Può la letteratura, a distanza di anni, redimere le sofferenze vissute da chi ci ha preceduto? E a quale prezzo? Stefano Biolchini è in libreria con il romanzo “Virginia nel cassetto”

Stefano Biolchini, di origine cagliaritana, vive Milano dove lavora come giornalista a Il Sole 24 Ore (sulla Domenica scrive di narrativa contemporanea). Ha ideato e curato fin dal 2005 le pagine culturali online del sito del Sole e ha pubblicato in Francia il saggio sulla poesia francese Le Paris des poètes maudits (e in Italia Parigi e i Poeti maledetti). Dopo aver scritto racconti per riviste, arriva in libreria con il romanzo Virginia nel cassetto (Caffèorchidea edizioni).

Virginia nel cassetto

Ci sono storie nascoste, maledette. La famiglia Corsini – nobili e fieri proprietari terrieri sardi – per anni è riuscita a nasconderne una. Ma alla morte del padre, Andrea comincia un percorso di ricerca che parte da Parigi, in un piccolo appartamento di famiglia, e tra lettere, foto e racconti arriva fino a Virginia e alla sue peripezie; di queste inizia a scriverne un romanzo.

In una Sardegna antica, fra strade di paesi labirintiche, sguardi pesanti e voci di piazza, la storia di Virginia apre uno squarcio sul mondo sardo durante il ventennio fascista, indaga l’orgoglio di una famiglia, la cupidigia dei possedimenti, gli scontri generazionali. E scopre il velo su una storia di coraggio e ribellione, l’epopea di una Nora post-ibseniana alla ricerca della propria redenzione. Tra le pagine di questo romanzo, nel disvelamento di una questione privata, eppure universale, due domande sorreggono il gioco del racconto: può la letteratura, a distanza di anni, redimere le sofferenze vissute da chi ci ha preceduto? E a quale prezzo?

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