“Da sempre coltivo una passione sfrenata per Venezia. La considero, senza alcun dubbio, la città più bella al mondo. Studiarne la Storia mi pare un atto d’amore necessario, specie in tempi come questi, durante i quali l’arte e la bellezza paiono concetti ormai démodé…”. Matteo Strukul torna con “La congiura delle vipere”, romanzo ambientato nella Serenissima del Seicento, e per l’occasione su ilLibraio.it parla del suo rapporto con la città lagunare, citando moltissimi libri, tra cui un testo del 1555 come “Notandissimi secreti de l’arte profumatoria” di Giovanventura Rosetti e “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas

Da sempre coltivo una passione sfrenata per Venezia. La considero, senza alcun dubbio, la città più bella al mondo. Studiarne la Storia mi pare un atto d’amore necessario, specie in tempi come questi, durante i quali l’arte e la bellezza paiono concetti ormai démodé.

Parte da questa considerazione la meraviglia di fronte alle scoperte che questa città d’acque mi regala. La più recente è questa: all’inizio del Seicento, Venezia era la capitale mondiale del profumo. Fu un Veneziano, infatti, a scrivere e stampare il primo manuale di cosmetica e arte profumiera d’Occidente. Il suo nome era Giovanventura Rosetti. Il titolo del libro: Notandissimi secreti de l’arte profumatoria.

Venne pubblicato a Venezia nel 1555 e dava conto delle modalità per la preparazione di paste, oli aromatici, fragranze e poi l’utilizzo dei fiori, dei legni, dei frutti, delle resine e radici per la composizione dei profumi. Per questa ragione, le mie passeggiate letterarie veneziane non potevano ignorare il Museo del Profumo di Palazzo Mocenigo, uno dei pochi in Italia, con un’esposizione ricavata all’interno di un edificio magnifico che consente di lasciar naufragare lo sguardo fra flaconi di varie fogge, ampolle, alambicchi, organi del profumiere, mappe con le rotte percorse dai mercanti che importavano le essenze dall’Oriente e molto altro. Si calcola che nel Seicento, a Venezia, vi fossero qualcosa come quattrocento botteghe di muschieri e che costoro formassero già al tempo una potente corporazione con un proprio statuto.

Notandissimi secreti de l’arte profumatoria

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Ma il Seicento, con le sue ambientazioni, rappresentava per me una sorta di terra promessa della letteratura: penso al ciclo dei moschettieri di Alexandre Dumas, al Capitan Fracassa di Théophile Gautier, a I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, La chimera di Sebastiano Vassalli e più di recente il bel ciclo dedicato al Capitano Alatriste firmato da Arturo Pérez Reverte.

Tanto più che, nel Seicento, a Venezia avvenivano altri fatti di sicuro interesse per un romanziere come me: due famigerate congiure volte a rovesciare il doge delle quali si è scritto molto ma si sa in effetti davvero poco, a cominciare da quella di Bedmar, e poi la guerra contro gli Uscocchi, i sanguinari pirati dell’Adriatico, tagliatori di teste, che attaccavano le galee della Serenissima, cariche dei preziosi beni provenienti dall’Oriente. Per porre in relazione fra loro tutte queste incredibili suggestioni, ho deciso di gettarmi in una trama oltremodo complessa che mi ha imposto per varie ragioni di esplorare il Forte Sant’Andrea presso l’omonima isola della laguna, San Servolo e il suo monastero, i Pozzi e i Piombi di Palazzo Ducale, l’Arsenale e la Riva degli Schiavoni, la contrada di San Samuele, ove al tempo fiorivano le botteghe dei calegheri (ovvero i calzolai), Palazzo Corner Mocenigo, probabile residenza del marchese di Bedmar, ambasciatore spagnolo a Venezia fra il 1607 e il 1618.

A questo vero e proprio teatro d’azione, si aggiungevano le tante figure letterarie che avrebbero plasmato la mia immaginazione. Per questa ragione, lo Spettro di Venezia, il protagonista de La congiura delle vipere, deve qualcosa a Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas ma anche a Il fantasma dell’Opera di Gaston Leroux. Che cosa sarebbe accaduto – mi sono chiesto – se la magistratura veneziana e la sua rete di spie, pur tentacolare e potentissima, si fosse scoperta incapace di smascherare un’imminente cospirazione? Non sarebbe stato prezioso un individuo che – da autentico giustiziere mascherato – fosse stato un maestro di veleni, uno spadaccino e un avventuriero senza scrupoli e senza regole ma fedele alla Serenissima anima e corpo? E per contro, un Capo degli Sbirri e degli Zaffi, volenteroso ma circondato da spioni incapaci avrebbe ben potuto essere un contraltare efficace. E ancora, quanto affascinante si sarebbe rivelata un’orfana di origine greca che, fuggita da un bordello veneziano, fosse divenuta la prima e più famosa profumiera della Serenissima?

Qui il romanzo si sarebbe colorato di formazione, magari come nel Moll Flanders di Daniel Defoe; e perché non provare a raccontare la storia di una pittrice misconosciuta come Chiara Varotari che pure fu fra i più valenti artisti del ritratto di tutto il Seicento?

Sono solo alcuni esempi delle figure che popolano le pagine de La congiura delle vipere ma rendono bene l’idea della temperie seicentesca, un’epoca che apriva un palcoscenico picaresco ed eccitante all’immaginazione di un romanziere innamorato di una città che – proprio in quel tempo – viveva uno dei suoi periodi più ricchi di intrighi, inganni, tradimenti ed esecuzioni capitali di sempre.

L’AUTORE – Matteo Strukul è tra i più apprezzati autori italiani di thriller storici, ed è tradotto in circa 40 Paesi all’estero. Vincitore nel 2017 del Premio Bancarella con uno dei suoi successi, I Medici, è nato a Padova nel 1973. Laureato in Giurisprudenza, lo scrittore veneto è dottore di ricerca in Diritto europeo e membro della Historical Novel Society. Tra i suoi libri, tutti editi da Newton Compton, oltre alla già citata saga I Medici, troviamo Le sette dinastie, I sette corvi e Dante Enigma.

Qui i suoi articoli per ilLibraio.it.

La congiura delle vipere di Matteo Strukul, libri ultime uscite ottobre 2025

E veniamo al suo nuovo romanzo, edito sempre da Newton Compton. La trama di La congiura delle vittime porta all’inizio del 1600, quando Venezia è attaccata su più fronti: da una parte dai feroci pirati Uscocchi, dall’altra da un fosco personaggio, “lo Spettro di Venezia”, che agisce indisturbato, riparando torti tra stoccate di spada e avvelenamenti. Rea, una giovane prostituta fuggita da un postribolo, viene salvata proprio da questi e affidata a un muschier. In poco tempo la ragazza diventa la profumiera più richiesta in città.

Un’altra donna, chiamata l’Invelenada e legata a Rea, è nemica della Serenissima a causa di quanto subito in passato. Insieme a un manipolo di “vipere” e il marchese di Bedmar, ambasciatore spagnolo a Venezia, trama per architettare una congiura interna con l’intento di rovesciare il doge

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Fotografia header: Matteo Strukul nella foto di Marco Bergamaschi

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