A Natascha Lusenti, nota voce di Radio2, gli ascoltatori chiedevano da tempo un romanzo. Quel momento è arrivato. “Al mattino stringi forte i desideri”, il suo esordio, racconta la storia di tutti noi quando abbiamo bisogno di ripartire da zero, spaventati e felici allo stesso momento… – Un estratto
A Natascha Lusenti, nota voce di Radio2, gli ascoltatori chiedevano da tempo un romanzo. Quel momento è arrivato. Al mattino stringi forte i desideri, il suo esordio in libreria per Garzanti, racconta la storia di tutti noi quando abbiamo bisogno di ripartire da zero, spaventati e felici allo stesso momento. Quando ci dimentichiamo che il bello della vita è nelle piccole cose, nei rapporti umani veri, nei sorrisi e negli occhi di uno sconosciuto.
La protagonista, Emilia, è ferma davanti al grande palazzo. Con lei ha solo poche valigie e i suoi due adorati gatti. Dopo aver perso il lavoro e le redini della sua vita, è lì per ricominciare. Da una nuova casa e da nuovi inquilini da conoscere. Ma l’accoglienza che riceve non è quella che si aspettava. Nessuno sembra badare a lei che si nasconde dietro una frangetta e indossa scarpe basse per non farsi notare. Eppure Emilia decide che è il momento di spazzare via le insicurezze. È stufa di mancati saluti e fredde frasi di circostanza. L’unico modo per cambiare la situazione è cercare di colpire la curiosità di chi passa sempre davanti alla bacheca del condominio. Proprio lì Emilia appende ogni giorno poche righe in cui racconta le sue sensazioni, i suoi ricordi, le sue speranze. Senza rivelarsi. Forse le scrive per far sentire la sua voce in qualche modo. O forse per donare un po’ di gioia a chi rincorre la vita senza più fermarsi alle cose semplici. Ci deve essere qualcuno che come lei ama il colore giallo, ricorda quella bicicletta su cui sembrava di volare da bambini, o ha timore delle cose perse che non si trovano mai più. Ci deve essere qualcuno che sente il bisogno di risponderle. Ma così non è. Fino al giorno in cui trova vicino al suo biglietto una figurina da bambini. Il primo segnale che qualcuno si è accorto di lei. Non ha idea di chi possa essere stato, ma tutti gli indizi portano a quel bambino che ha sempre un libro in mano, con la maglietta di Star Wars e con il padre sempre troppo impegnato al telefono. Solo lui può capire l’importanza dei dettagli. Emilia sente che lui sarà il suo primo amico nel palazzo per poi piano piano avvicinarsi a tutti gli inquilini. Anche se non è facile insegnare di nuovo al cuore a fidarsi dopo che è stato illuso tante volte. Anche se non è facile esprimere i propri desideri per condividerli con gli altri. Emilia scopre che bisogna tenerli stretti per non farli volare via.
Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:
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Regola d’oro per gatti che vivono nello stesso ambiente: garantire spazio e risorse sufficienti per tutti. Questo aiuterà i vostri gatti a vivere insieme in armonia. Le risorse per un gatto sono: lettiera, ciotole di cibo e acqua, posti per nascondersi e riposare, tiragraffi, zone sopraelevate, giochi.
Emilia ha appeso sul frigorifero questo ritaglio da una rivista specializzata. Quando aveva preso Leo, non le era venuto in mente di chiedere consiglio a nessuno. Emilia aveva pensato che sarebbe stato sufficiente voler bene a entrambi. La maggior parte delle persone impiega molto tempo a capire che voler bene e basta non è mai sufficiente.
“E qual è la regola d’oro per esseri umani che vivono nello stesso ambiente?” Emilia mormora tra sé e sé, guardando fuori dalla finestra. Una decina di uccellini si è data appuntamento sull’albero di fronte a casa. La ragazza beve il caffè seduta al piccolo tavolo della cucina. Pensa che deve risolvere due problemi: trovare un nuovo lavoro e fare nuove amicizie.
Le viene in mente che, se fosse ancora all’università, potrebbe appendere un annuncio sulla bacheca. All’università era tutto più semplice: guardavi gli annunci degli altri o mettevi un annuncio tuo o facevi entrambe le cose, e poteva capitare di trovare qualcuno disposto a darti una mano già mentre trafficavi con i tuoi foglietti e le puntine. La bacheca dell’università era stata spesso la sua lettura preferita, soprattutto quando aveva bisogno di sgranchirsi un po’ le gambe dopo ore passate a studiare in biblioteca. Le piaceva passare di lì in particolare al mattino, come a certe persone piace leggere le previsioni del tempo appena sveglie. Le sembrava di poter sbirciare dentro le case, attraverso le porte lasciate socchiuse. Emilia pensa a come sarebbe bello poter trovare dei nuovi amici proprio lì, nel condominio. Così, se avesse bisogno del sale o del termometro, saprebbe a chi chiederlo senza dover andare troppo lontano.
Emilia si alza. Leo e Lù hanno ancora il muso dentro i croccantini. Davanti alla porta d’ingresso c’è una borsa grande e nera. Emilia ne estrae un foglio di carta e una penna. Pensa che deve volere bene ai suoi pensieri, come le diceva il papà. Soprattutto a quelli del mattino, perché sono una nuova speranza. Vorrebbe una bacheca come quella dell’università, anche se non la frequenta più e, se è per quello, non è nemmeno riuscita a laurearsi.
Emilia sa che deve sbrigarsi, prima che nel condominio cominci a esserci troppo movimento. Non vuole essere vista da nessuno. Non è così coraggiosa. Già il fatto che sia l’ultima arrivata potrebbe fare convergere su di lei i sospetti. Pensa a quando la mamma cucinava qualcosa arrangiandosi con quello che trovava nella credenza e nel frigorifero. Forse aveva cominciato a fare così anche le torte di mele, ma lei era troppo piccola e non se ne ricorda, oppure non c’era ancora. Forse, soltanto dopo la mamma aveva imparato a tenere sempre in casa gli ingredienti che le servivano. Emilia sta pensando alla bacheca del condominio. Pensa che all’università c’erano talmente tanti annunci che non si riusciva nemmeno a intravedere di che materiale fosse fatta, la bacheca. Qui, invece, ci sono tutto quel sughero e quelle puntine, eppure così poco da dirsi.
Emilia apre la porta ed esce a piedi nudi. Quando si accorge di essere scalza si ferma per un istante, ma poi decide di proseguire: se tornasse indietro, potrebbe cambiare idea. E poi a piedi nudi non si fa rumore. Guarda giù per vedere se nell’ingresso c’è qualcuno. Via libera. Comincia a correre, saltando i gradini a due a due. Ora Emilia spera che la fortuna continui ad assisterla: “Ti prego, fa’ che non arrivi nessuno. Il postino, la vicina di pianerottolo. Nessuno”. Sulla bacheca c’è ancora la convocazione dell’ultima riunione di condominio. Se ne sta lì, appassita come un acino d’uva che non abbia trovato niente di meglio da fare. Emilia la sbircia. Dall’ordine del giorno annunciato scopre che sono necessari dei lavori alla caldaia centralizzata, prima che arrivi il freddo. Nient’altro. Nessuno ha bisogno di niente. Nessuno ha niente da offrire. Emilia si guarda intorno furtiva. Appende il suo foglio su cui ha scritto delle parole e perciò ora non è più di un bianco che incute timore. Sono una decina di righe, forse qualcuna di più. Emilia ha il dubbio che il foglio sia troppo grande, su quella bacheca vuota. Vorrebbe aver scelto un foglio più piccolo perché ha l’impressione di aver scritto troppo ad alta voce. A Emilia si alza il tono della voce, quando si emoziona. Gliel’hanno sempre fatto notare, ma lei non può farci nulla. In alternativa può decidere di stare in silenzio, ma questa mattina non ha voglia di stare in silenzio.
Questa mattina mi sono svegliata e mi è venuta voglia di chiedervi quand’è stata l’ultima volta in cui siete stati felici. Per capire se a voi viene più facile che a me. A volte guardo le finestre degli altri, da fuori, soprattutto la sera, e mi chiedo se lì dentro siano felici, e come facciano a esserlo. Se devo pensare a una cosa che toglie il fiato, come per esempio salire su una mongolfiera, anche se non ci sono mai salita, direi che è passato tanto tempo dall’ultima volta in cui io sono stata felice. Se invece devo pensare a una cosa che toglie il respiro solo per un attimo, come gonfiare un palloncino, anche se è da molto che non ne gonfio uno, direi che è successo ieri, mentre accarezzavo la pancia del mio gatto. Avrei voluto chiedervelo già quando ho letto la convocazione dell’assemblea di condominio in cui sicuramente parlate di cose importanti, ma dove immagino che nessuno chieda al suo vicino se è stato felice, ultimamente. Poi mi sono detta che forse la felicità è imparare nuove abitudini. Nuove buone abitudini, voglio dire. Come accarezzare più spesso la pancia del mio gatto. E anche la mia, se è per questo.