DeA Planeta, il nuovo marchio frutto delle sinergie tra il Gruppo Planeta e il Gruppo De Agostini, si appresta a debuttare nella narrativa italiana (il 27 febbraio, con “Mi vivi dentro” di Alessandro Milan). ilLibraio.it ha intervistato il responsabile del settore, Stefano Izzo (già in Rizzoli), che ha anticipato le principali novità in arrivo nei prossimi mesi e ha parlato della linea editoriale e delle tendenze in libreria

Alla discussa acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori sta facendo seguito un certo dinamismo nel mondo editoriale italiano, con la nascita di nuove case editrici e l’arrivo di gruppi internazionali. In questo contesto, ci si chiede come si muoverà DeA Planeta, il nuovo marchio frutto delle sinergie tra il Gruppo Planeta e il Gruppo De Agostini. Il 27 febbraio sarà in libreria il primo romanzo italiano della nuova casa editrice, che per questo delicato ambito ha deciso di affidarsi a Stefano Izzo, fiorentino classe ’79, a lungo editor della narrativa italiana Rizzoli. ilLibraio.it lo ha intervistato.

DeaPlaneta Alessandro MILAN, Mi vivi dentro

Per il debutto della narrativa italiana di DeA Planeta, avete scelto Mi vivi dentro di Alessandro Milan. A seguire, usciranno L’ombra di Pietra di Lorenzo Beccati, Polvere di Enrico Pandiani e La settima lapide di Igor De Amicis. Il titolo più atteso è senza dubbio quello di Milan, marito di Francesca Del Rosso, la giornalista e scrittrice nota come Wondy venuta a mancare l’11 dicembre 2016.
“Il libro di Alessandro è l’inizio ideale di un percorso. Non solo perché è pieno di emozione, profondità e sincerità. La storia che racconta la conoscono già in molti, nasce dopo la lettera, commovente, pubblicata dall’autore su Facebook quando Francesca ci ha lasciato. Milan è partito da lì per raccontare molto altro, l’origine del loro ‘amore normale’, gli alti e i bassi di un matrimonio, la difficoltà di assistere una persona malata e di crescere due figli da solo. Ed è arrivato all’oggi, alla consapevolezza che per superare il dolore bisogna attraversarlo, viverlo, raccontarlo senza paura”.

Ma cosa vi ha spinto a puntare proprio su questo libro?
Mi vivi dentro riesce in un piccolo miracolo: raccontare il dolore senza perdere il sorriso e, allo stesso tempo, la rinascita senza illudersi che la vita sia una favola. Ammiro la capacità di Alessandro di passare con grazia dalla luce al buio”.

enrico pandiani polvere dea planeta

Sente la pressione per il suo nuovo incarico? Quali obiettivi le ha chiesto di raggiungere Daniel Cladera, General Manager Publishing di DeA Planeta?
“Sento la pressione, certo, ma ancora più forte sento l’entusiasmo. Cladera mi ha trasmesso fiducia, spirito di squadra e solidità, chiedendomi di vincere non i cento metri ma la maratona. La sua esperienza in Planeta dimostra che intrattenimento e qualità possono convivere con successo. Stiamo parlando di due gruppi editoriali di primo livello che vogliono fare qualcosa di importante nell’ambito della narrativa. Non solo: ci interessa immaginare strategie comuni con gli altri editori internazionali del gruppo Planeta, e stiamo valutando, anche per gli autori italiani, uscite incrociate in Spagna, Francia e America Latina”.

Come sintetizzerebbe la linea editoriale? E quanti libri di narrativa italiana proporrete quest’anno?
“La linea editoriale è molto libera, eclettica. Vogliamo costruire una collana senza dogmi, in grado di accogliere testi diversi tra loro: le storie che ci colpiscono, gli autori che ci piacciono. Tra le 12-13 novità del 2018 avremo diversi generi, dal thriller al memoir, dal romanzo letterario alla narrativa femminile, senza dimenticare gli esordienti e anche personaggi noti in altri campi che approdano per la prima volta al romanzo. Vogliamo essere aperti, dinamici, consapevoli che ogni libro ha bisogno di una sua specifica cura”.

Ma cosa accomuna i titoli selezionati?
“Sembrerà banale, forse: sono tutti libri che è stato bello leggere, e che a nostro avviso hanno una loro ragione editoriale. In generale, ed è forse questo il principale criterio di selezione, da lettore non sopporto imbattermi in romanzi che, lo dico con una metafora, ‘non hanno una maniglia’… ovvero sono inafferrabili, perché manca loro una storia, un’idea forte, un tema, uno sguardo, una scrittura potente. Per ogni libro che valuto mi domando: perché dovrei pubblicarlo? Perché qualcuno dovrebbe leggerlo? Se non ho una risposta convincente, lascio perdere”.

Nel 2019 la produzione è destinata ad aumentare?
“Probabilmente, ma in maniera calibrata, senza fretta. È presto per parlarne, anche se quando inizio a lavorare con gli autori cerco di pensare non soltanto al primo libro ma a un percorso più lungo da fare insieme. Gli autori sono il centro del nostro mondo. Vogliamo dar vita a un catalogo. Vale ad esempio con Pandiani”.

Che lei aveva già pubblicato quando era in Rizzoli.
“Con lui c’è una sintonia speciale. Questo nuovo noir racconterà la sua Torino, ma in modo diverso dal passato”.

Quali tendenze la colpiscono nella narrativa contemporanea?
“È sotto gli occhi di tutti che negli ultimi anni molti libri e molti autori sono nati sui social: dai poeti urbani ai narratori di storie romantiche, sino a scrittori più ‘classici’. Spesso sono arrivati alla pubblicazione grazie a Facebook, Instagram e Wattpad e, in certi casi, proprio online hanno trovato nuovi lettori. Ma il successo social di per sé non significa niente: ottenere dei like è relativamente facile, ben altra cosa è costruire una comunità di lettori”.

Pensa a qualche caso in particolare?
“Roberto Emanuelli, Francesco Sole, soltanto per guardare in cima alle classifiche… la loro esperienza ci fa capire che esiste un pubblico che accede alla lettura attraverso porte che prima non esistevano, con abitudini d’acquisto particolari, con una necessità di interazione del tutto nuova con gli autori e una sensibilità da considerare senza snobismo”.

lorenzo beccati

Altre tendenze?
“Il noir continua a destare interesse e sembra avere ancora il fiato molto lungo. Ed è stato un bel segnale il fatto che l’anno scorso due romanzi letterari come quelli di Cognetti e Di Pietrantonio abbiano incontrato tantissimi lettori, anche prima di vincere, rispettivamente, il premio Strega e il Campiello. Questo ci conferma che la ricerca della qualità, imprescindibile per chi fa questo mestiere, ha ancora un presente e un futuro”.

Torniamo a parlare di alcune delle uscite DeA Planeta dei prossimi mesi.
“Prima dell’estate avremo un libro misterioso. Le spiego: un giorno mi chiama Walter Siti, ricordandomi di non avermi mai proposto manoscritti di aspiranti autori, e motivando l’eccezione che sta per fare con la particolarità del testo in questione. Un libro non firmato, tanto per cominciare. C’è solo lo pseudonimo: Ghirghis Ramal. Neppure Siti sa chi sia, abbiamo solo un indirizzo email. Così ho iniziato a leggere il romanzo e mi sono bastate dieci pagine per capire che volevo pubblicarlo”.

Dunque uscirà sotto pseudonimo.
“Esatto. Sarà in libreria a maggio, e affronta questioni delicate e attuali. È ambientato a Milano e racconta la storia di un giovane immigrato che, al culmine di una profonda crisi personale, matura una decisione estrema. Il dramma privato che diventa collettivo, secondo logiche imprevedibili. Si tratta di un libro di grande impatto, che mostra dall’interno come possono essere nati alcuni degli attentati di questi anni. A volte la letteratura riesce a spiegare il clima sociale meglio di qualunque quotidiano”.

Altre novità in vista dell’estate?
“Pino Imperatore con una storia nera in salsa umoristica, dal titolo Aglio, olio e assassino, e Olivia Crosio, con una storia d’amore e amicizia lunga trent’anni. Dopo l’estate, tra le altre cose, avremo anche un esordio letterario, quello di Teresa Righetti, che proviene dalla scuola di scrittura Belleville”.

Prima ha accennato all’uscita di un romanzo scritto da un personaggio noto… 
“Si tratta di Francesco Mandelli, che in autunno debutterà nel romanzo. Lo conoscevo solo come attore e mi ha sorpreso con una storia che racconta quanto radicalmente la paternità possa cambiare la vita di un uomo, mentre una parte di lui continuerà sempre a spingerlo verso un’eterna adolescenza”.

Lei lo insegna a scuola: in sintesi, come si diventa un buon editor?
“Domanda non semplice, perché credo che ognuno debba cercare un proprio stile. In ogni caso servono intraprendenza, grande amore per la lettura e un po’ di faccia tosta. Sì perché nel mondo dell’editoria, per quella che è la mia esperienza, Linkedin e i curricula funzionano molto meno rispetto ad altri settori. Spesso l’occasione di lavorare bisogna crearsela, intercettando personalmente gli editor, i direttori editoriali, gli uffici stampa. Del resto parliamo di un mestiere in cui la passione è fondamentale, e la passione può non emergere in un curriculum ma sicuramente brilla nello sguardo e nelle parole di chi ce l’ha. Poi ovviamente serve rimboccarsi le maniche e leggere tutto, leggere sempre”.

Da lettore ed editor, quali testi l’hanno colpita recentemente?
“Il libro più sorprendente e geniale che mi è capitato di leggere negli ultimi anni è Lehman Trilogy di Stefano Massini. Racconta una saga familiare in una forma letteraria sospesa tra poesia e prosa. È cronaca, romanzo, saggio, ballata. Un fiume in piena. In generale, anche per disintossicarmi dalla narrativa che leggo ogni giorno per lavoro, mi incuriosiscono molto le forme ibride, tra saggistica e narrativa. Per esempio ho amato Il libro del mare di Morten Stroksnes o La vita segreta di Andrew O’Hagan. In futuro, tra le altre cose, mi piacerebbe scovare autori che provengano da mondi che in apparenza hanno poca promiscuità con la letteratura: penso alla fisica, alla finanza, alla matematica… Sì perché internet ci fa credere di poter trovare facilmente informazioni su qualsiasi cosa, ci fa pensare di poter sapere tutto di tutto; esistono invece tanti ambiti rimasti ai margini del web, poco raccontati e molto specializzati, che grazie alla mediazione della letteratura possono trovare nuovi spazi”.

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