Continua a far discutere la volontà del governo di modificare 18 App, il Bonus cultura per i neodiciottenni, legando l’elargizione dei 500 euro per i consumi culturali dei neodiciottenni al reddito familiare, attraverso l’Isee. Ora il mondo del libro italiano si appella alla politica con la campagna #salvatela18app – I particolari

Continua a far discutere la volontà del governo guidato da Giorgia Meloni di modificare 18 App, il Bonus cultura per i neodiottenni, legando l’elargizione dei 500 euro per i consumi culturali al reddito familiare attraverso l’Isee.

Un’iniziativa innovativa, ripresa anche all’estero

Un passo indietro: quando parliamo di 18 App, parliamo di un’innovativa misura introdotta nel 2016, che non solo è stata mantenuta dai governi che si sono succeduti, ma è stata ripresa anche all’estero, a conferma dell’importanza dell’iniziativa, dedicata a promuovere la cultura fra i giovani, e che ha il merito di lasciare alle ragazze e ai ragazzi la scelta di come spendere il Bonus, a seconda delle proprie passioni e dei propri interessi culturali.

Un buono da 500 euro da spendere liberamente in consumi culturali

18 App, lo ricordiamo, consiste infatti in un buono di 500 euro da spendere liberamente in “libri, cinema, musica e concerti, eventi culturali, musei, visite a monumenti e parchi archeologici, teatro e danza, prodotti dell’editoria audiovisiva, corsi di musica, corsi di teatro e corsi di lingua straniera, nonché abbonamenti a quotidiani anche in formato digitale”.

Gli appelli del mondo del libro alla politica

In questi giorni tutto il mondo del libro italiano (autori, editori, librai, cartolibrai e bibliotecari) sta dimostrando unità nell’appellarsi al parlamento e al governo per chiedere il ritiro delle proposte di modifica e cancellazione della 18App. La richiesta è arrivata da tutte le associazioni del settore: AIE – Associazione Italiana Editori, ADEI – Associazione degli Editori indipendenti, ALI – Associazione Librai Italiani, SIL – Sindacato Italiano Librai, Federcartolai Confcommercio, AIB – Associazione Italiana Biblioteche, SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, SLC-Cgil Sezione Nazionale Scrittori.

Le stesse associazioni ora sono unite anche nella campagna di sensibilizzazione #salvatela18app: si chiede infatti non solo di confermare la 18 App, ma anche di farlo con l’attuale dotazione e per tutti, indipendentemente dal reddito dei genitori.

salvatela18app

“Negli ultimi anni 18app ha creato una consuetudine dei giovani italiani rispetto alle librerie”

Spiega Ricardo Franco Levi, presidente di AIE, l’associazione che ha lanciato l’iniziativa: “La 18app deve essere per tutti: è il modo in cui lo Stato si rivolge a tutti i suoi nuovi cittadini dando loro l’autonomia di poter scegliere come vivere la cultura nel momento in cui diventano adulti, indipendentemente dalle possibilità e dalle scelte dei loro genitori. È una scommessa sul futuro ed è una scommessa che funziona: ogni anno quasi due terzi dei bonus sono utilizzati per i libri, con ricadute fortissime su tuttala filiera”. Secondo i dati disponibili, un po’ meno di un libro ogni 10 venduto ogni anno nelle librerie fisiche e online italiane è un libro comprato grazie alla 18app. Negli ultimi anni, inoltre, la 18app ha creato una consuetudine dei giovani italiani rispetto alle librerie, dove sempre più spesso si trova un’offerta editoriale tagliata per loro. L’aumento della lettura nella classe di età dai 18 ai 21 anni (dal 46,8% al 54% dal 2016 al 2019), certificato dall’Istat, indica come le abitudini di lettura si mantengono anche negli anni successivi.

“Giusto mettere un freno alle truffe, ma riguardano solo il 2,36% del totale delle risorse impegnate”

“La 18app non è perfetta – aggiunge Levi – come dimostrano le indagini della Guardia di Finanza che ha portato alla luce numerose truffe. Bene ha fatto il governo e il parlamento a porre la questione di come mettere freno all’improprio uso delle risorse che danneggia prima di tutto il mondo del libro: autori, traduttori, illustratori, editori, librerie e i 212mila addetti dell’insieme delle industrie culturali del nostro paese. Qualsiasi riforma in questo senso è benvenuta e anzi auspicabile. Ma deve rimanere fermo il principio che la 18app è per tutti: non è giusto che i ragazzi e le ragazze paghino il prezzo di chi abusa di questo strumento, un numero comunque molto piccolo: secondo i dati resi noti dalla Guardia di Finanza, gli abusi nel periodo 2018-2020 riguardano il 2,36% del totale delle risorse impegnate”.

Una contraddizione di fondo sulla maggiore età

A proposito della volontà del governo di legare l’elargizione del bonus cultura al reddito familiare, si nota una contraddizione di fondo: è infatti lo Stato a riconoscere la maggiore età dei cittadini, e a incentivarli a coltivare i propri interessi culturali liberamente. Qual è dunque il senso di considerare il reddito dei genitori, nel momento in cui i neodiciottenni sono riconosciuti come adulti?

Il rischio di complicare l’accesso burocratico al bonus

Non c’è solo questa motivazione: inevitabilmente, complicare l’accesso burocratico al bonus, subordinandolo al profilo fiscale dei genitori, rischia di rivelarsi un deterrente all’utilizzo del buono stesso.

Il video di Giorgia Meloni, che cita la figlia…

In un video proposto dai suoi canali social, la premier Giorgia Meloni ha dichiarato: “I 500 euro oggi sono riconosciuti a tutti i neo-diciottenni, indipendentemente dal reddito: ma per me non c’è ragione perché il figlio di una coppia di milionari, di un parlamentare, o mia figlia stessa, quando compirà 18 anni, riceva tale contributo. Penso che potrei rinunciare ai 500 euro per comprarle libri o altri contenuti culturali. Deve averne diritto invece chi ha redditi più bassi, per cui la misura è molto più impattante…”.

La premier dovrebbe però ripensare allo spirito di fondo dell’iniziativa, che è quello di lasciare libertà ai neodiciottenni, che lo Stato riconosce come adulti, di spendere il buono nei contenuti culturali di loro interesse. Tale libertà, tra l’altro, in questi anni ha contribuito a rivitalizzzare lo stesso mercato librario.

Renata Gorgani (Il Castoro): “Non si tratta di possibilità economica, ma di scoperta”

In tanti, come detto, nel mondo del libro sono intervenuti per difendere la misura. Per Renata Gorgani, direttrice editoriale de Il Castoro, “è un grave errore cancellare il bonus per i diciottenni. È un grave errore anche cambiarlo per assegnarlo soltanto ai ragazzi sotto una certa soglia di ISEE, anche se potrebbe sembrare una forma di equità sociale. È un grave errore perché il bonus cultura per i diciottenni, la 18 App come la chiamano loro, non è un aiuto economico.  È un benvenuto che lo Stato dà a chi entra nella maggiore età, nella pienezza dei diritti e dei doveri dell’essere cittadino. È un invito a fare parte della comunità culturale, ad aprirsi a diversi saperi, mondi, esperienze”.

Spiega Gorgani: “Conosco una ragazza che è andata per la prima volta a vedere un balletto alla Scala, un’altra che ha speso quasi tutto in manga. Il figlio di un amico è andato con gli amici a Firenze pagando musei, un concerto, tutto stupito che tornava con ancora un gruzzoletto da spendere. Un’altra ragazza, di famiglia che non ha fatto mai mancare soldi per libri, cinema o teatro, non osava spendere questo tesoro perché le sembrava così prezioso da dover trovare un’occasione davvero speciale per farlo.  Altri ragazzi, responsabilmente, per non pesare sulle loro famiglie, decidono di comprare testi per l’università e si costruiscono così un piccolo corpus personale di libri che forse non avrebbero se li avessero cercati in biblioteca, o chiesti in prestito. Qui non si tratta di possibilità economica, ma di scoperta. 18 App cambierà il corso della vita di questi ragazzi? Non lo sappiamo.  Quello che sappiamo è che tengono tantissimo a questo buono, è un rito di passaggio ormai acquisito, e che probabilmente questa esperienza lascia loro il desiderio di continuare a fare qualcuna delle attività o degli acquisti che il buono consente.  E che sentiranno ancora una volta di non contare niente quando il nuovo governo tra una delle sue prime azioni lo abolirà. Ne vale la pena? È un investimento limitato ma dal grande valore simbolico e culturale. Ripensateci”.

Stefano Mauri (GeMS): “Stiamo parlando dello 0,03% della spesa dello Stato: lasciarlo in mano ai giovani non è un grande sforzo”

Intervistato nei giorni scorsi dal Corriere della Sera, Stefano Mauri, presidente e Ad del Gruppo GeMS, ha sottolineato come 18 App sia “l’unico provvedimento relativo alla cultura che in 30 anni è stato copiato in Europa, e questo perché ha avuto un esito brillante nella vita di alcuni comparti culturali, e lo ha avuto seguendo le scelte dei giovani. Questa la novità. Stiamo parlando dello 0,03% della spesa dello Stato: lasciarlo in mano ai giovani non è un grande sforzo”. Per Mauri, la novità di questi anni è stata il ritorno dei giovani nelle librerie, dunque di 18 App “hanno beneficiato anche i librai“.

L’editore sottolinea la “straordinarietà di 18 App“, che “lascia scegliere ai cittadini quali comparti sostenere: non solo l’editoria, ma anche musei, teatri, musica… Quindi, che una piccola parte del bilancio dello Stato consenta ai giovani di indicare quali sono i beni culturali a loro più cari, è cosa diversa. Anche più meritocratica, verso chi sa interpretare i loro linguaggi e i loro bisogni”.

Nicola Lagioia: “Promuovere l’accesso ai libri non è di destra e non è di sinistra”

È intervenuto nei giorni scorsi su La Stampa anche lo scrittore Nicola Lagioia, direttore del Salone del libro di Torino: “La battaglia per la lettura è una battaglia di civiltà, ed è in questo spirito che 18 App è stata pensata, per essere un mezzo di quella lotta, comune e universale. Naturalmente, non è un provvedimento perfetto, può e deve essere migliorato, reso più virtuoso, ma non va abolito e nemmeno impastoiato in iter parlamentari lunghi e complessi che finirebbero col farlo slittare in coda alle priorità del governo, di fatto archiviandolo”.

Lagioia amplia il discorso e si rivolge al ministro Sangiuliano: “Sarebbe necessaria e urgente una legge quadro per la promozione della lettura, che colleghi in maniera robusta e intelligente i protagonisti del settore: le case editrici, le librerie, le scuole, le biblioteche”. E aggiunge: “Promuovere l’accesso ai libri non è di destra e non è di sinistra: è qualcosa che prescinde (o almeno dovrebbe prescindere) da prese di parte, ideologie, polemiche. Anziché smantellare 18App, il governo dovrebbe pertanto rafforzarla, aumentando per esempio i fondi…”.

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