Chi è la scrittrice Irène Némirovsky, scomparsa nel 1942 e riscoperta solo negli ultimi anni, a partire dal romanzo incompiuto “Suite francese”? Un percorso biografico e letterario che parte dal difficile rapporto con i suoi genitori e arriva a un’età adulta segnata dall’avvento del nazismo e soprattutto dall’approvazione delle leggi razziali…
Scomparsa il 17 agosto del 1942 nel campo di concentramento di Auschwitz, dopo un solo mese dalla deportazione, Irène Némirovsky è stata una scrittrice francese di origine ebraica, nota per i suoi romanzi impregnati di crudi riferimenti storici, affilati profili psicologici e profondi spunti di riflessione.
Durante la sua breve vita, stroncata prematuramente a trentanove anni a causa dell’Olocausto, ha pubblicato infatti numerosi testi in prosa di grande spessore culturale, tra i quali spiccano fra i più famosi Il ballo, Due e David Golder, oltre all’incompiuto Suite francese, poi pubblicato postumo e che ha portato alla riscoperta dell’autrice in tempi recenti…
Tra biografia e produzione letteraria
Nata il 24 febbraio 1903 a Kiev, in Ucraina, da una famiglia ebrea benestante (il padre era banchiere), la scrittrice ha vissuto in Russia fino alla rivoluzione d’autunno. Essendo i Némirovsky vicini allo Zar, sono costretti a trasferirsi in Scandinavia e infine in Francia, dove la famiglia era già solita trascorrere le vacanze.
L’autrice cresce così con una bambinaia francese fin dalla tenera età, tanto che impara prima il francese del russo. Ma tanto è stretto il legame con la tata, quanto è distante e freddo quello con la madre Fanny. Non a caso Il ballo, una delle sue novelle più acclamate, prende spunto dal loro rapporto conflittuale: l’opera racconta infatti di Antoinette, ormai quattordicenne, ma a cui la madre vieta di partecipare a un ballo organizzato in casa, per paura di sfigurare davanti alla giovinezza della figlia.
Neanche al padre risparmia nel frattempo le critiche, tanto che il suo David Golder, emblema dell’ebreo arrivista e assetato di denaro, sembra proprio ispirato alla figura paterna.
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Nonostante l’infanzia solitaria (o proprio in virtù di quest’ultima), Irène Némirovsky si dedica alla lettura e alla scrittura fin da giovanissima e nel 1927, a soli 24 anni, pubblica la sua prima opera, L’Enfant Genial – incentrata sulla difficoltà di vivere pienamente l’identità ebraica, ma anche sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza e sulla parabola del ritorno alle origini.
Intanto studia lettere alla Sorbona e conosce ormai sette lingue tra cui il russo, il francese, l’inglese e l’yiddish. Nel 1926 sposa l’ingegnere russo Michel Epstein, con cui ha due figlie, e nel 1929 diventa celebre con il suo David Golder, che le procura anche accuse di antisemitismo per via dell’aspra ironia con cui dipinge il protagonista eponimo del romanzo.
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Sia quest’opera che Il ballo vengono adattate per il cinema, e nel frattempo Irène Némirovsky scrive anche numerosi racconti per delle riviste. Nonostante la fama e il successo, nel 1935 il governo francese rifiuta la sua richiesta di cittadinanza. Con l’inasprirsi delle leggi razziali, nel 1939 si fa battezzare cattolica a Parigi, ma nel 1940 le viene proibito di pubblicare, anche se l’editore Horace de Carbuccia viola la legge continuando a occuparsi delle sue opere.
Si trasferisce in campagna con la famiglia e lavora a Suite francese. Nel luglio 1942 viene arrestata e deportata. Invano il marito e i suoi editori si mobilitano per ritrovarla. Malata di tifo, viene uccisa ad Auschwitz. Le figlie, tuttavia, raccolgono i lavori della madre e permettono la pubblicazione di Suite francese. Inoltre, basandosi sui diari e i carteggi della donna, ne scrivono la biografia, Mirador.
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Suite francese e gli altri romanzi di Irène Némirovsky
Oltre alle opere già menzionate, occupa un posto d’onore l’ultimo testo a cui ha modo di dedicarsi Irène Némirovsky, poi diventato il suo romanzo più apprezzato dal pubblico e dalla critica: parliamo di Suite francese, pubblicato solo nel 2004, che ha riportato l’autrice alla ribalta nel panorama letterario internazionale.
L’opera descrive la vita in Francia durante l’occupazione nazista ed è diviso in due parti: Tempesta di giugno e Dolce. Nella prima seguiamo le vicende di vari personaggi che fuggono da Parigi durante l’invasione tedesca del 1940, mentre nella seconda osserviamo le complesse dinamiche tra occupanti e occupati in un paesino francese occupato dai nazisti.
A venire pubblicati postumi sono stati anche I doni della vita, I falò dell’autunno e Il calore del sangue, che pur con focus diversi si concentrano tutti e tre sul modo in cui le due guerre mondiali, e in particolare la seconda, abbiano trasformato la vita non solo dei popoli, ma anche dei singoli individui e di migliaia di famiglie.
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Un altro filone che potremmo rintracciare nella sua produzione è quello legato alla deriva morale a cui è andato incontro il Novecento, spesso a causa dell’ipocrisia borghese, dell’avvento di un capitalismo sempre più opportunista, dell’ossessione per le apparenze e di un egoismo via via più materialista.
Ne fanno parte Una pedina sulla scacchiera del 1934, che esplora i giochi di potere e l’ascesa sociale di Christian Rabinovitch, e La preda del 1938, in cui assistiamo invece alla scalata al successo di un ragazzo povero che usa la sua astuzia per ottenere potere e denaro.
Ma anche Jézabel del 1936, che ci mostra una donna ossessionata dalla giovinezza e dalla bellezza, che si ritrova a commettere un omicidio per preservare il suo status, e Il signore delle anime del 1939, in cui conosciamo invece un medico truffatore che sfrutta le paure e le fragilità della borghesia per arricchirsi.
Si distacca invece in parte L’affare Kurilov del 1933, ambientato nella Russia pre-rivoluzionaria, che ci racconta la missione di un giovane rivoluzionario incaricato di assassinare il potente ministro Kurilov, e nel quale riflettiamo soprattutto sul contrasto tra le ideologie rivoluzionarie e i dilemmi etici.
Da menzionare sono poi Il malinteso del 1926, una delle prime opere di Irène Némirovsky, incentrata sul fallimento di un matrimonio borghese e sulla distanza emotiva tra i protagonisti, e Due del 1939, che indaga a sua volta l’evoluzione dell’amore e del matrimonio attraverso la storia di due generazioni.
Più complesso è invece I cani e i lupi del 1940, che segue le vita di una ragazza ebrea di umili origini e di un ricco francese nella Parigi degli anni Trenta: in questo caso, oltre al tema dell’amore impossibile, il romanzo riprende quello dell’identità ebraica, ma soprattutto quello del conflitto di classe.
E c’è infine Il vino della solitudine del 1935, considerato in parte autobiografico, e nel quale Irène Némirovsky ci racconta la storia di Hélène, una giovane donna che lotta contro l’oppressione della sua famiglia, soprattutto della madre egoista e manipolatrice, restituendoci un’intima analisi dell’alienazione.
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I racconti e la corrispondenza privata
La vasta produzione di Irène Némirovsky include anche un buon numero di novelle e racconti (a cominciare dal già citato Il ballo) che sono stati per lo più pubblicati in vita – fatta eccezione per Film parlato e altri racconti, una raccolta postuma che comprende diverse storie brevi dalle più private alle più critiche sul piano sociale, e per L’Orchessa, il racconto di una figura femminile spietata e violenta, che porta alla luce le paure più profonde dell’animo umano.
Quanto ai testi editi negli anni Trenta, invece, segnaliamo Come le mosche d’autunno del 1931, una riflessione sulla vecchiaia e sul senso di appartenenza ambientata nella Russia post-rivoluzionaria, e La moglie di don Giovanni del 1936, che riprende questo celebre personaggio letterario per parlarci del suo rapporto con la moglie, offrendoci una nuova prospettiva sulla leggenda e sugli effetti dell’infedeltà e dell’amore non corrisposto.
E concludiamo con la raccolta di corrispondenze Lettere di una vita, pubblicato in Italia da Adelphi nel 2023 nella traduzione di Laura Frausin Guarino. In questo caso ci troviamo davanti a delle lettere private, che rivelano i pensieri e le emozioni di una donna brillante e complessa, permettendoci di conoscere da vicino la sua vita personale e creativa.
Attraverso le missive contenute in questo volume, emergono dei dettagli importanti sull’ambiente culturale dell’epoca per come lo percepiva l’autrice, ma soprattutto sul tormento (onnipresente nella sua produzione) di un’esistenza segnata dalla persecuzione razziale, e dalla lotta alla sopravvivenza in un mondo sempre più ostile e corrotto.

Letture originali da proporre in classe, approfondimenti, news e percorsi ragionati rivolti ad adolescenti.
