalla pubblicazione dell’Ipnotista, il folgorante esordio thriller di Lars Kepler che introdusse i personaggi di Joona Linna, poliziotto dai molti talenti, ed Erik Maria Bark, psichiatra esperto di ipnosi, ma l’inventiva e l’energia dell’autore – anzi, degli autori, essendo Lars Kepler lo pseudonimo dei coniugi Alexandra e Alexander Ahndoril – non è affatto scemata. Anzi. Come è vero che un buon vino con il tempo va in aceto, altrettanto vero è che un buon aceto con il tempo può diventare eccezionale. Certe cose negli anni migliorano, ed è il caso del talento di Kepler, che nell’Uomo dello specchio (Longanesi, traduzione di Andrea Berardini) tocca una nuova vetta narrativa.

Il romanzo è un thriller investigativo con una forte componente psicologica e sequenze d’azione da togliere il fiato. Volendo glissare il più possibile sulla trama, si può aggiungere solo che Linna crede di dover indagare su un omicidio e si ritrova tra le mani una serie di sparizioni femminili nell’arco di decenni, apparentemente legate a una stessa mente criminale che sta perdendo il controllo. E fin qui non è la più originale delle trame – a pensarci, Uomini che odiano le donne si muoveva dalla stessa premessa –, ma se aggiungiamo il ritmo, implacabile, le descrizioni dei personaggi, memorabili anche quando vivono solo per una pagina, e la ricostruzione dei luoghi, tra cui un Nido dell’Aquila così vivido da poterne sentire gli odori, allora il romanzo sale rapidamente nella classifica del genere, dove le apparizioni dell’Ipnotista e la personalità del Nemico gli fanno compiere il salto decisivo da ottimo romanzo a lettura imperdibile.

Nelle mani di altri autori, la complessità della trama, con tutti quei collegamenti sotto pelle, e l’equilibrio tra realistico e surreale, a tratti pericoloso, sarebbero franati miserevolmente – e a onor del vero, quando Linna dialoga con la figlia anche Kepler sonnecchia –, ma l’attenzione spasmodica a pesi e contrappesi e soprattutto l’occhio chirurgico per il dettaglio non possono non avvincere e convincere anche chi, come il sottoscritto, non è precisamente tagliato per questo tipo di romanzo. Il fatto è che, alla fine dei conti, L’uomo dello specchio non è solo una storia di serial-killer. Ha tutti i crismi del genere, sì, e non disdegna né i particolari truculenti né i dispositivi di trama più tradizionali (ma per favore non chiamiamoli cliché: sono ferri del mestiere, sono tappe obbligate). Basta però soffermarsi su personaggi secondari come Pamela, Martin e Mia, o addirittura sui marginalissimi Adam, Alice e Blenda, per cogliere lo spessore dell’invenzione kepleriana, che non insegue il filo di una trama, ma l’ordito del mondo.

Il plot è ricco, complesso, denso di colpi di scena e false piste magistrali, ma tutto il resto non è messo al suo servizio, semmai il contrario. Io i coniugi Ahndoril non li conosco – mai neanche letta una loro intervista – ma sarei pronto a scommettere che quando pensano un nuovo thriller, prima decidono il tema, poi ci infilano dentro la trama. E se non vi scuote e commuove la storia dei due bambini, allora non so cosa possa farlo. Per me un romanzo così è la quintessenza della letteratura.

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L’AUTORE – Fabiano Massimi è nato a Modena nel 1977. Laureato in Filosofia tra Bologna e Manchester, bibliotecario alla Biblioteca Delfini di Modena, da anni lavora come consulente per alcune tra le maggiori case editrici italiane. Il suo ultimo libro, L’angelo di Monaco, è stato l’esordio italiano più venduto alla Fiera di Londra 2019: un thriller in equilibrio tra realtà storica e avvincente finzione, un viaggio all’inseguimento di uno scampolo di verità in grado, forse, di restituire dignità alla prima, vera vittima della propaganda nazista: la giovane e innocente Geli Raubal.
Qui i suoi articoli scritti per ilLibraio.it.

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