Intervista a Glenn Cooper autore di Il marchio del diavolo ISBN:9788842916727

Sconcertata, una suora studia i simboli astrologici tracciati su un muro. Ma non è il solo enigma custodito dall’antico colombario di San Callisto. Intorno a lei, infatti, ci sono decine di scheletri caratterizzati da un’anomalia inquietante: la stessa anomalia del sicario che, anni prima, aveva cercato di ucciderla, quando lavorava come archeologa proprio agli scavi delle catacombe di San Callisto. Decisa a far luce sul mistero, suor Elisabetta entra in possesso di un rarissimo esemplare del Dottor Faust di Marlowe e intuisce che quei versi sono il codice per svelare il cerchio diabolico che lega passato, presente e futuro. Perché il papa è morto, il conclave è alle porte e la profezia sta per compiersi. Il marchio del diavolo è il nuovo romanzo di Glenn Cooper; abbiamo intervistato l’autore.

D. Nel suo nuovo romanzo, Il marchio del diavolo, lei inaugura una storia tutta nuova. Dopo due protagonisti maschili, forti e particolarmente caratterizzati (Will Piper e Luc Simard, che abbiamo conosciuto nei libri precedenti) ecco che lei ci stupisce con un’eroina: Elisabetta, una giovane suora. È stato difficile costruire questo personaggio?

R. Elisabetta è stata di gran lunga il personaggio più impegnativo di cui abbia scritto finora e anche il più gratificante. Volevo mettermi alla prova con una voce femminile e forte, il che era già abbastanza complicato, ma siccome probabilmente sono un po’ masochista ho deciso di rendere la sfida ancora più dura scegliendo una suora. La soddisfazione è arrivata alla fine quando ho realizzato che Elisabetta era diventata reale per me e che credevo nelle scelte che aveva fatto, sia come donna sia come membro del clero. Aspetto di sapere dalle lettrici se la penseranno allo stesso modo.

D. Come anche i suoi precedenti romanzi, anche Il marchio del diavolo ha una costruzione narrativa su 3 diversi periodi storici. Seguiamo suor Elisabetta in una Roma contemporanea, poi Christopher Marlowe a Cambridge nel XVI secolo e l’imperatore Nerone nell’antica Roma. Come ha deciso di unire queste tre storie che sembrano di per sé così lontane?

R. La storia ambientata in epoca moderna e quella nell’antica Roma sono nate e proseguite mano nella mano, entrambe erano strutturate e pensate per far funzionare a dovere la trama. Il terzo periodo invece ha un ruolo dettato da una precisa scelta personale. Sono sempre stato attratto dall’Inghilterra Elisabettiana e ne avevo già scritto nel Libro delle anime. Anni fa ho studiato Marlowe e Shakespeare per una sceneggiatura che stavo scrivendo e che immaginava la rivalità tra i due geni. Il film non venne mai prodotto ma io conservai il mio materiale di ricerca, ansioso di poter scrivere ancora di Marlowe, un giorno. Non apprezzo i suoi lavori quanto quelli di Shakespeare ma trovo che sia un personaggio più vivido storicamente di Shakespeare e quello che sappiamo di lui è di gran lunga più interessante.

D. Il marchio del diavolo è, di fatto, un attributo fisico che lei identifica con la coda. I Lemuri, uomini con la coda, sono i cattivi del suo romanzo. Come le è venuta l’idea di questa sorta di casta che cerca di distruggere il Cattolicesimo fin dall’antichità?

R. Fin dalle sue origini la Chiesa ha scelto per sé questo ruolo di casta, di una forza che combatte per il bene affrontando il male, impersonificato dal Diavolo. Ma per quanto ne so gli uomini possono essere ancor più malvagi e spaventosi dell’Inferno e del Diavolo. Perché succede che il Diavolo è spesso rappresentato con la coda? Forse perché i Lemuri sono il punto di riferimento per il nostro concetto di vero male.

 D. La Storia ha sempre un ruolo fondamentale nei suoi romanzi. Le piace prendere storie e personaggi del passato e mescolare cioè che è reale con la fiction. Che cosa preferisce: intrattenere i lettori con delle trame ben strutturate e che si leggano con piacere o insegnare loro qualcosa di nuovo – ad esempio la storia del Faust oppure della Profezia di Malachia?

R. Mi piace la combinazione di una buona storia contemporanea con un’onesta fetta di Storia. Credo di essere inciampato in questo genere con La biblioteca dei morti e ho scoperto che mi piaceva la diversità della ricerca nello scrivere di molteplici periodi storici all’interno di uno stesso lavoro. Quindi, con l’unica eccezione di un romanzo che deve ancora essere pubblicato, in tutti i miei libri ci sono questi salti temporali e storici. Credo che quando i miei lettori mi chiederanno di cambiare mi troveranno pronto a farlo.

D. Sappiamo che lei è un appassionato di archeologia e infatti nel Marchio del diavolo le Catacombe di San Callisto giocano un ruolo fondamentale e anche suggestivo. Ha avuto l’opportunità di visitare delle catacombe a Roma? Che tipo di esperienza è stata per lei?

R. Anche se avevo studiato le catacombe quando ero studente non le avevo mai visitate, finché non mi sono ritrovato a fare ricerche per questo romanzo. Ho trascorso dei giorni bellissimi sotto la Appia Antica, immerso nella Storia e in una magica atmosfera. È stato uno dei più bei tour storici e archeologici della mia carriera, le catacombe si trovano in cima alla lista personale di luoghi speciali. Mi chiedo quanti Romani visitino le catacombe oggi oppure se siano frequentate soprattutto dai turisti. Spero che gli Italiani le apprezzino perché sono un vero tesoro.

D. Alla fine del libro, nei ringraziamenti, lei scrive che durante le ricerche per il libro ha avuto la possibilità di visitare il Vaticano e alcuni conventi di suore. Che idea si è fatto delle suore Italiane e del loro ruolo nella Chiesa?

R. La prima lezione in questo senso l’ho avuta chiedendo a un ufficiale Vaticano quale ruolo avessero le suore all’interno della Santa Sede. Al principio non capivo perché mi guardasse in modo così strano finché non sono venuto a sapere che le suore hanno ruolo minore e subordinato in Vaticano. Ed ecco che ho avuto l’idea – forse un po’ sovversiva – che sarebbe stato fantastico mettere il destino della Chiesa nelle mani di una giovane suora. Un’altra cosa che ho scoperto parlando con diverse suore a Roma è che quelle come la mia Elisabetta sono rare. La maggior parte sono anziane, quelle più giovani vengono per lo più dall’Africa e dall’America Latina. Le giovani donne italiane ormai non guardano quasi più al velo come a una possibilità di vita. Elisabetta ha fatto la sua scelta dopo un trauma che ha cambiato profondamente la sua vita e i piani per la sua carriera.

D. Il marchio del diavolo esce nelle librerie italiane poco prima di Natale. Con quali argomenti consiglierebbe di regalare il suo libro per l’occasione?

R. Penso che un libro rappresenti uno dei regali più belli. In America purtroppo regalare i libri è un’attività sempre più rara, cosa che mi rendo molto triste, ma so che invece in Italia è un uso ancora piuttosto popolare. Quindi vi dico: se non il mio, regalate il libro di un altro autore. Ma fatelo, per favore, tenete viva la tradizione.

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