Dopo “Non sarò mai la brava moglie di nessuno”, Nadia Busato torna con una storia vera, che arriva direttamente dalle pagine di cronaca, facendone una ballata, con il ritmo di una tragedia che si arricchisce di momenti di commedia popolare, in cui i protagonisti sono eroi oscuri in un mondo che giace stagnante: vite inchiodate nella trappola bigotta di una provincia incapace di offrire progetti, piccola di testa e di cuore… – L’approfondimento

Ficcato proprio nel cuore della Macroregione, sulla tangenziale sessantanove, Ogno incarna lo spirito del territorio: gente che vive e lavora con lo sfinimento della crisi, e con il desiderio di scappare da quel mondo di provincia fatto di cemento e centri commerciali, per un futuro che non ha contorni ma solo illusioni. Ne ha tante Barbara, per tutti Barbie, la shampista di Hair&Beauty, che è carina, una ragazzotta sexy cresciuta con il mito delle veline: lei nella vita vuole arrivare proprio lì, a ballare sul bancone, oppure a naufragare in un reality. 

Per coronare il sogno basta trovare il tipo giusto, uno che lavora alla televisione, o nella moda, che la vede e la porta via, verso il successo che merita. Le serve solo un seno nuovo per assicurarsi l’incontro che le cambierà la vita. 

È questo il progetto che Barbie si racconta, e racconta a Maicol, il suo amico, che lavora insieme a lei, e vive ancora con papà e mamma, perché i soldi gli servono per comprarsi cose a rate, i vestiti e la macchina. Trascorrono le domeniche insieme a parlare di nulla, a farsi capelli e sopracciglia, per assomigliare, tutti e due, a quelli che ce l’hanno fatta, e hanno lasciato alle spalle case che rimbombano di tv, madri che ciabattano e stirano in vestaglia, una vita da serve, con mariti disillusi, che cercano sfogo proibito nelle darkroom, o sugli stradoni con chi capita.

nadia busato padania blues

Sognano tutti di scappare, anche i proprietari di Hair&Beauty, Ric e Gian, ex amanti con addosso la rabbia di un rapporto fatto di recriminazioni e frustrazioni, anche Teresa e Fausto, i genitori di Barbie, un matrimonio precipitato nel silenzio e nel tradimento, anche la signora ucraina che coglie l’occasione della vita per tornare a casa sua: sono tutti vittime di una provincia che offre speranze di cartapesta e nessun progetto reale. 

È una realtà dove il corpo di una donna, per una bambolina sentimentale di provincia come Barbie, è l’unico lasciapassare per un’alternativa, e dove l’emancipazione passa da lì, concedere tutto a qualcuno, procurarsi una relazione che traghetti altrove, nella Milano delle riviste e delle sfilate, così vicina, a pochi chilometri. Ma Milano concede il suo cuore solo a chi ce la fa.

La beffa più grande, a Ogno come altrove, è pensare che tutto sia a portata di mano, e che la felicità sia accessibile, come un paio di scarpe scontate, l’affare della vita.

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Nadia Busato in una foto di Ilaria Vidaletti

“Svegliati bambina mia, guardati intorno: è tutto un outlet, il lusso non è più solo per i ricchi, anche noi che siamo favolosi ma un po’ pezzenti possiamo avere quello che vogliamo e sembrare ancora più favolosi fuori; questo è il mondo dove tutto è virtuale, anche i soldi veri non sono più quelli di carta”. 

E allora, per soddisfare la propria ambizione, il proprio bisogno di riscatto dalla mediocrità, tutto è lecito, anche il crimine, e si finisce per pianificare un incendio per i soldi dell’assicurazione, per un intervento estetico, per una macchina burina, per poter far finta di esistere, di negare la propria solitudine coltivata all’ombra delle soap. 

Padania Blues di Nadia Busato (SEM) è una favola nera di sogni sbagliati in un mondo retrogrado precipitato nel caos della crisi e delle promesse della politica. Lo spettro della povertà ha prodotto un ammasso di persone-non-persone, inaridite, private di qualsiasi valore di solidarietà e di identità. Il benessere del produttismo padano sventolato dalle visioni separatiste si è tradotto in una realtà di scarti, agglomerati di insignificanti paesucoli imbevuti di slogan; nemmeno i padani credono più alla chimera del nord Italia come il posto migliore in cui vivere, produrre, morire e scelgono di andarsene, traditi dal modello sociale sovranista. 

In una società che è capace solo di infondere la giustezza del desiderio all’infinito, creando un mondo di falsi bisogni e utopie televisive, quello che rimane sono solo apparenze, ipocrisie e violenze. 

“Solo la disperazione di chi cerca di essere felice è in grado di comporre un affresco opaco dell’umanità grigia di questo micromondo, che prega ancora rivolto al Pirellone senza riuscire mai davvero a fuggire da se stesso”. 

Dopo Non sarò mai la brava moglie di nessuno (Sem), Nadia Busato (nella foto di Ilaria Vidaletti, ndr) torna in libreria con una storia vera, che arriva direttamente dalle pagine di cronaca, facendone una ballata, con il ritmo di una tragedia che si arricchisce di momenti di commedia popolare, in cui i protagonisti sono eroi oscuri in un mondo che giace stagnante: vite inchiodate nella trappola bigotta di una provincia incapace di offrire progetti, piccola di testa e di cuore. 

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