“Il bello dell’età – Manifesto contro l’ageismo” di Ashton Applewhite affronta gli stereotipi legati all’invecchiamento, soprattutto connessi al rapporto tra sessualità e vecchiaia – Su ilLibraio.it un capitolo

La vecchiaia non va guardata con disgusto, insegna Ashton Applewhite nel suo saggio Il bello dell’età – Manifesto contro l’ageismo, Corbaccio, un saggio che affronta diversi stereotipi legati all’invecchiamento, per dimostrare che non c’è nulla di male ad avere e dimostrare la propria età; e questo non significa che la vita sia finita.

Uno degli stereotipi più importanti affrontati nel libro è la ripugnanza che si incontra quando si parla della vita sessuale delle persone anziane; l’autrice difende il loro diritto ad avere una vita sessuale, ma non solo: anche a non vergognarsi di esprimere la propria sessualità.

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La scrittrice e giornalista, collaboratrice del New York Times, è un’esperta di ageismoquella forma di discriminazione che colpisce le persone in base alla loro età; nello specifico, il rifiuto di pensare agli anziani in relazione a una vita intima attiva sarebbe una forma di ageismo, che discrimina per età le persone che possono permettersi di esprimere il desiderio fisico da quelle che lo devono reprimere.

Il saggio spiega che la sessualità non ha età, perché l’invecchiare del corpo non ne spegne i desideri, ma non solo: è anche giusto e naturale manifestare questi impulsi al pari di una persona più giovane. L’errore sta dalla parte di chi giudica e, a pensarci bene, l’idea di una persona che riesca a mantenere viva una vita sessuale sana e attiva fino al suo ultimo respiro ha una certa bellezza.

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Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo un capitolo del libro:

SENZA DATA DI SCADENZA: SESSO E INTIMITÀ

In nessun ambito l’ageismo è più sessista e feroce che nell’ambito della sessualità. Molti americani pensano che i più vecchi non siano sessualmente attivi, non siano interessati al sesso, non siano fisicamente capaci di farlo e, comunque, non siano abbastanza attraenti da trovare qualcuno con cui farlo. Da qui, lo stereotipo dell’anziano casto.

L’omofobia rende la popolazione LGBT più vecchia persino meno visibile. Il moralismo ha aiutato a rendere tabù questo argomento. Come risultato, la sessualità dei più vecchi è sottostimata, ignorata e minimizzata. Le conseguenze per la salute, la felicità, l’autoimmagine sono di vasta portata.

COME SI GESTISCE IL FATTORE «BLEAH»?

Anziani rugosi che fanno sesso? Bleah! Perché la sola idea evoca qualcosa vicino al disgusto in così tanti? Il sesso ci fa sentire più vivi di qualsiasi altra cosa e la prospettiva di godere dei piaceri carnali fino alla fine ci dovrebbe allietare, non disgustare. I nostri corpi cambiano nel corso della vita, in modi evidenti e bellissimi, specialmente se siamo femmine e, di solito, segnano il passaggio del tempo in modo meno marcato dei nostri volti. La differenza fra i quaranta e i cinquantacinque anni, per esempio, o i settanta e gli ottantacinque non dovrebbe essere più sconvolgente di quello che accade fra i dieci e i venticinque. Invece noi interiorizziamo infiniti messaggi secondo i quali i corpi più vecchi, quello delle donne in particolare, sono indesiderabili, brutti e persino ripugnanti.

Se le persone si sentissero a loro agio con il «sesso senior» sembrerebbe trasgressivo. Sconvolgerebbe l’idea comune, rinforzata da intere industrie e milioni di pubblicità, che il sesso è il dominio della carne soda e la performance è misurata in termini di durata dell’erezione e in numero di orgasmi. L’attivista per i diritti dei disabili, Simi Linton, è diventata adulta quando l’educazione sessuale e i servizi sanitari connessi alla riproduzione per persone con disabilità non esistevano ancora e non se ne vedeva neppure il bisogno. Ora è educatrice sessuale e incoraggia a sperimentare il sesso orale, o con il naso, o con le dita dei piedi, o con qualsiasi altra cosa a portata di mano, «usando la disabilità come un’opportunità per pensare a nuovi modi di fare sesso e a cosa sia importante per loro» ha scritto nella sua autobiografia My Body Politic. La Linton e i suoi colleghi si divertono a innervosire gli altri parlando casualmente delle robuste vite sessuali dei disabili, capendo come sia radicale legare disabilità e sesso per lanciare una sfida alle norme culturali intorno al piacere, al desiderio e all’abilità sessuale.

È arrivato il tempo di unire anche l’et`a a una robusta attività sessuale, di capire che il diritto all’intimità, in tutte le sue forme, dura tutta la vita, e di cercare da dove originino queste norme repressive.

Barbara MacDonald e la sua compagna Cynthia Rich hanno scritto a quattro mani Look Me in The Eye, Old Woman, una determinante raccolta di saggi sull’incrocio fra sessismo e ageismo. La Rich dice che la repulsione fisica non è altro che uno strumento di oppressione: «La sorgente principale del disgusto per il corpo delle anziane dovrebbe essere perfettamente familiare» scrive. È molto simile al disgusto che provano gli antisemiti nei confronti degli ebrei, gli omofobi nei confronti delle lesbiche e degli omosessuali, i razzisti nei confronti dei neri, è l’oppressione fisica dell’oppressore nei confronti dell’oppresso». Senza motivo e basata sulla paura, la repulsione fisica opera un «controllo istantaneo ogni volta che la ragione o la semplice correttezza iniziano a condurci su sentieri più liberali». «Sciocchezze marxiste » sbuffò il mio ospite, Patrick. «Riguarda la bellezza. Non c’è niente di più sensualmente bello di una ragazza di diciotto anni.» Questo dopo aver sbandierato una lunga e appassionata storia d’amore con una donna più grande di lui di decenni e come fosse adorabile il suo corpo. Questa non sarebbe stata una storia che valeva la pena raccontare, ho rimarcato, se non si opponesse alla pin-up ideale del playboy.

La chimica sessuale è un vero quanto meraviglioso arbitrio, e non c’è bisogno di scusarsi per la sua presenza o la sua assenza. Non c’è un diritto a essere desiderati. Ma, come osserva la Rich, tutte le persone ai margini hanno sentito che è «naturale», per gli altri, sentirsi fisicamente disturbati da loro. Questa repulsione connette tutti gli «ismi». L’ageismo ha anche un’espressione leziosa per indicarla: il fattore bleah. Comportamenti «innaturali » minacciano le strutture politiche e sociali che mantengono le relazioni di potere. Non molto tempo fa, per esempio, era considerato innaturale per le donne lavorare fuori casa e per bianchi e neri essere amici, figuriamoci sposarsi fra loro. Quando vediamo che una persona più vecchia è bella, questo mina la mercificazione della cultura della giovinezza.

Siamo circondati da cartelloni, film, programmi televisivi e riviste di moda che feticizzano i giovanissimi. Ma gli esempi di persone più vecchie, non parliamo di quelle sessualmente attive, sono rari. Solo il 27 per cento dei ruoli femminili nel primetime va a donne over 40, che di solito ricoprono il ruolo di vittime: tradite, abbandonate e abusate,3 anche se si tratta di personaggi cruciali in serie televisive come Olive Kitteridge (trasmesso in Italia su Sky Cinema 1), Transparent (su Sky Atlantic) e Grace and Frankie (su Netflix), potrebbero cambiare la rotta. Quando si tratta di film, secondo uno studio del 2013 della University of Southern California, meno di un quarto delle parti con dialoghi è per donne fra i quaranta e i sessantaquattro anni (molto meno delle parti con dialoghi per uomini della stessa età), e gli over 65 appaiono nei film molto meno dei bambini.

C’è un termine per queste omissioni: annientamento simbolico, definito in Wikipedia come «l’assenza di rappresentazione, o una sotto-rappresentazione, di alcuni gruppi di persone nei media… che le scienze sociali dicono voluto per mantenere una ineguaglianza sociale».

Il marketing e i mass media influenzano grandemente la cultura popolare e il modo in cui ci vediamo. L’assenza riflette la distribuzione di potere nella società. Sminuire la presenza fisica e sessuale dei più vecchi rende facile ignorare le loro idee e il loro benessere.

DERISIONE O CONDISCENDENZA: NON È ESATTAMENTE  UNA  SCELTA

A qualsiasi età, gli adulti hanno il diritto di cercare sesso con altri adulti consenzienti senza censure. Ma non lo sapreste  dal modo in cui i media, e quasi tutti gli altri, affrontano l’argomento. Discutendo la versione cinematografica di Cinquanta sfumature di grigio, un ospite della National Public Radio ha fatto la seguente battuta: «Potreste scoprire che vostra nonna ha bisogno di una parola di sicurezza» (una parola convenzionale che si usa nel bondage e nella dominazione per terminare l’attività), come se la possibilità fosse comicamente remota. O considerate i discorsi intorno alle cougar, donne a cui piacciono gli uomini più giovani. Ecco una deliziosa descrizione da Urban Dictionary, un dizionario di espressioni gergali sviluppato dagli utenti: « La cougar può essere chiunque sia stata eccessivamente alterata chirurgicamente o una vecchia pazza triste e gonfia o una milf davvero sexy». Altre definizioni testimoniano il vantaggio di avere una partner più vecchia e di esperienza, indipendenza e organizzazione. Non c’è nulla di sbagliato nell’essere una donna  sicura  di  sè,  nella  sua  maturità  sessuale,  che  preferisce partner più giovani e che fa l’amore invece di bambini, fino a quando lo pretendiamo, ma il controllo è intenso e lontano dall’essere neutrale. Nessuno ha prestato alcuna attenzione alla vita sessuale di Demi Moore, fino a quando non passò da Bruce Willis a Ashton Kutcher.

Gli uomini ricevono lo stesso trattamento, come nella recensione del New York Times del concerto del  12  dicembre 2012 a favore delle vittime dell’uragano Sandy, titolata con irriverenza: La musica non ha età, ma invece i rockettari… Il re- censore Alex Williams derise i musicisti del cast stellare, descrivendo il loro «evidente invecchiamento» come «tragico» e rimproverandoli per non «tenere addosso gli indumenti» in pubblico. «È come venire a sapere che i vostri nonni fanno ancora sesso: fantastico per loro, ma risparmiateci i dettagli» ha  concluso  rigido.  Sì, è esattamente  così.  Questi musicisti sono in gran forma, fanno bene, e si divertono. Se non puoi gestirlo, stai a casa.

Quando il «sesso senior» conquista i titoli, se ne parla con toni fra la condiscendenza e la vera e propria cattiveria. Turpe società di  vecchiacci  in  riunione era  il titolo  di  un articolo  sul New York Post sull’arresto del banchiere egiziano Mahmoud Abdel Salam Omar, con l’accusa di molestie sessuali nel giugno del 2011, che insinuava come Omar avesse avuto un incontro con Dominique Strauss-Kahn, accusato come lui di aver violentato una cameriera d’albergo, mentre aspettavano il processo. Omar e Strauss-Kahn meritavano di essere puniti per essere dei maiali violenti, non per aver superato i sessant’anni,  ma il taglio dei media suggeriva qualcos’altro.

La  paura  della  sessualità degli  anziani  è profonda,  e un comportamento che è tollerato, persino encomiato, tra i giovani provoca invettive dall’altra parte dello spettro. Agli  uomini anziani viene incollata l’etichetta di «vecchi schifosi» perchè hanno comportamenti perfettamente normali, come guardare porno o ammirare persone sexy. È un  insulto doloroso, in quanto quasi impossibile da confutare. Le persone sono schifose perchè sono schifose, non perchè hanno superato una certa età. Questo doppio standard può proteggere, desessualizzando gli uomini più vecchi, ma non implica un miglioramento.

Una vicenda che riguardava un uomo sugli ottanta, nella corsia dei cereali di un supermercato a Indianapolis, intitolata Cliente anziano blocca una donna a Southeastside, cercando di baciarla  e  palpeggiarla  provocò un dibattito su Facebook, se dovesse essere preso a sberle o applaudito. Un’amica femminista sui quaranta intervenne: «Entrambe le cose. Sì, questo comportamento è inaccettabile, ma sono contenta che la sua libido sia ancora viva». Che cosa avrebbe detto se il tipo avesse avuto la sua età? L’età non è una scusa per un cattivo comportamento e la condiscendenza è castrante.

La condiscendenza caratterizza, inoltre, molte delle risposte critiche al recente libro dell’autrice di best seller Iris Krasnow, Sex After, che riguarda la vita sessuale delle donne dopo la gravidanza, il divorzio, l’infedelt`a, il cancro al seno, il coming out e la menopausa. Quest’ultima categoria è quella che ha attirato maggiormente l’attenzione, i recensori erano dubbiosi fosse vero che le donne nei loro settanta e ottant’anni potessero avere il miglior sesso della propria vita.

La Krasnow ha spianato loro la strada titolando il capitolo: Le frivole Golden Girls? BuzzFeed pubblicò l’estratto di un’intervista con un’ottantottenne, che non era uscita con nessuno dopo che il marito, con il quale aveva trascorso sessant’anni, era morto, ma si masturbava frequentemente, un promemoria salutare per mantenere il motore in funzione. Davvero il sommario del titolo aveva bisogno di descrivere questo gruppo di donne come signore anziane? Sul suo sito Jezebel, l’autrice femminista – e attivista per i diritti degli obesi – Lindy West avrebbe parlato degli aneddoti su fellatio e lubrificazione tra trentenni come «adorabili»? Il titolo di Jezebel – Settanttenni che dicono di fare sesso meglio di voi – presume che nessuna delle sue lettrici possa avere quell’età, rivelando un senso di sorellanza limitato dalla data di nascita. I dati sulla vita sessuale delle donne di ottanta e novant’anni sono pieni di aneddoti, ma i ricercatori non la studiano perché in genere si pensa che quelle vite sessuali non esistano.

(Continua in libreria…)

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