“La conca buia”, romanzo satirico di Claudio Morandini, mette in scena in chiave tragicomica una storia di ambizioni e potere, ambientata nel contesto di una comunità di montagna lontana da ogni idealizzazione

Claudio Morandini è da qualche settimana in libreria con La conca buia, il nuovo romanzo edito da Nottetempo. L’autore valdostano torna agli ambienti e ai personaggi della montagna, mettendo in scena una vicenda tragicomica che sdogana con lucidità e schiettezza l’ormai incartapecorita idealizzazione delle logiche della vita montanara.

La storia è quella di un uomo, Franco Gavaglià, che, da sindaco di un piccolo paese di montagna, si ricandida per le nuove elezioni ed è pronto a fare di tutto pur di vincerle, anche girare per il paese con sotto braccio l’anziano padre, per una vita tanto odiato e disprezzato. Emerge dunque fin da principio come motore propulsivo delle azioni del protagonista e di tutto l’intreccio sia la più classica logica della rappresentanza del potere.

La conca buia - Claudio Morandini (Nottetempo 2023)

Non si troveranno pertanto nel libro di Morandini i temi della riscoperta del rapporto con la natura né scene di uomini arroccati in un suggestivo e caldo rifugio, tanto frequenti nei titoli di questo genere che da qualche anno abitano le librerie italiane. Qui le intenzioni artistiche sono differenti: più critica sociale, meno lirismo.

La conca buia, infatti, richiama sia un puntuale episodio dell’infanzia del protagonista sia, nel titolo così come nei personaggi e nella trama, un’immagine per certi versi opposta e insieme complementare rispetto a quella che della montagna e dei suoi abitanti si suole spesso rappresentare o immaginare.

Se la montagna è qualcosa di convesso rispetto al terreno, per definizione geometrica stessa, e, al contempo, il rilievo naturale più esposto alla luce del sole, che illumina e abbronza i volti riflettendosi nelle alture sulla candida neve, in Morandini tutto ciò risulta capovolto.

Viene dunque meno l’idealizzazione di un mondo fatto di luce, trasparenza, autenticità e sincera devozione verso gli affetti familiari, mentre a essere messe in luce sono proprio le zone d’ombre di comunità di uomini che ormai – o forse da sempre – nulla, o poco, hanno di diverso rispetto alle più frequentemente rappresentate esistenze di città.

Morandini dipinge così un ritratto lucido, a tratti spietato, insieme delle dinamiche sociali e, per così dire, diplomatiche e politiche – offerte puntualmente dallo spunto delle elezioni – e di quelle più intime, relazionali, interpersonali.

Al centro di queste ultime c’è il sempreverde tema del conflitto generazionale e lo scontro edipico padre-figlio; tuttavia, ci si accorge rapidamente che tali topoi tipici di tanta letteratura novecentesca fungono più da spunti che da veri e propri focus del romanzo: a rappresentare il vero oggetto della lente d’ingrandimento ironica e audace dell’autore è il rapporto fra apparenza e realtà che intercorre nel passaggio dalla rappresentazione ufficiale, in società, di un individuo e di quella intima, conosciuta solo dalle persone a quello più vicine.

A fare da contraltare alla gretta umanità gravitante intorno alle logiche di potere, di apparenza politica, ma anche alle semplici debolezze umane messe in scena emerge, come in filigrana e dai colori brillanti, la luminosa figura di Leda, figlia di Franco Gavaglià: è lei che, alla stregua di una moderna e umile figura di donna angelo, si pone da anello di congiunzione fra Franco e il nonno.

Al di là e in contemporanea all’approfondimento psicologico delle dinamiche relazionali fra le tre generazioni dei Gavaglià, La conca buia rappresenta un brillante esempio di romanzo satirico e, sfruttando le coordinate astratte di un paese non meglio identificato di montagna, assurge anche a definirsi formula, equazione spendibile per qualunque contesto sociale moderno in cui a farla da padrone è l’apparenza.

Proprio in virtù di tutti i vantaggi che può avere una “buona” immagine a livello politico, Franco arriva persino a sacrificare e mortificare se stesso, il suo vissuto e andare a braccetto con quell’anziano padre che tanto era odioso, violento e bestiale nel privato durante l’infanzia di Franco quanto oggi risulta fragile, innocente e insieme rappresentante positivo degli antichi e sani valori della comunità.

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