“Tempesta in giugno” è una sorpresa per chi dal 2005 (anno della pubblicazione di “Suite francese” in Italia) ha scoperto le opere di Irène Némirovsky (Kiev, 11 febbraio 1903 – Auschwitz, 17 agosto 1942)

Suite francese doveva essere il suo capolavoro. Irène Némirovsky ne era certa. Ed è per questo che nei mesi che precedono la sua deportazione, consapevole che si sarebbe trattato di un’opera postuma, vi lavora incessantemente. Dopo averne buttato giù una prima stesura, continua a rileggerlo, a rimaneggiarlo, fino a riscriverlo completamente.

Il 13 luglio 1942 l’arresto interrompe il suo lavoro. La revisione si ferma alla fine di Tempesta in giugno, primo dei cinque “movimenti” che avrebbero dovuto comporre la sua sinfonia sulla disfatta della Francia. Ed è forse la parte più intensa dell’opera, quella che meglio risponde al proposito che guidava la scrittura: dipingere un affresco quanto più ampio possibile della società francese dinnanzi alla catastrofe.

Tempesta in giugno è un grande mosaico, un vasto campionario di vizi e virtù della Francia dell’epoca, minuziosamente passati in rassegna (quasi inutile precisarlo, i primi prevalgono sui secondi): un ragazzo di grandi speranze desideroso di arruolarsi, sebbene troppo giovane; una modesta famiglia di impiegati; cortigiane di alto bordo; un perfido collezionista di porcellane antiche che sacrificherebbe la madre pur di salvare i suoi tesori; un prete che affronta la guerra nonostante questa sia contraria al suo credo (una delle grandi novità della nuova versione); un soprintendente di un museo che, suo malgrado, durante l’esodo si trova a far da balia a un gruppo di orfani che si comportano come lupi costretti a seguire una dieta vegetariana (un’altra interessante variante dell’ultima versione del romanzo); giovani contadine che associano la guerra a delle “grandi vacanze” (esattamente come il protagonista del Diavolo in corpo vive la Prima Guerra mondiale).

tempesta in giugno Irène Némirovsky

“Tempesta in giugno” di Irène Némirovsky (Adelphi, a cura di Teresa Lussone e Olivier Philipponnat. Traduzione di Laura Frausin Guarino e Teresa Lussone)

Il narratore scatta un’istantanea nel tentativo di immortalare tutta una società dinnanzi al disastro: la disfatta della Francia, l’imminente arrivo dei tedeschi a Parigi, l’esodo precipitoso dalla città. E, cela va sans dire, davanti alla disgrazia, tutti, o quasi, danno il peggio di sé. Si tratta di una raffigurazione amara, in cui però non mancano accenti grotteschi, comici o perfino buffoneschi (ah, quel bisognino che scappa proprio quando non deve!). Il più delle volte, però, il riso è amaro e scaturisce dal contrasto tra la grandezza della posta in gioco e le piccolezze individuali: per qualcuno, la conseguenza peggiore della guerra consiste nel non potersi più procurare quella portentosa cipria inglese. Sono proprio le reazioni umane a interessare maggiormente il narratore: i fatti e la storia impallidiranno, mentre solo i comportamenti umani potranno interessare anche i lettori «del 1952 o del 2025» – scrive Némirovsky nei suoi appunti. Quanta lungimiranza nella penna della scrittrice che negli ultimi giorni della sua vita continua a lavorare, con sempre più intensità, all’«opera principale della [sua] vita».

I lettori della prima versione del romanzo, quella pubblicata da Adelphi nel 2005, si chiederanno forse se valga la pena leggere Tempesta in giugno. Teresa Lussone, ricercatrice italiana che con Olivier Philipponnat ha curato prima l’edizione francese per Denoël (2020) e ora quella italiana, risponde: “È una domanda che mi sento rivolgere spesso. Le novità tematiche sono molte, le vicissitudini di alcuni personaggi sono completamente diverse. Ma, soprattutto, Irène Némirovsky sembra assumere una voce diversa. Seguendo il modello dell’impersonalità flaubertiana, elimina tutti i commenti del narratore, si eclissa dietro le scene raccontate affinché – così si legge nel suo diario – i fatti diano l’impressione di svolgersi sotto gli occhi del lettore. L’autrice cerca un nuovo stile, più asciutto, una scrittura quasi disadorna, ‘senza smancerie’ – annota a margine del manoscritto. È come se questa nuova versione costituisse un ponte verso il suo sogno ‘di fare qualcosa di grande’. Il romanzo è seguito dagli appunti per Captivité, terzo ‘movimento’, che Némirovsky non riuscì nemmeno ad abbozzare. Queste pagine, pubblicate per prima volta in Italia, ci permettono almeno di scorgere in lontananza cosa ne sarebbe stato del suo capolavoro“.

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

 

Abbiamo parlato di...