“Il passaggio” di Pietro Grossi racconta il viaggio di un padre e di un figlio, in barca a vela, dalla Groenlandia al Canada, attraverso i ghiacci artici…

Il passaggio (Feltrinelli) di Pietro Grossi mette in scena il corpo a corpo fra un padre e un figlio, ambientato nella dimensione estrema della solitudine dei ghiacci artici.
Grossi, da un lato attinge alla sua esperienza personale, di chi in mare ci è cresciuto e conosce gli strumenti della navigazione, dall’altro si confronta con la tradizione letteraria, con i grandi narratori che nelle loro opere hanno affrontato il mare, come Conrad, Hemingway, Melville e Kipling.
pietro grossi il passaggio
Carlo, il protagonista del romanzo, capisce subito di cosa si tratta quando riceve la telefonata di suo padre. Un pensiero immediato, che non lascia dubbi. Ci siamo. E infatti basta quella telefonata per spezzare in un attimo, in un breve scambio di battute, la regolarità della sua vita londinese, il lavoro allo studio di architettura, le sere e i fine settimana allegri con la moglie Francesca e i gemellini. “Sapevo che prima o poi il momento sarebbe arrivato, il tempo in cui avrei dovuto fare i conti con l’essere un uomo, con l’essere un padre, con la distaccata consapevolezza di trattare chi mi aveva messo al mondo per ciò che era. Il tempo in cui si dà un nome alle cose, in cui collocare nel posto giusto le intemperanze, gli imbarazzi, le frustrazioni, le distanze, la rabbia, il biasimo, il disprezzo. Il tempo di dare un’identità al mio addio, alla mia incapacità di ripercorrere la distanza che ci separava e che lo aveva spinto fino ai confini del mondo.”
into the wild
Il padre – un padre debordante e iroso, intemperante e pieno di genio, da cui Carlo ormai da anni si tiene a distanza di sicurezza – lo chiama da Upernavik, Groenlandia, per chiedergli di aiutarlo a portare una barca, il Katrina, da lì fino in Canada. Il passaggio del titolo è il passaggio a Nord-ovest, ed è su quelle acque pericolose e fra quei ghiacci, fra quelle solitudini e gli sporadici incontri con gli Inuit delle coste, che ha luogo il confronto fra un padre e un figlio. Perché il passaggio, non è solo una rotta geografica, è soprattutto il superamento di un confine, un avvicinamento ai propri mostri, un attraversamento conradiano.

“Ciò che mi interessa – ha dichiarato Pietro Grossi a Repubblica – è indagare le zone limite dove non c’è né spazio né tempo. Perché là davvero viene fuori la vera essenza dell’uomo, i suoi abissi e le sue esplosioni, i suoi animali interiori. Ciò che è surreale, nel mondo, in fondo è proprio l’uomo.”

Ilaria-Gaspari

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