Intervista a Javier Cercas autore di Soldati di Salamina ISBN:8882464199

Javier Cercas è nato nel 1962 a Ibahernando, Caceres. È autore del libro di racconti El movil e di due romanzi, El inquilino e El vientre della ballena. Collabora abitualmente con “El Pais” e dal 1989 è docente di letteratura spagnola all’Università di Gerona. Ha raggiunto il successo con Soldati di Salamina, che in Spagna è arrivato alla quindicesima edizione. Questo straordinario romanzo, che cresce sotto i nostri occhi pagina dopo pagina fino a raggiungere nella sua terza parte quell’emozione che il romanzo deve e soltanto il romanzo può dare, è la storia di un eroe, di un antieroe, la storia di uno sguardo. La vicenda è ambientata in Spagna, alla fine della guerra civile. Durante la ritirata delle truppe repubblicane verso la frontiera francese viene presa la decisione di fucilare un gruppo di prigionieri franchisti. Tra loro si trova Rafael Sanchez Mazas, fondatore e ideologo della Falange, che solo e ferito riesce a fuggire, fino a quando un miliziano mandato sulle sue tracce lo raggiunge e gli risparmia la vita. Perché? La risposta a questa domanda diventa per l’autore l’ossessione da cui nasce l’avventura narrata nel libro, che è anche la storia di una storia. E pur non volendo affatto rivisitare la storia della guerra civile, Cercas ci regala una bellissima pagina sulla storia del Novecento.

D. Lei ha scritto questo libro con grande passione, di ricercatore, di giornalista, di spagnolo. Quanto è stato difficile per un uomo della sua generazione scrivere su un periodo così devastante per il suo paese?

R. Sulla guerra civile esiste una grande letteratura, e nello stesso tempo è un argomento di cui non si parla. In realtà io sono sempre stato interessato, da tempo avrei voluto scriverne e non l’ho mai fatto. Il problema era come scriverne. Mi sono imbattuto nella figura di Sanchez Mazas, e da quel momento il mio cassetto si è riempito di appunti, risultati di ricerche, riflessioni, fino a che al momento della stesura ho avuto l’impressione che il libro in realtà fosse già scritto.

D. Noi italiani parliamo continuamente di Mussolina e del fascismo; come mai invece in Spagna non si parla di Franco e ancor meno della guerra civile che ha segnato la storia del vostro paese? È un passato con cui dovete ancora fare i conti?

R. C’è stata troppa fretta nel voler rimuovere un passato creando una transizione verso una democrazia che in realtà non sarà mai tale se non si fanno i conti col passato. È ora di cominciare a parlarne.

D. Michele Serra, presentando Soldati di Salamina ai lettori romani, lo ha definito “il libro più anti ironico che mi sia capitato di leggere da molto tempo”. Questo va a merito dell’autore. Da dove nasce questo rigore?

R. Premetto che il romanzo per me è una forma di ironia e non potrebbe essere altrimenti. Ma il rigore di cui parla lei non è altro che la ricerca di una verità, che non è una verità storica, ma soltanto una verità poetica, una verità morale e in questo senso, ma solo in questo senso, più universale.

D. Sanchez Mazas, ideologo della Falange e mediocre scrittore, probabilmente parlava troppo di poesia ed era odiato da Franco, che ne fece un ministro senza portafoglio. In seguito fu poi tenuto ai margini per le sue idee e responsabilità politiche, ignorato dagli uni e dagli altri. È il nostro antieroe?

R. Di Sanchez Mazas, che ha avuto un ruolo di primissimo piano negli anni della guerra civile e anche in seguito, in Spagna non si sa quasi niente, e anche i riferimenti nel passato sono scarsi. È effettivamente l’antieroe, ma di questi uomini è fatta la nostra storia, e bisogna cominciare a parlarne.

D. Finalmente Miralles, questo meraviglioso personaggio, granitico e tenero, dimesso, che forse sa anche di biancheria mal lavata, è l’eroe che ci commuove e di cui nonostante la retorica vorremmo pieno il mondo. Perché Miralles risparmia la vita a Sanchez Mazas?

R. Per allegria, un’allegria che nasce dall’essere vivo. Soltanto questo.

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