“Per uno scrittore, iniziare una serie è un’impresa ambiziosa. In sostanza, ti stai impegnando a compiere un viaggio che durerà diversi anni e a volte ti senti come un alpinista che si prepara a scalare una nuova vetta”.
Con “L’invasione delle tenebre” Glenn Cooper chiude la trilogia dedicata ai “Dannati”. E ne parla in quest’intervista a ilLibraio.it

Dopo essersi laureato con il massimo dei voti in Archeologia a Harvard, Glenn Cooper ha scelto di conseguire un dottorato in Medicina. È stato poi presidente e amministratore delegato della più importante industria di biotecnologie del Massachusetts ma, a dimostrazione della sua versatilità, è diventato sceneggiatore e produttore cinematografico. E, a seguire, uno scrittore di grande successo, soprattutto in Italia, dove i lettori lo hanno amato sin dall’esordio, La Biblioteca dei Morti. Con ilLibraio.it Cooper parla del suo nuovo romanzo, L’invasione delle tenebre, sempre edito da Nord, che chiude la trilogia dei Dannati

Il suo primo romanzo, La Biblioteca dei Morti (Nord), era stato concepito come un’avventura autoconclusiva. È stato solo in seguito che ha avuto l’idea di farne una serie. È capitata la stessa cosa con Dannati o ha sempre saputo che sarebbe stata una trilogia? 
“Ho sempre saputo che quella di Dannati sarebbe stata una serie, ma all’inizio non avevo chiaro in quanti libri l’avrei sviluppata. È stato solo quando ho cominciato a lavorare alla trama che mi sono reso conto che sarebbe stata una trilogia. Quando sono arrivato alla fine del terzo libro, ho pensato che quella era una conclusione perfetta per i miei personaggi”.

C’è differenza tra lavorare a una serie o a un romanzo autoconclusivo?
“Per uno scrittore, iniziare una serie è un’impresa ambiziosa. In sostanza, ti stai impegnando a compiere un viaggio che durerà diversi anni e a volte ti senti come un alpinista che si prepara a scalare una nuova vetta. Bisogna prepararsi bene, fare molte ricerche, studiare bene il percorso… e sperare di non finire l’ossigeno prima del tempo”.

Continuerebbe una serie per lei conclusa in base alle richieste dei suoi fan?
“I lettori mi chiedono spesso di tornare a scrivere di alcuni personaggi o mi mandano suggerimenti per nuove storie. Alcune loro osservazioni sono davvero brillanti e le prendo in seria considerazione. Trovo infatti che sia molto importante ascoltare i pareri del pubblico. Eppure finora le storie all’origine dei miei romanzi sono frutto della mia immaginazione”.

Glenn Cooper Tour 2015

Come si sente quando scrive l’ultima parola di un romanzo? Le capita che le manchino i suoi personaggi? Oppure sente di più la nostalgia del mondo che ha creato e in cui hai vissuto per tanto tempo?
“Scrivere l’ultima parola di un romanzo, specialmente se si tratta del capitolo conclusivo di una serie, è un momento molto intenso, di gioia e di sollievo. Di nuovo, è come raggiungere la cima della montagna. Ma, una volta arrivato in vetta, bisogna scendere e il pensiero vola subito alla fase di editing e di revisione. Spesso rileggere la prima stesura è più difficile che scriverla. Mi manca Will Piper. Mi manca John Camp. Mi manca Cyrus O’Malley, il protagonista dell’Ultimo giorno. Mi manca Elisabetta Celestino, l’eroina del Marchio del diavolo. E mi mancano i mondi che ho creato, anche se alcuni meno di altri. Nel caso di Dannati, sono felice di essere scappato dall’Inferno”.

Cosa pensi di John Camp? Quando ancora lavorava al primo episodio della trilogia di Dannati, ha detto che lui era una sorta di reincarnazione di Will Piper. Si è dimostrato all’altezza?
“Sono attratto dagli eroi imperfetti. In un certo senso, tutti i miei protagonisti sono incarnazioni dello stesso personaggio, un uomo che deve combattere contro i propri demoni per riuscire a superare le prove imposte dalla trama. Sono certo che un bravo psichiatra ci vedrebbe un collegamento col mio inconscio”.

Ci parli dei suoi progetti futuri? A cosa sta lavorando? A un romanzo autoconclusivo o a una serie?
“Sto lavorando a una serie che ruota attorno a un professore di Storia delle religioni. Al momento sono immerso nella sua prima avventura”.

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