Il biblista Alberto Maggi su ilLibraio.it racconta come si è arrivati alla proliferazione dei “santi protettori”, che pian piano “invase ogni aspetto della vita dei credenti, eclissando l’azione dello Spirito santo”. “Se solo si dà uno sguardo alla mappa dei santi protettori si dovrebbe vivere nell’eden, un paradiso senza problemi. Persino le Forze armate hanno il loro protettore, ma non uno per tutti, bensì uno per ogni settore…”

La Chiesa dei primi secoli si era illusa di poter cristianizzare miti e riti pagani radicati nelle popolazioni che venivano costrette ad abbracciare la nuova fede imposta come religione di stato.

In realtà furono i pagani ad avere la meglio su una Chiesa che da comunità dinamica animata dallo Spirito si era trasformata sempre più in rigida istituzione regolata dalla legge. Se esteriormente essa appariva forte, solida, costruita sulla roccia, in realtà al suo interno era piena di incrinature.

Più l’istituzione si allontanava dalla buona notizia di Gesù per diventare un organismo di potere, più le crepe si allargavano indebolendone il messaggio.

Se Gesù aveva detto “il vostro parlare sia sì sì e no no” (Mt 5,37), invitando a scelte radicali anche se dolorose, si arrivò ben presto alla più comoda e facile diplomazia del compromesso: ci si accontentò del “vediamo che cosa si può fare”, per non scontentare nessuno, specialmente i potenti. Gesù aveva detto chiaramente che bisognava mettere il “vino nuovo in otri nuovi” (Mt 9,17), ma gli otri vecchi davano più sicurezza, quindi si cercò di inserire la novità della buona notizia dentro schemi consolidati ma ormai usurati, con gli effetti negativi che non tardarono a farsi vedere. Si perse il vino nuovo e rimase l’otre vecchio. L’importante era che la gente non si accorgesse che era vuoto.

La Chiesa diventò un simulacro dentro il quale c’era spazio per tutto, in un crogiuolo di superstizioni, miti pagani, favole. Anche se si cercò di “battezzarle” per spacciarle come cristiane, tali credenze avevano poco o nulla che richiamasse, anche lontanamente, il messaggio di Gesù.

In questa Chiesa che si trasformava e andava assomigliando sempre di più all’istituzione imperiale rivendicandone gli stessi privilegi, onori e benefici, la buona notizia di Gesù era sempre più difficile da annunciare. Sicché le popolazioni pagane, battezzate ma non evangelizzate, non conoscendo l’azione del Padre nella loro vita attraverso la presenza del suo Spirito in mezzo a loro (Gv 14,16), cercarono figure più vicine, più sicure, più tangibili, nelle quali poter confidare e sotto la cui protezione poter trovare rifugio.

Alla ricerca di efficaci parafulmini che li riparassero dalle avversità della vita, gli ex pagani credettero di trovarli nelle figure a loro più prossime, esseri umani divinizzati con poteri speciali e straordinari: i “santi protettori”. Le gerarchie ecclesiastiche non solo avallarono questa deriva dal vangelo, ma addirittura la incoraggiarono, pensando così di sottomettere e controllare i credenti, mentre in realtà ne venivano sottomesse e travolte esse stesse. La proliferazione di questi santi protettori, infatti, invase ogni aspetto della vita dei credenti eclissando l’azione dello Spirito santo.

Se solo si dà uno sguardo alla mappa dei santi protettori si dovrebbe vivere nell’eden, un paradiso senza problemi. Persino le Forze armate hanno il loro protettore, ma non uno per tutti, bensì uno per ogni settore.

Solo per citarne alcuni: la Fanteria ha come protettore San Martino di Tours, la Cavalleria San Giorgio martire, mentre l’Arma delle Trasmissioni e quella dei Paracadutisti hanno addirittura un Arcangelo per uno, San Gabriele e San Michele. Questo è nulla in confronto ai Bersaglieri, i quali hanno nientemeno che la Beata Vergine Maria del Cammino, e all’Aviazione, protetta dalla Madonna di Loreto, esperta in trasvolate. Ugualmente non c’è grande città o piccolo paese che non abbia il suo santo protettore, uno scudo contro catastrofi come il terremoto (Sant’Emidio) e le alluvioni (San Giovanni Nepomuceno), mentre per gli incendi c’è Santa Barbara, per questo patrona dei Vigili del Fuoco.

Per la piaga della siccità, che in un mondo prevalentemente agricolo era una sciagura, c’è un buon numero di santi da invocare, da San Lucio di Cavargna (che protegge anche dalle alluvioni) a Sant’Eulalia di Barcellona, da San Francisco Solano a Santa Angadrisma, da San Francesco Antonio Fasani a San Chiaffredo. Ancora oggi buona parte del clero non esita a organizzare processioni con la statua della Madonna o di qualche santo patrono per impetrare la pioggia, come se dipendesse da Dio concederla o meno e non bastasse dare un’occhiata al meteo: se c’è l’alta pressione si possono organizzare tutte le processioni possibili, invocare tutti i santi e le madonne con tutto il fervore immaginabile, ma di acqua non ne cadrà nemmeno una goccia.

Nonostante il grande progresso, in questi ultimi secoli, in campo sanitario e farmaceutico, c’è ancora chi ricorre ai santi per un rimedio ai suoi malanni. Non c’è organo del corpo o disturbo fisico che non abbia il suo santo protettore. Per le malattie o i semplici malesseri la scelta è ampia: si va da Sant’Apollonia che protegge dal mal di denti a San Firmino per i reumatismi, mentre per la vista la più popolare è indubbiamente Santa Lucia. Chi soffre di intestino si affida a Sant’Erasmo di Formia e chi patisce per le emorroidi non è lasciato senza protezione: basta che invochi San Fiacrio. Se per la dissenteria si può implorare San Guido di Anderlecht, agli stitici pensa San Pellegrino da Milano. Hanno un santo protettore persino i depressi, anzi, essendo questi in crescita, ne hanno un buon numero, cominciando nientemeno che da un Arcangelo, San Raffaele, seguito da Santa Filomena e Santa Margherita di Cortona, da San Louis Martin (padre di Santa Teresa di Lisieux) e dalla leggendaria Santa Dinfna. Siccome nessuno può essere lasciato fuori, la Chiesa non ha voluto fare un torto ai ladri e ai briganti, che hanno ben tre santi dalla loro parte (e forse per questo prosperano): San Disma (il “buon ladrone” crocifisso con Gesù, Lc 23,39-43), San Teodoro di Amasea e San Nicolò. Anche le prostitute, ma solo se pentite, hanno una santa protettrice, Maria Egiziaca, mentre le nubili per trovare marito possono invocare il Patrono delle zitelle, san Pasquale Baylon, con questa orazione: “San Pasquale Baylonne, protettore delle donne, fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito, come te, tale quale, o glorioso san Pasquale!”. Perfino gli omosessuali hanno i loro patroni, i santi Sergio e Bacco, che prima di subire il martirio furono costretti a vestirsi da donna per sottolineare la loro relazione amorosa. A questi si è aggiunto di recente, anche se non ufficializzato dalla Chiesa, San Sebastiano martire, diventato così popolare da oscurare la fama degli altri due. E c’è chi continua a dire che non si sa più a che santo votarsi!

L’AUTORE – Alberto Maggi (nella foto di Basso Cannarsa, ndr), frate dell’Ordine dei Servi di Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di Roma e all’École Biblique et Archéologique française di Gerusalemme.

Biblista e assiduo collaboratore de ilLibraio.it, è una delle voci della Chiesa più ascoltate da credenti e non credenti. Fondatore del Centro Studi Biblici «G. Vannucci» a Montefano (MC), cura la divulgazione delle sacre scritture interpretandole sempre al servizio della giustizia, mai del potere. Con Garzanti ha pubblicato Chi non muore si rivede, Nostra signora degli ereticiL’ultima beatitudine – La morte come pienezza di vita, Di questi tempi, Due in condotta, La verità ci rende liberi (una conversazione con il vaticanista di Repubblica Paolo Rodari) e Botte e risposte – Come reagire quando la vita ci interroga.

Il suo ultimo libro, sempre edito da Garzanti, è dedicato alla figura di Bernadette.

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