Conversazione con Hans Tuzzi autore di Perché Yellow non correrà ISBN:8886842864

Hans Tuzzi è lo pseudonimo letterario di un saggista italiano che si è occupato di collezionismo librario e di guide bibliografiche prima di approdare al giallo. L’opera d’esordio (Il Maestro della Testa sfondata, 2002) è stata accolta da ottime recensioni, e il secondo romanzo, Perché Yellow non correrà, sembra avere tutte le carte in regola per bissarne il successo. Il commissario Melis, già protagonista dell’episodio precedente, deve ora indagare attorno alla morte di un uomo, il cui cadavere è stato trovato nei bagni dell’ippodromo di San Siro senza documenti e con il volto sfigurato. Scarsi sono gli indizi in mano alla Squadra Omicidi. Melis può contare però su un fiuto investigativo di prim’ordine e su risorse all’apparenza inesauribili. L’autore ha risposto di buon grado ad alcune nostre domande.

D. Nei suoi romanzi vi sono numerosi riferimenti a biblioteche, libri antichi, volumi rari. Ci può raccontare com’è nata questa passione per il collezionismo e per il mercato antiquario?

R. Ho sempre amato possedere frammenti della bellezza del mondo. Tuttavia non sono un collezionista, almeno nel senso che non sono consumato dal desiderio della completezza: al contrario, la smania di completezza mi è sempre parsa una pretesa arida e triste. Quanto al libro antico e ai meandri del mercato antiquario, il lavoro mi ha dato occasione di sfiorarne per alcuni anni splendori e segreti, luci e ombre. E così, quando, dopo il successo di Collezionare libri, Vittorio Di Giuro mi propose di misurarmi con un giallo che avesse il libro come protagonista, non ho avuto esitazioni.

D. Le indagini del commissario Melis inducono a riflettere sul potere dei libri. Secondo lei i libri conserveranno intatto il loro fascino oppure il dilagare delle nuove tecnologie potrebbe alla lunga ridimensionarne l’importanza?

R. Ha presente la corsa ai prodotti sovietici mentre l’URSS scompariva dalle carte geografiche? Fa il paio con la moda delle “turcherie” esplosa negli anni che vedevano la dissoluzione dell’impero della Sublime Porta. Non è un caso, credo, che molti collezionisti di libri antichi siano uomini che di elettronica vivono, a cominciare da Bill Gates. Peraltro, carta stampata e fibre ottiche viaggiano su binari non perfettamente sovrapponibili; non credo che il libro debba finire in breve in una riserva protetta. Quand’anche ciò accadesse, e proprio per questo, vedrebbe esaltato il fascino antiquario della propria concretezza materiale.

D. Mi incuriosirebbe poi sapere qual è il suo rapporto con i computer e con Internet.

R. Lo stesso che ho con l’automobile e il telefono: li uso, non certo a livello professionale, ma non ne faccio dei totem. Ammiro la padronanza che dell’informatica hanno architetti, grafici, fotolitisti, ma quando sento persone che parlano di un mezzo come se invece fosse il fine, provo sempre fastidio e inquietudine.

D. Fra le piste seguite da Melis in Perché Yellow non correrà vi è quella dell’esoterismo. Nelle pagine iniziali un bibliofilo narra della passione di Hitler per l’occultismo. In questo ambito rientra la vicenda della cosiddetta “Biblioteca magico-alchemica” depredata dai nazisti. È pura fiction oppure l’episodio è frutto di un’attenta ricostruzione storica?

R. Il sacco delle opere d’arte italiane da parte dei nazisti è — come scrivo nella nota preposta al romanzo — una vergogna storica documentata. Vergogna condivisa dal regime fascista che, con Mussolini a tracciare il solco, consentì sin da prima che scoppiasse la guerra l’esportazione in Germania di importanti opere d’arte vincolate. Altre, come nel caso dell’Archivio storico di Napoli (migliaia di documenti unici, dalla caduta dell’Impero romano alla spedizione dei Mille), vennero freddamente date alle fiamme. Quanto al Fondo Sansepolcro (o “Biblioteca magico-alchemica”) naturalmente è soltanto una mia invenzione.

D. Il commissario Melis è un personaggio sui generis, abbastanza lontano dagli stereotipi del giallo. Melis è colto (in un momento di difficoltà riesce addirittura a distrarsi con sofisticate questioni filologiche), raffinato e sa conversare su vari argomenti con piglio sicuro. È stato difficile coniugare questa tipologia di detective con le esigenze di realismo connesse al genere poliziesco?

R. Melis proviene da una famiglia di funzionari dello Stato. Ed è nato nel 1944, perciò ha fatto un buon liceo. Se poi lei considera che gli autori di Signorina Rosina e di Misteri dei ministeri (ovvero Antonio Pizzuto e Augusto Frassineti) erano, appunto, funzionari dello Stato, converrà che nella pubblica amministrazione italiana non era così difficile imbattersi in persone civili, educate e colte. La relazione con Fiorenza (che è caporedattrice presso un raffinato editore d’arte) ha anche l’effetto di rendere più tangibile nei confronti di colleghi e sottoposti una diversità che resta comunque di intelligenza prima che di cultura.

D. L’amore per i libri che traspare da ogni pagina, i motivi esoterici, i molteplici riferimenti intertestuali mi hanno richiamato alla mente alcune opere di Umberto Eco. Considera Eco uno dei suoi modelli o esistono altri scrittori a cui si ispira e per i quali prova un debito di riconoscenza?

R. Ho letto con molto divertimento Il nome della rosa, ma è uno di quei modelli ingombranti per eccesso di riuscita che vanno dimenticati quando ci si mette a scrivere un romanzo di genere simile (Per inciso: in Yellow i motivi esoterici sono volutamente un atto mancato). È comunque imbarazzante, per me, fare nomi certo troppo impegnativi per un genere tutto sommato minore come il giallo.

D. Minore?

R. Ma sì, minore. Capisco la recente reazione a una critica ingessata e impettita che per decenni ha ignorato il genere, ma adesso, francamente… In letteratura, come in ogni arte, i generi esistono e hanno le loro gerarchie, ce n’è di maggiori e ce n’è di minori. Poi, certamente, per un Cellini che fa l’orafo, vi sono alcuni giallisti che sono romanzieri puri. Ma sono pochi. Pochissimi.

D. Lei si ritiene uno di questi?

R. Ma per favore! (Quale tasto devo premere per riprodurre una risata?)

Intervista a cura di Marco Marangon

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