Paolo Alliata, ordinato prete nel 2000, esplora sentieri narrativi per raccontare il mondo biblico ai piccoli. Scrive testi teatrali, anche di taglio umoristico, per parlare di Antico e Nuovo Testamento. E ora arriva in libreria con “Dove Dio respira di nascosto – Tra le pagine dei grandi classici”, testo in cui evangelisti e profeti dialogano con poeti e scrittori. Per l’occasione, racconta su ilLibraio.it il suo approccio

DOVE DIO RESPIRA DI NASCOSTO

Dio respira di nascosto anche dove non si parla di Lui. Che se ne parli oppure no, è del tutto secondario. Ma dove c’è vita, esistenza, curiosità e passione per il futuro, coraggio e pace del cuore, Dio sta respirando.

Non è che l’abbia sempre pensata così. Sono cresciuto con qualche rigidezza interiore. Quando ero più giovane sentivo importante marcare i confini, tener distinto quel che è religioso da quel che non lo è abbastanza. Nel fango del mondo, individuare e riscattare dalla lordura le pepite che vi si nascondevano.

E poi Dio ha fatto un passo, venendomi incontro dal fondo delle cose. Il mio modo di star dentro allo sguardo di Dio ha cominciato a cambiare. Scoprivo che il mondo è tanto più grande dei nostri schemi mentali. Gli schemi mentali sono necessari per stare al mondo, ma non ci sta dentro tutto il mondo. La divisione troppo netta tra “dove Dio respira” e “dove Dio non respira” si è sbriciolata. E ho cominciato ad affrontare l’entusiasmante avventura di guardare con sguardo di simpatia tutto quel che mi sta attorno, e ad esplorare nuovi sentieri. Soprattutto attraverso la letteratura e il cinema.

Siccome il Mistero della vita è grande e profondo, sempre inconcepibilmente più al-di-là della mia possibilità di accoglierlo appieno, di goderne tutta la bellezza, la bontà e la serietà, allora sono curioso. Mi piace ascoltare tante voci. Mi ritrovo in quello che scriveva C.S. Lewis: “Noi cerchiamo un ampliamento del nostro essere […] Vogliamo vedere anche con occhi diversi dai nostri, immaginare con immaginazioni diverse dalle nostre, sentire con cuori diversi dai nostri. Non ci accontentiamo di essere monadi leibniziane. Chiediamo delle finestre: la letteratura come logos è una serie di finestre, o addirittura di porte”.

Siccome Dio respira dappertutto, ed ogni azione consapevole gli fa spazio perché possa fiorire in modi sorprendenti, passeggio con curiosità nei boschi della letteratura. Sono un cercatore del Respiro, un mendicante di Sussurri. Dove un uomo o una donna mettono mano al mistero di vivere e lo esprimono attraverso parole, immagini e racconti, mi avvicino in punta di piedi e chiedo il permesso di respirare anch’io.

La Bibbia me l’hanno raccontata fin da piccolo. Poi il Libro della Giungla e i fratelli Grimm. Poi l’adolescenza, con i romanzi che mia madre mi metteva tra le mani, e poi l’esplosione della mia passione per la storia antica. Avrei voluto addentrarmi nei miti dell’Antico Vicino Oriente: esplorare l’epopea di Gilgamesh, camminare sotto i cieli dell’Enuma Elish… ma c’era prima da far mio il greco, che non avevo studiato al Liceo. La laurea in Lettere Classiche è arrivata quando ero già in Seminario, un intreccio appassionante di studi in campi diversi.

Leggere mi ha spinto a raccontare. Mi piace tanto raccontare, soprattutto ai piccoli: è un atto d’amore e di stima nei confronti degli adulti di domani. Un modo per coltivare il mondo, e per star radicato io stesso, oggi, nel buono della storia. E allora ho cominciato a mettere in scena, a teatro, alcuni dei racconti biblici: scrivevo il copione, salivo sul palco, chiedevo aiuto a professionisti del racconto e della regia. Ho imparato tanto, è stato un percorso di cui son tanto grato.

Oggi il mio modo di raccontare si è orientato un po’ di più a giovani e adulti. Amando passeggiare nelle pagine della letteratura, mi appassiono a intrecciare germogli biblici e non. Il respiro da cui emergono è sempre quello del Mistero, non c’è estraneità possibile tra Tolkien, Buzzati e l’evangelista Luca.

E allora, quando racconto del rabbino di Galilea e dei suoi discepoli, sorgono ad affiancarmi Victor Hugo, Dostoevskij e Pavese… I grandi maestri mi prestano immagini per raccontare il mistero dell’uomo, il fremito profondo delle cose, il respiro nascosto dell’Amore. Anche quelli che non credono all’Amore, che non parlano con Dio, che non scrivono di lui. Calvino racconta di Medardo di Terralba, il visconte dimezzato, e nella nostalgia di integrità di chi si sente spezzato dentro, sento il Respiro di Colui che dice: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Vangelo di Matteo 11,28).

È un’operazione improvvida? È far violenza a Calvino, che certo non pensava al rabbino di Nazareth? Sono sicuro di no. Se è vero che un’opera d’arte è come un figlio che metti al mondo, che poi comincia a camminar con le sue gambe, io mi affianco a Medardo di Terralba e cammino con lui, in ascolto del suo desiderio di unità profonda… e per me quell’unità ha il nome di Gesù di Nazareth. A quel che vive, io presto ascolto, e lo comprendo a partir da me stesso. Nessuno di noi fa diversamente: e se ci ascoltiamo con sincerità e ci raccontiamo di quel che abbiamo in cuore, un frutto di benedizione ci maturerà tra le mani.

IL LIBRO DOVE DIO RESPIRA DI NASCOSTO (Ponte Alle Grazie) – Siamo al mondo per respirare. Per fare gesti ampi, per riempire lo sguardo di futuro. Per rispondere alla chiamata della libertà, che ci invita a uscire dalle trincee e camminare a testa alta, a levare pesi e sciogliere nodi, ad attingere alla sorgente sepolta dentro di noi e farla fiorire. Di questo parla il Mistero cristiano in un linguaggio non sempre immediato ai nostri giorni. Eppure la Parola di Dio respira in ogni angolo della Terra, nella cultura popolare e in quella alta, nei film da cineteca e in quelli d’animazione, nei miti classici e nella letteratura di ogni tempo, nel nostro immaginario sempre in divenire. È lì che don Paolo Alliata, un sacerdote innamorato delle parole che nutrono, insegue questo respiro, così umano, così divino. E lo trova in Rilke come in Buzzati, in Oscar Wilde come in Ridley Scott, in Calvino e in Karen Blixen, in Darwin, Primo Levi, Gianni Rodari… Lungo il suo cammino, evangelisti e profeti dialogano con poeti e scrittori, Gesù va a braccetto con Babette, Lazzaro esce dal sepolcro come i Croods escono dalla loro caverna, van Gogh incontra la Samaritana ai bordi del pozzo, e insieme vincono la solitudine. Perché la vita, nei suoi lati di sole e in quelli di ombra, nel suo imprevedibile, imponderabile mistero, chiede di essere vissuta fino in fondo. E celebrata, in ogni suo respiro.

L’AUTORE  – Paolo Alliata nasce a Milano nel 1971. Si laurea in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Milano, con una tesi su Simeone, il primo stilita della storia cristiana. Ordinato prete nel 2000, esplora sentieri narrativi per raccontare ai piccoli il mondo biblico. Scrive testi teatrali, anche di taglio umoristico, per raccontare Antico e Nuovo Testamento (quattro dei copioni sono pubblicati in E Dio disse: «Su il sipario!», ed. Centro Ambrosiano). Un testo teatrale diventa racconto illustrato da Carla Manea (Io a Gesù bambino non ci credo mica!, Valentina Edizioni – Centro Ambrosiano). I racconti teatrali sono una via che percorre spesso, scrivendoli e interpretandoli, grazie alla collaborazione di due attori di professione, Alessandro Castellucci e Patricia Conti. Coinvolge ragazzi, giovani e adulti nella stessa passione, attivando gruppi di teatro per le varie fasce di età. Percorre anche la via degli audio-racconti: accompagna i piccoli dentro le vicende di re Davide e del racconto di Natale. Collabora con l’Ufficio Catechesi della Diocesi di Milano scrivendo e realizzando, con Alessandro Castellucci e Patricia Conti, audio-racconti sulle vicende bibliche.

 

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