“Da romanziere sono da sempre innamorato dell’avventura, mentre come veneto non posso non provare un senso di meraviglia e di profonda gratitudine per avere Venezia – la città più bella al mondo – molto vicino a casa. Avevo dunque a disposizione, per le mie trame, un artista straordinario e il più incredibile palcoscenico della Storia”. In occasione dell’uscita de “Il ponte dei delitti di Venezia”, su ilLibraio.it Matteo Strukul racconta l’intuizione di aver scelto come protagonista Canaletto, il più emblematico vedutista del Settecento: “L’idea di farne un investigatore, suo malgrado, non mi è parsa troppo peregrina, poiché se è vero che l’autore di romanzi storici deve avere una particolare attenzione alla verosimiglianza, è altrettanto innegabile che egli possa lasciare spazio all’immaginazione ed esplorare le ipotesi, perfino le più ardite e impensabili…”
Si sa davvero poco della vita di Giovanni Antonio Canal detto Canaletto, uno dei più grandi pittori del Settecento e di certo il più emblematico vedutista veneziano. Le sue tele, così luminose, così ricche di particolari e dettagli, sono, con ogni probabilità, fra le più attendibili e fedeli riproduzioni della Serenissima in tutto il suo splendore e, allo stesso tempo, nella vita di ogni giorno. Con mio grande stupore, ho scoperto che Canaletto non si era mai sposato e non aveva avuto figli. Molti dei suoi studiosi e biografi – Alberto Zotti Minici e Cinzia Manco fra gli altri – sottolineano quanto misterioso sia stato come uomo, complice la sua volontà di voler dedicare tutto sé stesso alla pittura.
Può interessarti anche
Da romanziere sono da sempre innamorato dell’avventura, mentre come veneto non posso non provare un senso di meraviglia e di profonda gratitudine per avere Venezia – la città più bella al mondo – molto vicino a casa. Avevo dunque a disposizione, per le mie trame, il più incredibile palcoscenico della Storia – la Venezia del Settecento – e un artista straordinario, inventore di un nuovo concetto di pittura: la veduta intesa come scorcio, colpo d’occhio, istantanea di un luogo.
Ecco allora che l’idea di farne un investigatore, suo malgrado, non mi è parsa troppo peregrina, poiché se è vero che l’autore di romanzi storici deve avere una particolare attenzione alla verosimiglianza, è altrettanto innegabile che egli possa lasciare spazio all’immaginazione ed esplorare le ipotesi, perfino le più ardite e impensabili. E Canaletto, virtuoso nell’uso della camera ottica e del cannocchiale, disegnatore fra i più dotati della storia dell’arte, diventava allora il personaggio perfetto per osservare e ritrarre un luogo, fosse anche un “teatro del delitto”. E poi la sua grande capacità di resa dei dettagli gli avrebbe di certo permesso di rendere una scena del crimine in modo fedele e realistico, se è vero che la sua pittura viene definita da più parti come antesignana della fotografia.
Può interessarti anche
A questo si deve aggiungere che Canaletto aveva fin dai primi anni sviluppato relazioni professionali con almeno tre importanti committenti-agenti che si erano innamorati del suo stile: Johann Matthias von der Schulenburg, il feldmaresciallo già eroe di Corfù e ufficiale fra i più dotati e celebrati dell’esercito della Serenissima, Joseph Smith, diplomatico inglese assurto fino al rango di console e Owen McSwiney, esule irlandese, bon vivant e impresario teatrale fallito. Come a dire che Canaletto, grazie a loro, poteva vantare una task force perfetta, potendo disporre di un esperto militare, un politico dalle molte relazioni e un informatore sui generis, giacché assiduo frequentatore del ventre molle della città.
Quello che dapprincipio mi era parso un azzardo è diventato così Il cimitero di Venezia – l’anno scorso – un romanzo che ha inaugurato la mia nuova saga che prosegue, oggi, con Il ponte dei delitti di Venezia. Facendo mia la lezione dei grandi romanzieri francesi, penso a Hugo, Balzac, Dumas, Stendhal, ho voluto immaginare una saga imponente, divisa in più parti, dove ogni romanzo è il capitolo di una trama più complessa. Senza contare che raccontare Venezia per lo spazio di un migliaio di pagine mi permetteva di analizzarne le comunità – ebraica o dalmata per esempio – le gerarchie politiche e le magistrature più particolari come quella dei Signori di notte al Criminal, indulgere nel racconto dell’arte del vetro di Murano e della scuola di medicina padovana, per non parlare del teatro, del gioco e delle feste in maschera.
Può interessarti anche
Ne Il ponte dei delitti di Venezia, in particolare, metto il talento artistico di Rosalba Carriera e Canaletto al servizio del ritratto inteso come identikit ante litteram, svelo alcune fosche leggende del folklore slavo, note ai soldati Schiavoni, rifletto sulla conoscenza scientifica di un medico ebreo laureatosi all’università di Padova, illustro alcune intuizioni di Canaletto inerenti la scrittura della luce sulla tela e sottolineo come proprio il suo studio dal vero, con la riproduzione di più prospettive all’interno del medesimo quadro, avrebbe potuto rappresentare un utile strumento d’indagine della realtà.
Antonio Canal fu sicuramente il più internazionale dei pittori veneziani, date le costanti committenze dei nobili inglesi come il duca di Bedford e quello di Buckingham, favorite dall’opera d’agenzia di Joseph Smith e Owen McSwiney, senza contare che Venezia, a metà del Settecento, era una delle più popolose metropoli d’Europa, ammirata dal mondo intero. Per questa ragione, credo, questa mia serie di romanzi, dedicata al grande artista, può piacere in modo particolare anche al mio pubblico non italiano, nei vari Paesi di traduzione.
L’AUTORE E IL SUO ROMANZO – Matteo Strukul è nato a Padova nel 1973. È laureato in Giurisprudenza, dottore di ricerca in Diritto europeo e membro della Historical Novel Society.
Autore prolifico di romanzi di successo, pubblicati in quaranta Paesi e opzionati per il cinema, per la Newton Compton Editori ha esordito con la saga sui Medici, che comprende Una dinastia al potere (vincitore del Premio Bancarella 2017), Un uomo al potere, Una regina al potere e Decadenza di una famiglia. Successivamente ha pubblicato per la stessa casa editrice Inquisizione Michelangelo, Le sette dinastie, La corona del potere, Dante enigma, Il cimitero di Venezia e Tre insoliti delitti.
Con Nord-Sud ha pubblicato Paolo e Francesca. Romanzo di un amore.
Ma veniamo alla trama del suo nuovo thriller storico, Il ponte dei delitti di Venezia, ambientato nel capoluogo veneto nel 1729. All’alba, un uomo viene ritrovato morto sul ponte di Cannaregio, con due fori alla gola. Sul suo petto, fissato con uno stiletto, c’è un cartello con scritto Canaletto. Le autorità convocano il pittore Giovanni Antonio Canal, che si ritrova così alle prese con un’oscura indagine e, aiutato da un gruppo di fedeli amici, comincia a investigare. Il primo dettaglio bizzarro a imporsi alla sua attenzione sono le ferite sul collo della vittima: troppo irregolari per essere state provocate da una lama. Si direbbero i segni di un morso animale, ma quale bestia potrebbe mai lasciare delle ferite simili?
Mentre Canaletto e compagni cercano di venire a capo del mistero, una seconda vittima viene trovata sullo stesso ponte. Al contempo, una serie di violente e incomprensibili aggressioni terrorizza Venezia. E nella città attanagliata dalla paura, si comincia a sussurrare di un’antica e spaventosa leggenda dell’Est Europa, legata alla setta dei Risorgenti…
Scopri le nostre Newsletter
Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it