“La poesia è quello che ho dentro, la performance è quello che emano e la musica è come mi suona la vita”. Gio Evan, poeta, artista, performer, viaggiatore, musicista, in libreria con “Capita a volte che ti penso” e protagonista al festival Mare di Libri, si racconta con ilLibraio.it: “Il social, se usato bene, può agevolare molto sia gli scrittori sia i lettori, l’importante è usarlo con cautela e non dimenticarsi che la poesia vera è fuori, a prendere aria…”

Gio Evan, poeta, performer e musicista, arriva in libreria con Capita a volte che ti penso sempre (Fabbri), una nuova raccolta di micropoesie da condividere online e non solo.

Classe ’88, ha viaggiato in Europa e Sud America, ha conosciuto sciamani e cercato la propria identità girando il mondo in bicicletta, e ora scrive poesie e spettacoli, oltre a dedicarsi alla musica. Da poco, infatti, è disponibile il suo nuovo singolo, Più in alto. Inoltre l’artista è impegnato con il tour del suo spettacolo, Capita che a volte ti penso sempre.

Gio Evan

Performer, poeta, musicista: come convivono queste diverse vocazioni? E a chi si ispira nel suo lavoro?
“Una vocazione aiuta l’altra, non è poi così difficile essere tutto. Ad esempio la poesia è quello che ho dentro, la performance è quello che emano e la musica è come mi suona la vita. Ogni cosa è collegata, tutto fa parte di un’unica trama”.

Quando si è avvicinato alla poesia?
“Da molto piccolo, l’unica cosa che mi veniva bene a scuola era scrivere i temi. Essendo un introverso di prima qualità, ogni volta che dovevo trasmettere i miei sentori su carta, mi veniva bene scriverlo, ho sempre avuto le idee molto chiare, non mi è stato difficile avvicinarmi al mondo della scrittura”.

Quali sono i poeti che più ha amato?
“Non leggo poesia, preferisco le biografie o i romanzi, ma da più giovane chi ha spianato la strada della mia consapevolezza sono stati Dante Alighieri, Pavese, Calvino, Pasolini, Rimbaud, Kerouac. Oggi la poesia la capto in altre forme di arte, sono un devoto di Fellini, di Lynch, di Marina Abramović”.

Quanto influisce viaggiare sulla sua creatività?
“Il viaggio è fondamentale per mettere ordine nella propria vita, per rompere le strutture solide che ci portiamo dentro e per entrare nella grande vastità, chi non viaggia non ha nulla raccontare. Per viaggio non intendo per forza prendere l’aereo e andarsene, viaggiare è anche un modo di vedere le cose, è una prospettiva”.

Oggi i social stanno effettivamente avvicinando i ragazzi alla poesia?
“La scrittura è tra le arti più ‘comode’ per essere diffusa sul web; anche chi non ama scrivere o chi non aveva mai provato a farlo prima, grazie ai social, si è avvicinato. Il social, se usato bene, può agevolare molto sia gli scrittori sia i lettori, l’importante è usarlo con cautela e non dimenticarsi che la poesia vera è fuori, a prendere aria”.

A proposito, come vede il futuro della poesia?
“Non lo so, come ho detto prima, non seguo la poesia, seguo la mia poesia, e la mia poesia sul palco sta avvicinando tante persone stupende e intelligenti. Spero di avere la forza per continuare a lungo e di instaurare un’amicizia con tutte queste persone profonde”.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Continuare a rendere più dense le mie ricerche, continuare a scrivere libri, a fare spettacoli, a fare musica. Nel frattempo, sto buttando un occhio nel mondo del cinema, vorrei fare un film”.

L’APPUNTAMENTO

Gio Evan sarà ospite del festival Mare di Libri di Rimini con la performance Capita che a volte ti penso sempre sabato 17 giugno alle ore 21.30 presso il Teatro Galli, Sala Ressi.

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